Editore Nativi Digitali
Pagine 186
Euro 3,49
TRAMA:
"Era
questo il fascino degli aeroporti, e per questo a lui piaceva stare lì, uomo
dei carrelli, unico uomo statico in un posto in cui tutti si muovevano. Lui era
lì, ad osservare, capire, guardare, dal grande occhio del terminale, e a
provare a immaginare le storie di ogni passeggero e i motivi del suo viaggiare.
Del suo partire, del suo tornare."
Martino,
Irene, Davide, Ginevra e Valerio formano una di quelle compagnie di amici
inseparabili, il cui legame sembra destinato a durare per sempre. Eppure, un
giorno Martino decide di partire per l'Erasmus. E tutto quello che teneva
insieme il gruppo finisce lentamente ma inesorabilmente per spezzarsi.
Dopo
l'università, i vecchi amici si ritrovano a fare lavori diversi da quelli che
speravano, incrociano le proprie storie con quelle di nuove persone, ma
continuano a provare nostalgia verso un passato che non potrà mai tornare. Il
destino sembra però progressivamente ricreare una serie di collegamenti tra
loro; e se i ragazzi si incontrassero di nuovo?
Aeroporti
ci racconta i sogni e le aspirazioni di un gruppo di ventenni e i compromessi
che devono accettare, ci descrive come le persone crescendo cambiano, perdono
di vista quello che un tempo era per loro più prezioso ma non dimenticano mai
davvero i loro compagni di strada.
VOTO:
INCIPIT:
A loro piaceva, scegliere l’ultima fila in fondo,
in aula magna, e tirare gli aeroplanini di carta in direzione delle file
sottostanti. Martino cercava sempre di prendere di mira le ragazze più carine,
che solitamente erano anche le più antipatiche. Aveva ancora i capelli lunghi;
il primo giorno dell’ultimo anno di scuola si era presentato con i dreadlocks,
sicuro che così avrebbe avuto più successo con le donne e sarebbe sembrato più
rock and roll. E così era stato, in effetti, ma Alice, la sua ragazza storica,
non era stata molto contenta.
Martino dunque era un rasta, con un testone di
capelli enorme, le gambe magre e le spalle strette. Andava per i diciannove
anni e riteneva di essere ormai un uomo. La maggior parte dei suoi compagni del
liceo lo ricorda ancora così com’era nella foto di classe dell’anno della
maturità: jeans neri un po’ sdruciti, una di quelle felpe anni ’70 con la zip,
probabilmente comprata ai mercatini degli alternativi, kefia al collo,
tantissimi capelli, aria seria, sguardo profondo. Molti pensavano che la sua
fosse solo una posa.
In quella foto, accanto a lui sedevano quelli che
lui chiamava «il mio chitarrista» e «il mio batterista» oppure, a volte, «i
miei amici».
RECENSIONE:
Il motivo principale che mi ha
portato a leggere questo romanzo, un po’ diverso dalle scelte che faccio di
solito, è il fatto che al liceo anch’io avevo una compagnia di amici
inseparabili. I miei compagni di classe erano come una seconda famiglia per me,
eravamo sempre insieme e ne abbiamo fatte di tutti i colori, divertendoci come
matti e crescendo insieme in quei cinque anni che ci hanno visti seduti nei
banchi di scuola. E, proprio come accade per i protagonisti di Aeroporti, la vita ha portato ciascuno
di noi su strade diverse, allontanandoci man mano che il tempo passava. Una
sola cosa è rimasta immutata, il ricordo che conservo di tutti loro e il fatto
che non ho più avuto amici così dopo di allora.
Questo è anche lo stesso motivo
per cui adoro il film Immaturi –
tanto da averlo visto decine di volte – perché mi sembra di rivedermi: amici
così speciali che nel momento in cui si ritrovano insieme dopo tanti anni e
dopo essersi fatti ciascuno la propria vita, scoprono che il legame che li
legava un tempo è sempre lo stesso.
Tutta questa premessa per spiegarvi
cosa credevo e speravo di trovare nel romanzo di Elena Chiara Mitrani. La mia
aspettativa purtroppo non è stata completamente soddisfatta, ma mi sono trovata
comunque tra le mani un libro che ho letto con molto piacere. A volte fa bene
uscire dal rigido schema mentale secondo cui solo alcuni generi letterari
possano essere di mio gradimento, si ha la possibilità di scoprire storie che
altrimenti si sarebbero ignorate.
Ma veniamo all’argomento di
recensione.
Aeroporti narra le
storie di un manipolo di ragazzi e ragazze che erano amici per la pelle ai
tempi della scuola superiore, un gruppo unito malgrado le loro differenze di
carattere. Ciascuno di loro sapeva di poter contare sugli altri in qualsiasi
momento, finché un evento molto doloroso non li porta a separarsi.
Dal momento che ogni
personaggio prende la sua strada, come è normale che sia nella vita, nessuno
del gruppo originario sembra sentirsi mai realmente inserito nel mondo, come se
mancasse qualcosa, forse un pezzo del cuore che è rimasto ancorato ad un
passato sempre più lontano. La solitudine è la sensazione che maggiormente
traspare dai loro pensieri. Anche se altre persone col tempo sono andate a
riempire le loro giornate è come se nessuno sia in grado di sostituire i vecchi
amici e quel senso di appartenenza a qualcosa di speciale resta solo un
ricordo.
Il
tono del romanzo non è allegro come avevo pensato all’inizio. I percorsi di
tutti i ragazzi sono costellati di insicurezze, delusioni e sogni infranti.
Ma le loro vite, per quanto
diverse e distanti, finiscono in qualche modo per continuare ad intrecciarsi.
Che sia il caso o il destino, alcune persone riescono a collegarli gli uni agli
altri come un filo invisibile, senza che nemmeno loro lo sappiano. E questo
sottile legame li porterà un giorno tutti sulla stessa strada, in un aeroporto
dove alcuni partono e altri arrivano, a conclusione di qualche fase delle loro
vite. Sarà quello il giorno della rivelazione: i ricordi sono solo tesori del
passato o possono riprendere a splendere anche nel presente?
Questo non ho intenzione
ovviamente di rivelarvelo altrimenti non avrebbe più senso leggere il romanzo.
Il
libro è scritto molto bene, con uno stile semplice e scorrevole che porta a
leggere quest’opera in poche ore, senza sentirsi annoiati o aver bisogno di
pause riflessive. Più pagine si mettono alle spalle, più si vuole sapere cosa
riserva ai protagonisti il futuro e se riusciranno a superare tutte le
incertezze che li accompagnano nei loro viaggi di vita.
I personaggi che raccontano al
lettore le loro storie attraverso la penna dell’autrice – sì, lo so, in realtà
è il contrario, ma la sensazione è questa – sono completamente diversi tra
loro, non c’è il rischio di confonderli perché hanno caratteri e mentalità
differenti e ben individuabili. Ciò che li accomuna è la difficoltà che
riscontrano nel loro passaggio da adolescenti ad adulti, una sensazione di
insoddisfazione che non sembra poter trovare una soluzione e che li porta a
tornare con la mente ai bei tempi d’oro del liceo.
Quello che principalmente mi ha
impedito di dare un voto più alto a questo titolo è il sottile pessimismo che
mi è sembrato permeasse tutte le pagine. Anch’io ho passato la fase che vivono
i personaggi e so perfettamente che la realtà non è mai luminosa e fantastica
come la sogniamo da ragazzini. La vita vera spesso è lontana anni luce dai
progetti su cui avevamo fantasticato con entusiasmo e a volte è davvero
difficile accettare di cambiare direzione e soprattutto di cambiare come
persone. Però è un percorso naturale che tutti prima o dopo si devono trovare
ad affrontare, ma attraverso i pensieri dei ventenni che danno vita ad Aeroporti, quello che dovrebbe essere un
viaggio che riserva comunque lo stupore tipico di una nuova pagina bianca da
scrivere nelle nostre storie personali, sembra più un tormento che lascia ben
poco spazio all’entusiasmo tipico del nuovo adulto che disegna la sua strada.
Le delusioni ci stanno, ma ci sta anche non lasciarsi dominare dallo sconforto
e dalla nostalgia per ciò che è stato e non è più e potrebbe non essere mai
più.
Immagino che il punto di vista
dell’autrice abbia probabilmente delle motivazioni precise su cui non ho
indagato, ma con il mio spirito ottimista e le mie capacità di adattamento
anche nei momenti peggiori (del tipo mi crogiolo nelle lacrime per qualche
giorno davanti a delusioni e dolori e poi mi rialzo riproponendomi di spaccare
il mondo :D), non l’ho trovato nelle mie corde.
Rimane comunque un romanzo che
mi sento di consigliare, soprattutto a chi la fase di vita raccontata dalla
Mitrani l’ha già vissuta e superata perché potrebbe ritrovarsi in qualcuno dei
personaggi, riconoscere qualche amico oppure, come me, scoprire che le cose
possono cambiare moltissimo in base allo spirito con cui le si affronta.
Ora se vi va, potete dire la
vostra.
Passo e chiudo :)
Gran bella recensione, da editore invadente mi permetto di aggiungere il link alla pagina di acquisto sul nostro sito: http://www.natividigitaliedizioni.it/prodotto/aeroporti-elena-chiara-mitrani/
RispondiEliminaBravo hai fatto bene! Avrei dovuto pensarci io ;)
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