giovedì 16 maggio 2013

Recensione "Never Sky" di Veronica Rossi


Editore Sonzogno
Pagine 352
Euro 17,00
TRAMA:
Lo chiamano Never Sky, è un cielo violento, pervaso dall’Etere, sostanza che causa tempeste continue, morte, distruzione.
La vita sicura è possibile solo dentro l’enclave Reverie, un mondo barricato, una biosfera rarefatta e ipertecnologica dove ogni pericolo, persino malattie e invecchiamento, sembrano appartenere a un lontano passato. Fuori invece, dove domina l’Etere, non è dato avventurarsi, nessun abitante di Reverie oserebbe mai, perché la Fucina della Morte è una terra brutale e desolata, infestata da individui assetati di sangue.
La bella e giovane Aria vive a Reverie, è lì che lei e i suoi amici possono scegliere, istante dopo istante, di abitare infiniti mondi virtuali, dove provare emozioni e sensazioni di ogni tipo, come in un interminabile videogioco. Anche lei, al pari di tutti, teme l’ignoto che si trova oltre il confine del proprio eden. E quando verrà ingiustamente cacciata dalla sua società di eletti, si ritroverà sola e disperata nella Fucina della Morte, sotto un cielo feroce, in un incubo senza fine.
È come essersi risvegliata all’improvviso in un corpo che non riconosce, in balìa di un mondo popolato dai discendenti reietti dell’umanità che, dopo la Grande Catastrofe, non hanno trovato rifugio a Reverie. Solo quando il suo sguardo incrocia quello selvaggio di Perry, un giovane Outsider ribelle, Aria comincia a intuire che quel mondo forse contiene la vita che non ha mai vissuto, le sensazioni che le erano negate nel luogo asettico in cui era cresciuta. Ma anche la morte vera la minaccia da ogni dove. Presto lei e Perry, opposti in ogni cosa, scopriranno di custodire l’uno la chiave per la redenzione dell’altro. E per intraprendere la lunga e avventurosa strada che conduce a unire i destini di Reverie e della Fucina della Morte, fondendo l’ideale con il reale.
VOTO:

Oggi mi ero ritagliata un’oretta di tempo da dedicare a uno dei due romanzi che sto leggendo e ho dovuto rinunciarci perché la mia testa continuava a correre a Never Sky, togliendo concentrazione alla lettura! Così mi sono rassegnata a iniziare la recensione, vista la mole di pensieri che mi invadeva il cervello. I casi sono due:  finirò con lo scrivere o una recensione infinita o una caotica in cui butto tutto ciò che mi viene in mente… vediamo cosa ne viene fuori.
Ma quant'è bello Never Sky? Era da un po’ che avevo questo titolo in attesa di essere letto ed è solo grazie alla GDL di Denise di Reading is Beliving che ho avuto finalmente l'opportunità di leggerlo. Vorrei non aver aspettato così tanto perché è veramente un romanzo che merita!
Il distopico è uno dei miei generi preferiti e questo libro si classifica in cima alla lista dei migliori sia per la storia originale, coinvolgente e complessa al punto giusto, sia per il mondo a cui è riuscita a dar vita Veronica Rossi. Quest'autrice ha delle straordinarie capacità d'immaginazione e soprattutto di rappresentare a parole la propria fantasia. Il mondo di Never Sky è, come in ogni distopico che si rispetti, un mondo in cui l'uomo è stato costretto a cercare un metodo per sopravvivere ad una natura che gli è diventata ostile. In questo caso il nemico peggiore della vita è l’Etere, capace di incenerire qualsiasi cosa o persona si ritrovi coinvolta in una tempesta. Proprio per questo motivo gli uomini sono stati costretti a rinchiudersi in Biosfere protette, che sono città sigillate, ma in un certo qual modo anche prigioni.
La protagonista, Aria, è nata e cresciuta proprio in una di queste biosfere che si chiama Reverie. Queste cittadine sono delle specie di enormi fortezze, completamente isolate dal mondo esterno, dove cielo e sole non esistono, costituite da un nucleo centrale dove si svolgono la maggior parte delle attività quotidiane, circondate da torri di servizio che forniscono tutto quello che le persone hanno bisogno per vivere dal cibo, alla luce, all’aria. In queste realtà isolate dal mondo esterno, le persone imparano a fare qualsiasi cosa grazie ad una tecnologia super avanzata, dei microvisori chiamati Iridi che vengono applicati direttamente sugli occhi e che permettono alle persone di comunicare, interagire e soprattutto viaggiare in una serie infinita di Reami virtuali, in cui ciascuno può fare qualsiasi cosa in base alle proprie preferenze… il tutto senza che il corpo fisico si sposti ad esempio da una poltrona. Dolori, paure, piaceri e ogni sorta di emozioni e sensazioni sono sempre virtuali, suscitati tramite la stimolazione dei neuroni, e per porvi fine basta uscire da questi reami e tornare nel mondo reale, o quantomeno in quel surrogato di mondo reale a cui il genere umano si è abituato negli ultimi trecento anni. Vi sentite confusi? Normale! È la stessa reazione che ho avuto anch’io. Molte volte ho provato ad immaginare di giocare a dei videogiochi talmente avanzati da poter entrare in un mondo virtuale dove muovermi e interagire “dal vivo”… ma solo per giocare: il pensiero di condurre una vita intera in questo modo è davvero avvilente! L’impressione che mi dà la vita degli Stanziali (questo il termine con cui si definiscono gli abitanti delle biosfere), a cui non viene fatto mancare proprio nulla, è come un lauto banchetto con cibi di ogni genere e colore… in cui ogni singola portata ha il sapore della carta. All’inizio il romanzo dà solo le poche informazioni necessarie ad entrare nella storia, ma l’autrice continuerà ad aggiungere dettagli fino all’ultima pagina rendendo ogni volta questa realtà distopica più vera e definita: quello che in principio confonde, diventerà chiaro e nitido con l’avanzare della lettura che personalmente non ha fatto che appassionarmi di più ogni pagina. L’autrice non lascia nulla all’immaginazione e tutto viene spiegato e motivato in modo di non lasciare al lettore una lunga serie di punti interrogativi… quando ho finito di leggere il libro è stato come tornare da un viaggio in un luogo reale.
Fuori dalle biosfere però la vita esiste ancora ed è completamente diversa da quella asettica e irreale degli Stanziali. All’esterno, nella Fucina della Morte, sotto la costante minaccia delle tempeste di Etere e della carenza di cibo, vivono intere tribù di Outsiders che hanno le loro leggi, le loro abitudini e le loro capacità peculiari. Gli stanziali li credono dei selvaggi, assassini e violenti e la prima volta che Aria si troverà di fronte ad uno di loro (che ovviamente è il coprotagonista, Peregrine detto Perry) lo etichetterà ottusamente come le hanno insegnato fin da piccola, senza rendersi conto che è una persona migliore di tante che ha conosciuto fino a quel momento!
Quando la vita serena e sterile della giovane protagonista giunge drasticamente alla fine e lei viene ingiustamente cacciata da Reverie e abbandonata nel mondo esterno, il suo primo pensiero è che morirà presto a causa dell’aria contaminata che si respira fuori o per mano dei selvaggi e sarà con estremo stupore che dovrà rendersi conto che il suo corpo non sta per niente soccombendo. Non sarà facile imparare a conoscere il vero dolore, quello che non passa semplicemente schiacciando un bottone, e riuscire ad abituarsi ad una vita di stenti e fatiche dove tutto va guadagnato con immensi sforzi… ma noi sappiamo una cosa che lei non sapeva: l’istinto di sopravvivenza è innato negli esseri umani e il corpo continua a combattere per tenersi stretta la vita, malgrado le avversità che può incontrare.
L’autrice, malgrado la narrazione sia sempre in terza persona (scelta che a volte mi ha disorientata per un attimo), fornisce sia il POV di Aria che quello di Perry, alternandoli da un capitolo all’altro ed è così che ho potuto notare una cosa singolare: le loro reazioni nei confronti del mondo e della vita dell’altro sono praticamente uguali. Quello che per Aria è naturale come respirare (ad esempio l’accesso ai Reami) per Perry è disorientante e contro natura tanto da star male al primo tentativo. Aria ha provato esattamente le stesse sensazioni nel momento in cui ha dovuto affrontare la realtà di Perry. È come se provenissero da due pianeti diversi perché le loro realtà sono lontane tra loro anni luce: all’inizio non fanno che insultarsi e colpevolizzarsi per come conducono le loro esistenze, ma nessuno dei due è in errore; semplicemente credono in quello che hanno conosciuto fin dalla nascita e lo difendono come se fosse la scelta più ovvia. Certo da parte mia, non ho mai avuto dubbi: malgrado l’illusione della vita perfetta e protetta della biosfera, preferirei mille volte vivere all’esterno, perché vorrei mantenere la mia umanità con tutti i problemi che questa comporta; ma non sono riuscita a trovare Aria irritante per l’ottusità con cui si oppone ai cambiamenti, perché non ha i mezzi e le conoscenze per dare un giudizio obiettivo… se qualcuno venisse da me ora a mettere in dubbio il modo in cui ho condotto la mia vita fino ad oggi, semplicemente gli riderei in faccia!
Tramite il rimbalzare tra i due personaggi principali, si ha la possibilità di conoscere dettagliatamente Aria e Perry, le loro storie, i loro pensieri e i loro sentimenti.
Aria è come una bambina… non sa nulla di cosa significa realmente vivere, vivere come le persone hanno fatto per secoli, senza dispositivi tecnologici a filtrare ogni cosa, persino il contatto fisico con gli altri: il giorno che si trova nel mondo reale si rende conto di non avere nessuna preparazione e ogni più piccola cosa per lei costituisce una scoperta per lei scioccante. Questo mi ha fatto riflettere su quanto le vite degli abitanti delle biosfere fossero manipolate: tutto ciò che è ritenuto sbagliato o inutile è stato eliminato (rendetevi conto che non crescono nemmeno più le unghie o i capelli!) con la tecnologia o la biogenetica e la nuova razza umana non è più in grado di fare nulla solo con le proprie forze: che tristezza! Praticamente l’umanità si è come sempre fatta tentare dall’utopia di una vita perfetta, priva di difetti e di malattie, incredibilmente lunga, e chissà come mai questi ideali sfociano sempre in orrori o tragedie.
Perry invece è nato e cresciuto “fuori”, quindi è scafato e capace di sopravvivere ad ogni avversità! Forte, veloce, impulsivo e irascibile, ma con un cuore grandissimo. Gli Outsiders però non sono tutti semplici esseri umani, perché l’etere che ha invaso i cieli ha portato in alcuni di loro dei cambiamenti: non sono malformazioni o superpoteri ineguagliabili, ma in alcuni individui particolarmente predisposti uno dei cinque sensi risulta estremamente amplificato rispetto alla normalità. Abbiamo così gli Auscultanti dotati di un udito capace di sentire anche la formica che cammina tra l’erba, i Veggenti che possono vedere a kilometri di distanza e i Sagaci con un fiuto talmente sviluppato da poter sentire persino gli stati d’animo delle persone vicine. Perry appartiene a quest’ultima categoria di Segnato (è vero che è anche un Veggente dotato di acuta vista notturna, ma è il suo naso che avrà il ruolo più importante nel corso della storia!) e, per quanto possa sembrare un dono utilissimo, non è certo facile conviverci… bellissimo è come cambia il modo in cui lui “fiuta” Aria, mano a mano che lei trascorre più tempo lontana dalla biosfera, ma non vi rovino la sorpresa!
A parte i due protagonisti, ci sono anche tanti altri personaggi nel romanzo, buoni e cattivi, che mi hanno conquistata (avrei voluto tirare fuori dal libro Roar, il migliore amico di Perry, che mi è piaciuto persino più di lui!), rendendo la narrazione ancora più avvincente.
Alcuni punti del viaggio che i due ragazzi intraprenderanno, per motivi che non sto a spiegarvi, saranno un po’ più lenti del resto del romanzo, ma in quei momenti di rallentamento il lettore avrà modo di scoprire tante cose su entrambi e soprattutto di vedere nascere un sentimento che va contro ogni previsione. E certo! Perché non poteva mica mancare la parte romantica (l’amore non è forse la forza capace di muovere il mondo?), ma non è né troppo melensa, né fuori luogo, soltanto tenera. È un sentimento che nasce in sordina, cercando di passare inosservato e questo l’ha reso ancora più credibile… sarebbe stato ridicolo che due persone che praticamente si odiano per essere nate dai due lati opposti “della barricata”, si innamorino follemente al primo sguardo! I due pregi maggiori sono che la storia d’amore non ha rubato tempo superfluo all’evolversi della trama e che (rullo di tamburi!!!), non c’è nessun triangolo amoroso: un applauso a Veronica Rossi :D
“Allungarono le mani l’una verso l’altro come se a spingerle fosse una forza sconosciuta. Aria osservò le loro dita allacciarsi, perdendosi nella sensazione del tocco di lui. Caldo e robusto. Morbido e duro al contempo. Assorbì il terrore e la bellezza del suo mondo. Di ogni singolo momento vissuto insieme nei giorni trascorsi. Tutto quello le entrò dentro, colmandola come il primo respiro della sua vita. Una vita che mai aveva amato così tanto.”
E intanto la recensione si allunga a dismisura, senza nemmeno seguire un filo troppo logico, e io vi ho già detto troppo, senza essere nemmeno a metà di quello che vorrei realmente dirvi (senza contare tutto quello che ho cancellato per non rovinarvi il piacere di scoprirlo strada facendo!)… quando in realtà l’unica cosa che mi preme dirvi è:
se amate i distopici e non avete ancora letto questo romanzo, non dovete perdervelo perché è davvero bello! Completo, curato nel dettaglio, scritto benissimo! Soddisfacente, emozionante, intrigante! Una lettura che mi ha davvero entusiasmata. Persino i termini “distopici” creati dall’autrice per definire persone e oggetti erano ideati alla perfezione, senza risultare fastidiosi o ridicoli.
Veronica Rossi ha davvero un talento naturale con le parole, tanto da aver reso speciali persino i ringraziamenti a fine libro con le dediche alla sua famiglia.
Sì, lo so! Quando sono euforica per un romanzo non riesco a fermarmi… ma alla fine è uno dei motivi per cui ho aperto il blog, quindi vi tocca portare pazienza XD
Sono certa di avere scordato qualcosa di importante, che mi verrà in mente non appena cliccherò su “pubblica”, ma credo che se non vi ho convinto fin qui a mettere Never Sky nella lista dei “To Read” non ci riuscirei nemmeno andando avanti per ore! Adesso posso solo portare pazienza, sperando che il seguito arrivi in tempi ragionevoli… anche perché l’epilogo è fatto a regola d’arte per gettare le basi della storia che dominerà il secondo volume della saga e l’ultima frase mi ha fatta sorridere, anche se avrei voluto picchiare l’ereader sul tavolo per la frustrazione di non avere un altro capitolo da leggere!
E ora non mi resta che una cosa da fare: passo e chiudo J

2 commenti:

  1. Oh, che bello: sono davvero felice di leggerti così entusiasta a proposito di questo libro, Lo: come ti scrivevo qualche tempo fa (non ricordo più in quale occasione! XD) ce l'ho da tanto tempo, ma non mi ero ancora decisa a leggerlo! :D Mi fa piacere sapere che la parte romance non predomina più di tanto, e che la storia non è un mero pretesto per mettere in scena il classicissimo triangolo d'amore in salsa YA! :( Da recuperare quanto prima! Ti farò sapere! ;D

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    1. Mi ricordavo che eri titubante per la parte romance, ma per fortuna l'autrice non ha voluto strafare... Ovviamente c'è, ma non è così invasiva come in altri titoli sul generis... Ogni tanto un'autricerca che osa uscire dagli schemi. Recupera, recupera che poi aspetto il tuo parere ^^

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