Editore Gargoyle
Pagine 281
Euro 14,90
TRAMA: Bob Easton pensa di avere un raffreddore. Invece muore dopo quattro giorni di dolori atroci, infettando dozzine di persone. In breve le strutture sanitarie vengono subissate di malati. Lo staff del Centro per il Controllo delle Malattie non può però debellare il virus senza prima identificarlo. Intanto scuole e uffici vengono chiusi, mentre il cibo fresco scompare dai negozi. Il supervirus e il panico si diffondono rapidamente oltre i confini dell'America. Gli aerei non possono atterrare, le basi militari sono messe in quarantena, ma il batterio continua a diffondersi, implacabile... E il prodotto dell'uomo o il segno terrificante della fine del mondo?
VOTO:
INCIPIT:
Bob Easton si vantava del suo stato di salute, lo aveva sempre fatto. Lo faceva sentire un tantino superiore a chiunque altro, soprattutto ai fumatori, ai bevitori, ai drogati e a quelli che mangiavano uova e pancetta a colazione, panino con salame a pranzo e costolette di maiale a cena. Erano tutti stupidi. Il corpo umano è un tempio e non si può profanarlo.
Stava attento alla dieta al punto che sua moglie Bernice impazziva. Era solito ispezionare qualsiasi cosa mettesse in bocca, rimuginava sulle tabelle nutrizionali e poteva citare a memoria gli articoli di Men’s Health. Faceva esercizi per tenersi in forma: una corsa veloce ogni mattina alle cinque e trenta, seguita da una breve sequenza di esercizi di ginnastica nella palestra improvvisata nel seminterrato. Gli amici lo prendevano in giro o erano chiaramente gelosi.
…
Eppure ora stava male. Stava molto male.
RECENSIONE:
Da dove cominciare? Tanto se avete già visto i gufi, sapete che il mio parere è più che positivo, ma vorrei spiegarvi il perché senza perdermi per strada negli entusiasmi come il mio solito.
Ho tentennato a lungo sull’acquisto di questo romanzo: ero attirata come da una calamita gigante dal supervirus pubblicizzato dalla trama – ormai lo sapete che apocalittici e similari sono la mia passione – ma ero timorosa di come l’idea potesse essere sviluppata. Non so perché avevo paura di trovarmi tra le mani un mattoncino noioso e logorroico senza alcun mordente… sarà che la mancanza di zombie me lo rendeva meno attraente? Può anche essere: a livello inconscio ormai sono talmente abituata alle epidemie in cui gli infetti muoiono e ritornano a camminare, che non mi fidavo di un virus che uccide e basta! Stoltissima me!
Fidatevi quando vi dico che nel momento stesso in cui ho aperto il libro – e fino all’ultima parola dell’ultima pagina – non ho mai sentito la nostalgia dei miei amati non morti.
Wil Mara ha dato il via ad un’epidemia che parte ovviamente in sordina come succederebbe nella realtà: qualche caso isolato, seguito da altri più numerosi che continuano ad aumentare esponenzialmente con il passare delle ore, mentre i medici non sanno dove sbattere la testa perché non hanno mai visto niente di simile. Il contagio è infido e implacabile: per quante precauzioni si prendano, basta un non-nulla per infettarsi senza nemmeno rendersene conto, anche perché i primi sintomi sono semplicemente uguali a quelli di qualsiasi raffreddore o tosse… peccato che nel giro di poche ore gli infetti si ritrovano belli che morti e trascinano nella loro scia ogni persona che hanno incrociato dal momento dell’infezione! Un cane che si morde la coda, una parabola discendente verso l’inferno e il panico: scuole, uffici e negozi che si svuotano; supermercati presi d’assalto; famiglie intere che cercano di fuggire il più lontano possibile dall’occhio del ciclone con la speranza a volte vana di salvare la pelle. E dall’altro lato della barricate le persone che lottano contro il tempo, cercando di trovare una cura che sembra pura utopia.
Un’escalation di tensione e di angoscia che ogni pagina va aumentando sempre più.
Lo scenario che si presenta diventa davvero apocalittico, con le città svuotate e deserte e le persone che hanno persino paura di uscire a comprare il latte!
Non esiste una cura, né tantomeno un vaccino perché nessuno sa di cosa si tratti: non si sa nemmeno se è una malattia creata dall’uomo o da madre natura.
Ho reso l’idea dell’atmosfera?
Ecco e questo è solo uno dei tanti pregi che ho trovato in questo romanzo.
La realisticità è un'altra importante caratteristica. Tutto si svolge nel mondo che conosciamo, nel corso della vita come la conduciamo ora… solo che all’improvviso una minaccia oscura rischia di stroncare le nostre abitudini – e ancora più importante – le nostre vite prima ancora che ci sia dato capire cosa accade. Il senso di disagio e di paura pervade ogni pagina. Il dubbio che ogni mossa possa essere quella sbagliata. Seguire i personaggi e chiedersi se riusciranno a non fare errori… e poi inorridire quando li fanno senza nemmeno rendersene conto.
Una delle cose più terribili e riuscite di questo libro è il virus – il Gemini Virus che da il titolo al libro stesso – che ha effetti devastanti sulle persone. Non vi voglio descrivere i sintomi delle fasi più avanzate perché sono davvero terrificanti e orrendi… il solo pensiero che possa davvero esistere una malattia del genere fa venire voglia di murarsi in casa e non uscire più! Wil Mara ha estratto dal cilindro creativo delle immagini così raccapriccianti che in confronto gli zombie di cui temevo di sentire la nostalgia sembrano Cenerentola e La bella addormentata, e il tutto è reso ancora più angosciante dal fatto che il contesto è quello di ogni giorno… come se mi svegliassi domani e scoprissi che il mio mondo sta scomparendo e non sapessi quando è successo. L’orrore si insinua nelle case e nelle famiglie portando la gente ad isolarsi; persino salutare i vicini (se sono ancora vivi o se hanno il coraggio di mettere il naso fuori casa) diventa qualcosa da evitare. Avete idea del panico che può nascere nell’animo in una situazione del genere?
Io non riuscivo a staccarmi dalle pagine di questo libro, anche quando avrei voluto non avere una fantasia abbastanza fervida da tradurre in immagini le parole che leggevo. L’angoscia era così pressante da costringermi a macinare pagine su pagine per scoprire cosa sarebbe successo, come sarebbe finita e com’era cominciata.
Molto bello ho trovato il fatto che l’autore abbia introdotto un personaggio – un epidemiologo – che segue a ritroso gli indizi del virus tentando di risalire alla fonte primaria: non state a chiedervelo, tanto non ve lo dico se riesce nel suo intento! Quantomeno i passaggi dedicati a lui danno un minimo di respiro, mettono la pausa all’avanzamento veloce della disgrazia che sta colpendo l’umanità, senza però rallentare la narrazione o annoiare il lettore.
Oltre all’epidemiologo abbiamo anche a che fare con tutta una squadra di virologi che si occupano di studiare questo nuovo mostro virale che sembra sputato direttamente dall’inferno. Le ricerche, i fallimenti e i tentativi, contribuiscono a creare anche un quadro scientifico.
Ammetto però che la scienza è proprio uno dei difetti che ho riscontrato. Io personalmente ho studiato sempre materie scientifiche (ebbene sì, una librofila come me ha sempre scelto percorsi di studi scientifici… vai a capire come mai!!) quindi di biologia, microbiologia, epidemiologia ho un’infarinatura sufficiente, ma l’autore entra veramente nel dettaglio con spiegazioni professionali. È giusto dare una base credibile a quello che ha creato, ma il renderlo anche un tantino più accessibile a tutti non sarebbe stato male: per un attimo ho immaginato di prestare il libro a mia madre (cosa che succede regolarmente) e me la sono vista chiedermi che lingua parlasse questo autore. Fatto sta che con tutti i paroloni che ha infilato nei discorsi tra i ricercatori Wil Mara è riuscito a dare anche un fondamento all’orrore che ha ideato… rendendo ancora più pressante la domanda che aleggia per tutto il tempo: “Oddio, ma potrebbe succedere davvero?!”. A quanto pare sì, soltanto in teoria per fortuna, ma il brivido di preoccupazione rimane lo stesso.
Ma quello delle spiegazioni scientifiche è solo un neo secondario. Quello che mi ha impedito di dare a questo titolo più di 4 gufi è l’introduzione dei terroristi. Non occupano tanto spazio nella narrazione, ma anche quel poco è stato secondo me fin troppo. È vero che il primo sospetto del Presidente e del suo enturage è che l’epidemia sia stata causata da un attacco terroristico, ma trovavo giustificato il sospetto senza introdurre fisicamente i personaggi che mi sono risultati, oltre che sgradevoli, anche superflui. Era un cambio di contesto che interrompeva il ritmo della lettura, tanto che in quelle pagine leggevo ancora più in fretta per tornare dove mi interessava essere.
A questo punto vi starete dicendo “Ah, ecco! Allora sono i terroristi la causa di tutto!”. Io questo non l’ho detto e non ne sarei proprio sicura se fossi in voi… ma le mie labbra – anzi le mie dita in questo caso – sono cucite!
Per scoprire come è nato il Gemini Virus non vi resta che leggere il romanzo di Wil Mara e affondare nell’orrore della sua epidemia.
Volete sapere qualcosa sui personaggi? Preparatevi a conoscerne superficialmente tanti che verranno stroncati brutalmente dal virus; più approfondita è la caratterizzazione di quelli con un ruolo più importante, ma direi non più dello stretto necessario per renderli umani. Questo comunque non rende la storia meno efficace, perché alla fine quello che conta sono gli eventi narrati.
L’ultima cosa di cui volevo parlarvi è l’epilogo: io l’ho trovato decisamente geniale. Magari meno brutale o truculento di quanto si possa pensare, ma per carità di brutture ne avevo già lette a sufficienza fino a quel punto. Certo che mai e poi mai avrei sospettato quello che viene svelato, quindi il fatto che il finale non fosse prevedibile è sicuramente un pregio non indifferente. Anche le scene finali le ho trovate molto ben fatte e credibili. Non esiste una vera happy end quando sono morte migliaia di persone in pochi giorni; qualsiasi cosa possa capitare resta sempre quel retrogusto amaro della vita che potrebbe non tornare mai ad essere la stessa.
A questo punto non ho nemmeno bisogno di dirvi che The Gemini Virus è sicuramente un romanzo che consiglio agli estimatori del genere. E con questo direi che è davvero tutto.
Passo e chiudo :)
Una curiosità: mentre leggevo ho notato una cosa buffa. L’autore usa lo stesso nome per due personaggi diversi. Il nome (anzi il cognome!) è Jettick e viene dato sia ad un giovane poliziotto di provincia, sia ad un tenente che fa parte dei consiglieri militari del Presidente Obama… sarà stata una svista dell’autore? Non credo che fossero finiti i nomi disponibili XD Mah! Questo mi sa che rimarrà un mistero…