Editore Edizioni Creativa
Pagine 86
Euro 11,00
TRAMA: Un libro – questo di Matteo Pugliares – “Imperfetto” non solo nel titolo: proprio questo è il suo intrigo e il suo fascino. Dell’imperfezione, infatti, il libro descrive il declinarsi più impervio e senza speranza: la follia. Là dove l’imprecisione è regola perché ogni regola è imprecisa.
(dalla “Presentazione” di Giovanni Salonia)
VOTO:
INCIPIT:
Il tuo sguardo mi penetra l’anima e il mio cuore mi ricorda che non ho mai amato prima d’ora. Le mie mani danzano con le tue e ad ogni piccolo movimento, un dolce brivido entra nelle mie vene: tu sei lì!
Ti guardo nella penombra della nostra camera, scorgendo sotto le lenzuola le tue forme. Ogni notte, ti addormenti prima di me ed io rimango ad accarezzarti fino a quando anche i miei occhi stendono l’ultimo battito d’ali. Ma stanotte è ancora più speciale delle altre notti: lo sento.
RECENSIONE:
Ci ho messo giorni e giorni per decidere come iniziare questa recensione (e soprattutto quale voto assegnarle!!), perché si tratta di un’opera complicata, di cui certamente non posso soffermarmi sulla storia, quindi il risultato sarà più vicino ad una mini-recensione, piuttosto che a una delle mie frequenti sbrodolate .
Il libro di Matteo Pugliares è un viaggio inquietante e affascinante nella mente di un uomo… vorrei dirvi che è una pura esplorazione della pazzia che alberga nei pensieri di un folle, ma alla fine della lettura ho avuto forti dubbi sulla reale follia del protagonista.
Il monologo interiore, portato avanti senza un filo logico - proprio come quando ci si ritrova in balìa dei propri pensieri lasciati a briglia sciolta – fa riflettere il lettore sulle imperfezioni dell’essere umano… chi stabilisce cosa sia normale o folle? Quali sono le caratteristiche che rendono una persona normale o pazza? Non è che solamente la diversità – orco così temuto dalla maggioranza che cerca di uniformarsi alla massa – sia un pretesto per sentirsi/far sentire qualcuno sbagliato? Persino il protagonista ha difficoltà a capire se il pazzo è lui che va contro corrente oppure se è l’unico sano in un mondo di folli… e i suoi dubbi per assurdo riescono a contagiare anche il lettore, che si ritrova quasi involontariamente a riconoscere se stesso in qualche affermazione o in qualche pensiero sconnesso, arrivando a chiedersi se non ci sia in ciascuno di noi una vena di follia!
Sicuramente questa è un’opera che fa riflettere sull’imperfezione dell’uomo, applicabile a ciascuno individuo… Questo non significa che non esistano casi di persone clinicamente “pazze”, ma rimane il fatto che non esiste nessuno completamente normale. L’imperfezione è una malattia globale, più o meno grave a seconda dei casi, quindi il titolo scelto da Pugliares per il suo scritto è – per ironia della sorte – assolutamente perfetto per il messaggio che voleva trasmettere (sempre che io lo abbia colto correttamente!).
Come vi avevo spiegato nella segnalazione di questo romanzo, l’autore si occupa anche a livello professionale di salute psichica e sicuramente questa sua competenza, oltre a trasparire tra le righe di Imperfetto, gli ha permesso di creare una voce narrante tanto disorientante, quanto verosimile, sia nella sua brutale schiettezza, sia nei suoi irragionevoli sproloqui.
Purtroppo però, malgrado le riflessioni e il turbamento nati da questa lettura, l’impatto che Imperfetto ha avuto su di me è stato molto meno forte di quanto mi aspettassi: alcuni passaggi e alcuni brani mi hanno suscitato forti emozioni, ma nel complesso l’opera mi ha lasciata quell’amaro in bocca tipico dell’insoddisfazione.
Ho - per correttezza nei confronti dell’autore che tanto gentilmente mi ha mandato una copia di Imperfetto da leggere – lasciato sedimentare le sensazioni senza buttarmi subito nella recensione, ma anche “a freddo” non sono riuscita a rivalutare le mie reazioni.
Il problema più grande di quest’opera? La lunghezza, o meglio l’eccessiva brevità. Non voglio dilungarmi sulla sproporzione tra un libricino - che, per quanto attentamente curato, resta sempre piccolo piccolo - e un prezzo di vendita di 11 euro. So che il valore di uno scritto non ha prezzo, ma purtroppo, con i tempi che corrono, mi riesce difficile consigliarvi un racconto di 80 pagine scarse al prezzo di tanti romanzi di 300/400 pagine… quanto meno non senza avervi prima spiegato quello che vi ritroverete tra le mani (anche per evitare insulti postumi da parte vostra XD).
Se Imperfetto avesse fatto parte di una raccolta di racconti sarebbe stato sicuramente un esempio di originalità e di “lettura fuori dagli schemi”, purtroppo presentata come opera singola mi ha lasciato non poche perplessità. Molti di voi ormai sapranno – per avermelo sentito ripetere ad oltranza – che ho un rapporto di amore-odio con i racconti come categoria narrativa, in particolare per la mia personale difficoltà di immedesimazione in opere così esigue. Imperfetto mi ha tenuto compagnia giusto per il tempo di una pigra colazione estiva, quindi davvero poco, lasciandomi con le domande tipiche di tanti racconti per quanto ben scritti: chi è davvero il protagonista? Cosa lo ha portato ai deliri mentali a cui ho assistito? Quell’unico trauma infantile di cui mi ha resa partecipe? E tante tante altre domande che non hanno trovato risposta, lasciandomi con un senso di incompiuto, che tuttora non mi abbandona se ci ripenso a distanza di giorni.
Quindi, cercando di arrivare ad una conclusione, lascio a voi la scelta di leggere o meno il titolo di cui vi ho parlato oggi: non ci sono dubbi sul talento dell’autore e sul fascino di questa sua opera, ma purtroppo per me non sono stati sufficienti per attribuirgli un voto più alto di quello in cima alla recensione.
Se sono comunque riuscita a incuriosirvi, il consiglio che vi posso dare è di visitare la pagina facebook relativa dove potrete “ascoltare” altre voci oltre alla mia, tra cui ce ne sono alcune che hanno dato di Imperfetto un parere decisamente più positivo.
E con questo, anche per oggi, passo e chiudo :)
CITAZIONI:
Il pazzo sono io che parlo da solo agli angoli delle strade. Il pazzo sono io che quando incontro una puttana, invece di chiederle “quanto vuoi?” le chiedo “come stai?”.
Il pazzo sono io che credo nella mia vita interiore, che sento la musica anche quando la radio è spenta, che se vedo un bambino penso che si può ancora salvare.
Il pazzo sono io che continuo a pensare e cantare.
Io voglio solo che quando gli angeli verranno a prendermi, si ricorderanno che non è a casa che mi devono cercare perché probabilmente andrò ad abitare sotto un ponte. E forse lì riuscirò a trovare degli amici che mi vorranno bene senza chiedere nulla in cambio.
Io voglio solo che quando gli angeli verranno a prendermi, mi porteranno subito in paradiso, senza passare dal purgatorio. Io ho bisogno di paradiso.
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