Editore Alcheringa
Edizioni
Pagine 366
Euro
12,60 (cartaceo)
TRAMA:
“Nella
profondità dell'oceano quattro sono essi. Maschi non sono, femmine non sono.
Essi sono turbini che si scatenano. Moglie non prendono, figli non generano.
Come cavalli selvaggi scalpitano dalle montagne. Come avvoltoi famelici
piombano dalle nuvole. Quattro sono essi e tutti gli altri moriranno.”
Mentre le Delicate annunciano l’imminente catastrofe, Gavri’el si prepara
ad affrontare l’avversario più temibile: se stesso. Chi è davvero l’Araldo? A
chi è destinata la terrificante spada che brandisce?
In un Egitto sconvolto da rivolte e carestie, in balia di falsi profeti e
spietati conquistatori, la Sfinge sta per dare alla luce il dio atteso da
tremila anni. A molte leghe di distanza, nella mezzaluna fertile tra il Tigri e
l’Eufrate, il regno di Sargon è minacciato dai Gutei e da un nemico ancora più
letale.
Ma quando il momento decisivo si avvicina e la vita di ogni protagonista
sembra in pericolo, una donna è in grado di cambiare il destino dell’umanità. A
lei spetta la scelta finale. Cosa vuol dire amare qualcuno più di se stessi?
VOTO:
INCIPIT:
Il verso acuto di un’aquila echeggiò nel profondo
silenzio delle gole e si riverberò tra le vette del Monte Parnaso.
La creatura più antica del mondo arrestò il
cavallo e ammirò per qualche istante il volo del rapace: eleganza, sicurezza di
sé e ferocia si fondevano in un unico movimento, mentre i riflessi dorati sulle
piume catturavano la luce del sole.
Il vento ululò tra i dirupi, trascinando con sé
l’eco di un lamento. Era un verso roco e gutturale, simile al gemito di una
bestia. Ne seguì un altro e un altro ancora. Poi un suono del tutto diverso,
inatteso, inconfondibile.
Il pianto di un neonato.
Adamah osservò il rapace che disegnava cerchi
sempre più stretti nella direzione dei lamenti.
Sorrise.
Poi estese i sensi fino a percepire l’odore della
figlia, appena venuta al mondo per cambiarlo per sempre.
RECENSIONE:
Ci
siamo followers!
Finalmente
oggi vi posso recensire un romanzo che ho atteso con disperazione, come l’acqua
nel deserto… e sono infine riuscita a dissetarmi con le parole di questo
straordinario autore italiano che risponde al nome di Dean Lucas. Il tormento
maggiore è che ora che ho finito il secondo libro della sua trilogia, so che
dovrò morire di una sete di conoscenza ancora peggiore per chissà quanto tempo…
me affranta!!!
Ma
torniamo al principio.
Vi
ricordate il libro che nel 2013 si è conquistato il primo posto nella mia Top
Ten Best Book? Tale Aegyptiaca? Vi
dice niente?? Se non sapete di cosa parlo potete vederne la recensione QUI – i quattro
gufi e mezzo che trovate in quel post, considerateli come 5… questa fu una
delle rarissime occasioni in cui il tempo mi ha fatto pentire di non aver dato
il voto pieno ad un libro! - e significa anche che vi siete persi un gran
titolo.
Quello che sto per recensirvi è
il seguito, un seguito degno di questa saga e che non ha minimamente disatteso
le aspettative elevatissime che avevo.
Malgrado
sia passato più di un anno dalla lettura del primo volume della serie, il
ricordo è rimasto vivo costantemente nel mio cuore e nel momento stesso in cui
ho preso in mano Pyramisia è stato
come tornare a casa d’inverno e sedersi davanti al camino acceso: una
sensazione di calore si è impadronita di me e mi sono ritrovata nell’unico
posto dove avrei voluto essere!
Fidatevi,
non sono impazzita – cioè non più del solito – ma l’Egitto creato da Dean Lucas è talmente affascinante che una volta che
ci finirete intrappolati non vorrete più uscirne, proprio come è successo a
me.
Lo
stile di narrazione è ancora curatissimo in ogni dettaglio proprio come nel
titolo precedente, con un’attenzione meticolosa ai particolari e a tutti i fili
che legano i personaggi tra loro, che a volte sembrano ingarbugliarsi
irreparabilmente fino a che la mano magica dell’autore non ne dipana la trama,
rendendo tutto chiaro agli occhi del lettore.
Anche
questa volta ci sono molti personaggi che si muovono sullo sfondo dell’Egitto,
alcuni già noti, che ho ritrovato con somma gioia (uno tra tanti, la
meravigliosa Sfinge che tanto ho amato nel primo libro, torna ancora più bella,
armata di una parte umana che la rende ancora più unica), e altri nuovi che
sono riusciti a loro volta a lasciare il segno nel mio cuoricino. Qualche
esempio? Un grande guerriero (grande proprio in senso fisico… stile montagna
umana XD) che ha soltanto una parte secondaria e che è riuscito ad emozionarmi
tanto quanto i protagonisti. Una Delicata (ossia una ragazza nata e cresciuta
come feroce combattente) che sotto la corazza da macchina da guerra nasconde
una donna di grandi sentimenti, che emergono mano a mano che la lettura
procede. E una bimba dall’infausto destino che mi ha intenerita a più riprese.
Come il solito sapete che non amo entrare nei dettagli, quindi questo è tutto
ciò che saprete da me, perché non voglio rischiare di rovinarvi qualche bella
sorpresa e credetemi che ne avrete a iosa!!!
Vi
devo avvisare che – se ancora non avete avuto a che fare con Dean Lucas – questo scrittore nasconde una vena di
sadismo sia nei confronti dei suoi lettori, che nei confronti dei suoi
personaggi.
Per
quanto riguarda questi ultimi, sempre
caratterizzati ad hoc e con mille sfaccettature che li rendono unici,
l’autore non si risparmia nello scrivere il loro destino, e le difficoltà e i
dolori che mette sul loro cammino sono a volte senza pietà. Ma altrettanto
abilmente riesce a farsi perdonare con momenti
di estremo pathos e addirittura con attimi di rara ilarità (generalmente ad
opera del “povero piccolo Babu”, un nano impertinente che è fonte
inestinguibile di perle di saggezza popolare in rima… mi piacerebbe sapere dove
le ha scovate il caro Dean, perché le sciorina con tale naturalezza da farmi
scordare di stare leggendo un’opera di fantasia!!).
Alcune scene sono davvero
terribili a livello visivo, nel senso che quando si tratta di violenza e
combattimenti non aspettatevi che vi venga indorata la pillola: in questo
romanzo ho trovato una delle scene che più mi ha fatto contrarre lo stomaco per
l’angoscia
e detto da un’appassionata di zombie è tutto dire. Anche in questo secondo
capitolo la rappresentazione delle
battaglie è talmente precisa e accurata da avere l’impressione che in testa
ti scorrano i fotogrammi secondo per secondo, portando ad un coinvolgimento in
tempo reale talmente accentuato da essermi ritrovata più volte a trattenere il
respiro.
Altrettanto magistrale però è
il talento con cui Dean Lucas rappresenta i sentimenti e per
l’ennesima volta è riuscito a farmi commuovere in un romanzo in cui mi
aspettavo tutto fuorché il groppo in gola.
Per
quanto riguarda invece la “crudeltà” nei confronti dei suoi lettori, l’autore
si diletta lasciando le storie più importanti in sospeso nel momento più
emozionante e sono convinta che un po’ se la rida sotto i baffi, sapendo che un
topolino mangia-libri come me se ne rimane con espressione ebete :O a fissare i
ringraziamenti e chiedendosi dov’è il resto del libro.
Insomma
cosa vi devo dire di più? Le
ambientazioni sono perfette, i personaggi indimenticabili e la storia unica e
coinvolgente. I colpi di scena non si contano e la noia è una parola che
nemmeno esiste nel vocabolario di questa saga fantasy. Vi basta?
Se
ancora non vi siete addentrati in questa versione alternativa dell’antico
Egitto, vi consiglio di rimediare assolutamente perché si tratta davvero di una
creazione imperdibile… e se invece
avete già letto Aegyptiaca, credo di
non aver bisogno di dirvi che Pyramisia
non potete evitare di leggerlo e soprattutto amarlo.
Infine,
per i soliti pignoli – lo so che ci siete e siete lì in agguato – ecco spiegato
il motivo del mezzo gufo mancante: si tratta del volume centrale di una
trilogia, quindi non ha un vero inizio (già letto nel primo) e una vera fine
(per la quale si dovrà aspettare il capitolo conclusivo… sigh!!) e quattro e
mezzo su cinque è il voto massimo che concedo ai secondi capitoli, solo per il
fatto che da soli non hanno motivo di essere… questo è anche la ragione per cui
sono convinta che non mi pentirò del voto dato.
Ovviamente
adesso non mi resta che armarmi di santa pazienza e imparare un po’ di
meditazione zen perché so che il momento di leggere la fine di questa saga
sembrerà non arrivare mai… ma non ho altra scelta :D
Quindi
ora come sempre tocca a voi dire la vostra e se vi sono sembrata esagerata nel
mio entusiasmo è solo perché il mio cuoricino di lettrice si è perdutamente
innamorato di questo autore e delle sue opere, quindi portate pazienza… e
rasserenatevi dal fatto che non vi ho parlato di almeno un centinaio di cose
che avrei voluto infilare in un solo post!
L’ultimissima
cosa su cui voglio indirizzare la vostra attenzione è la straordinariamente
bellissima cover (uno di quei “vestiti” degni del contenuto che nascondono!!!)…
se vi siete persi il post di presentazione del romanzo andate a dargli un’occhiata
(QUI)
perché ne ho dedicato una parte proprio alla copertina.
Passo
e chiudo :)
CITAZIONI:
Non importa che tu sia uomo o donna, giovane o
vecchio, buono o malvagio: guardandola desidererai piangere per la gioia.
Lei è oltre la carne e le ossa, oltre il tempo,
oltre la vita.
È la divina Sfinge e nient’altro al mondo sarà mai
come lei.
La dea sorrideva ancora quando sentì un groppo
alla gola. Inquieta si drizzò sulla schiena, chiedendosi cosa fosse.
Non c’era bisogno del potere degli dèi per
scoprirlo.
Era felice.
Di una felicità di cui non aveva mai immaginato
nemmeno l’esistenza.
Fu allora che, per la prima volta, seppe che nella
vita dei Figli dell’Uomo c’era qualcosa di speciale.
Qualcosa che gli dèi ignoravano.
Qualcosa per cui i mortali piangevano e
sospiravano.
Qualcosa per cui vivevano e morivano.
Qualcosa di incredibile e meraviglioso.
Qualcosa di cui persino lei, la creatura più
preziosa di quel mondo, ora sentiva l’irrefrenabile bisogno.
Dunque era questo l’amore.
L’amore che aveva atteso per millenni, che si era
negata, che credeva non esistesse, che giurava fosse una debolezza.
La Sfinge posò un dito sul petto di Abel. Lo toccò
solo con la punta, accarezzandogli la pelle calda e levigata dei muscoli. Si
chinò fino a sfiorargli con le labbra i lunghi capelli dorati.
– Per tutti questi anni, per tutti questi secoli,
ho avuto fame e sete di te. Amami – bisbigliò con un gemito impercettibile. –
Amami – sussurrò con voce roca. – Amami – implorò ancora.
Non potrò mai vivere senza di te. Voglio amarti
ora e per sempre, in eterno, finché il mondo non avrà fine.