Editore Newton
& Comton
Pagine 336
Euro
9,90
TRAMA:
Willow
Carruthers è una donna di successo: attrice di fama, è considerata un'icona di
stile e ha persino vinto un Oscar. Ma ora sta attraversando un momento davvero
difficile: ha scoperto che suo marito la tradisce. E per di più è in
bancarotta: da un momento all'altro la sua casa sarà pignorata e lei finirà in
strada con i suoi tre figli. Anche Kitty, la tata, è disperata. Se perde il
lavoro non saprà proprio cosa fare. Per fortuna lei e suo fratello hanno
ereditato una casa di campagna vicino Bristol: Middlemist House. È una cascina
vecchia e decrepita, ma lì le due donne potranno finalmente trovare un po' di
tranquillità e ovviare per qualche tempo ai problemi finanziari. E così Kitty,
Willow e i bambini lasciano Los Angeles per trasferirsi nelle campagne inglesi.
Ma il loro isolamento durerà ben poco. L'improvviso ritorno dell'affascinante
Merritt, fratello di Kitty, e l'arrivo di una troupe cinematografica per
filmare una nuova serie ambientata a Middlemist House, riporterà nella loro
vita la giusta dose di sesso, scandali peccaminosi e appassionanti intrighi.
VOTO:
RECENSIONE:
Continua con questo titolo la
serie di commedie romantiche di cui mi sto ubriacando in questa estate 2014.
Ovviamente prima o dopo, insistendo troppo su un genere, era inevitabile che incappassi
in una scelta sbagliata… o quanto meno non valida come i titoli che l’hanno
preceduta. A mia discolpa posso solo dire che – malgrado la trama non mi
convincesse al 100% - il bellissimo colore lilla della cover mi ha accecata XD
A parte gli scherzi, non sto
per iniziare una lunga serie di improperi e critiche nei confronti di questo
romanzo, anche se devo dire che fino all’ultimo ero decisa di dargli almeno tre
gufi… peccato che l’ultimo mezzo gufo in fase di stesura della recensione ha
indeciso di prendere il volo. Come dico sempre – e sarete stufi di sentirmelo
ripetere – una buona commedia romantica non necessita di essere un capolavoro
di letteratura, ma deve riuscire a farmi sognare… purtroppo questo, malgrado
racchiudesse non una, ma due storie d’amore molto carine, non ci è riuscito: nessun sospirone da parte mia, zero
batticuore, lacrime neanche a parlarne, giusto qualche rapido sorriso, ma
soprattutto molti dubbiosi arricciamenti di naso.
Le protagoniste femminili sono
due: Willow e Kitty, una viziata attrice in declino e la giovane tata dei suoi
figli. Una l’opposto dell’altra sia come estrazione sociale, sia come
carattere, ma comunque un’accoppiata ben riuscita. Stessa contrapposizione tra
le due presenze maschili, cosa che crea di certo un pittoresco abbinamento di personalità.
Per quanto riguarda le due
storie romantiche che prendono forma nel corso della narrazione e che avranno
non pochi ostacoli da superare per trionfare, devo dire che non sono niente
male. Intorno a questo quartetto di personaggi si muovono i tre figli di Willow
tra i quali uno in particolare – Lucian – con il suo lungo percorso per
superare le difficoltà di comunicazione dovute all’autismo, mi ha emozionata
forse più di tutto il resto del romanzo.
Il
nostro nido d’amore
è un romanzo decisamente affollato: svariati
personaggi secondari si muovono tra le sue pagine, legati in maniera più o meno
diretta ai protagonisti, uno più sgradevole dell’altro… con l’esclusione di
un simpatico ed eccentrico Cupido senza ali che cambierà le sorti della storia
e che si è guadagnato il podio per personaggio migliore dell’opera.
Cosa non va’ in questo libro
rispetto ad altri dello stesso genere?
Prima di tutto l’incongruenza che mi è sembrata di
scorgere più volte relativamente ad
alcune scene di sesso: non sono per fortuna molto numerose, ma sufficienti
per farsi notare. Praticamente la narrazione segue uno stile più o meno
coerente poi l’autrice decide di buttare lì una scena di sesso bollente –
spesso gratuitamente e non inerente allo svolgimento della trama – tanto per
mettere un po’ di pepe, con il risultato che oltre ad apparire volgarotti, questi momenti non trasmettono
assolutamente nulla.
Parlando di volgarità, anche il linguaggio mi è sembrato spesso
sopra le righe: ci sono tanti modi per esprimere emozioni forti e non è
necessario ricorrere ogni volta a termini scurrili usati come esclamazione… non
è perché sia contro il linguaggio colorito (insomma, sono cresciuta con Stephen
King che certo in fatto di “finezza” non va per il sottile!!), ma ci sono
momenti in cui ci sta e altri in cui “fa brutto” – se mi passate il termine
colloquiale.
Ma fin qui si potrebbe anche
soprassedere, per quanto la cosa mi avesse già fatto sfumare il quarto gufo.
Però c’è anche dell’altro.
Nei libri romantici di questo
tipo si arriva sempre ad un punto della storia in cui gli innamorati, dopo aver
faticosamente costruito qualcosa, si ritrovano separati da eventi imprevisti
che buttano alle ortiche tutti i progressi fatti fino a quel momento.
Quindi anche Kate Forster non
poteva che adeguarsi a questa “usanza”… solo che l’autrice ha voluto strafare! Ha
buttato in piedi una situazione assurda dando vita ad una scena che è l’oasi
della disperazione, con tutti scagliati contro tutti, urla, lacrime,
recriminazioni, crisi di nervi e cocci piccolissimi di tutto il bello che si
era creato fin lì. Un momento che probabilmente lei voleva pieno di pathos e
che invece io ho trovato di un irritante incredibile… del tipo “ne ho piene le
tasche”, tanto da aver accantonato il libro per un po’ passando a una lettura
più soddisfacente.
Va da sé, che per rimettere
insieme il puzzle distrutto delle vite dei protagonisti c’è da fare un bel po’
di fatica, cosa che secondo me ha reso il libro fin troppo lungo… ma credo che
questa impressione dipenda dal fatto che proprio non sono riuscita a sentirmi
coinvolta con nessun personaggio in particolare.
Infine, ciliegina sulla torta,
c’è l’happy end… non può mancare
questo si sa (compro e leggo questo genere apposta perché sono sicura che tutto
si risolverà per il meglio!), ma anche in questo l’autrice ha voluto fare di
più, ha voluto distinguersi: la Foster
non ha dato vita solo ad un lieto fine, ma ad un finale felicissimo, talmente “issimo”
da risultare stucchevole. Ci sta il bel finale romantico per le storie d’amore
– ATTENZIONE PICCOLO SPOILER - ma qui la
gioia si è estesa anche a quei personaggi sgradevoli che vi dicevo prima. Tutti
ottengono qualcosa, anche chi non se lo merita affatto, e persino il
personaggio peggiore del libro (l’ex marito di Willow, nonché padre snaturato dei
suoi tre bellissimi bimbi) si redime e diventa una bella persona… ma la
giustizia poetica non esiste più?! E poi come se non bastasse, il coronamento
di amori tormentati viene condito con successo, fama e cascate di soldi…
insomma tutti felici e straricchi! – FINE SPOILER.
Questo è quanto!
Il libro in realtà si
meriterebbe giusto due gufetti, ma è stato salvato – si fa per dire - dalla
bellissima casa che fa da sfondo alle vicende e dai due personaggi secondari di
cui vi ho accennato più su (il bambino autistico e il “cupido”).
Onestamente se dovessi darvi un
consiglio, direi di orientarvi verso altre letture perché ce ne sono
decisamente di migliori di questo genere… a me personalmente questa non ha
lasciato nulla e in poco tempo avrò persino dimenticato i personaggi.
Morale della favola? Mai lasciarsi
tentare da una trama che non ispira completamente.
Passo e chiudo :)
no che peccato :( questo libro mi sembrava così carino dalla trama! :/
RispondiEliminaPeccato sì... Finora con la collana Anagramma di Newton & Compton ero sempre andata a colpo sicuro, ma sta volta ho toppato :P
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