venerdì 18 gennaio 2013

2° GIFTAWAY DEL BLOG

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Cari followers eccomi a far partire il 2° giftaway del blog.
Questa volta l’idea è arrivata dall’autore Giorgio Marconi, creatore della raccolta di racconti D’odio, d’amore e d’altro ancora di cui ho appena pubblicato una recensione (QUI), e del romanzo Il precario equilibrio della vita (la mia recensione QUI).
Prima di tutto il regalo che due fortunati riceveranno: una copia cartacea (con dedica personalizzata dall’autore) del libro Figli delle stelle, raccolta di racconti che non potete acquistare da nessuna parte in quanto edita dall’autore senza ISBN e senza essere stata messa in vendita… non vi sembra bello poter avere un libro inedito???
In questa raccolta, che ho avuto il piacere di leggere in anteprima, sono contenuti ben 8 racconti firmati da Giorgio Marconi: 3 (evidenziati nell’elenco a fianco della copertina) già contenuti nell’altra raccolta che potete comprare al modico costo di 1,53 Euro su Amazon, più altri 5 che sono stati quasi tutti vincitori di un premio letterario.

FIGLI DELLE STELLE:
·         L’incarico
·         Il bambino più vecchio del mondo ( Vincitore del concorso Il linguaggio degli Angeli 2000)
·         Autopsia (vincitore premio letterario “I Fiori 2005”)
·         Un anno all’ora
·         La partita
·         Vacanze Romane (3° classificato al premio Giovanni Gronchi  23° Ed 2009)
·         Risveglio (2° classificato al premio letterario “I Fiori 2002)
·         Figli delle stelle


In cosa consiste il giftaway.
L’autore ha deciso di regalare a tutti voi uno dei racconti contenuti nella raccolta, Il bambino più vecchio del mondo, in modo che possiate leggerlo (lo trovate qui sotto nella parte con lo sfondo colorato!) e commentarlo. Tra tutti i commenti pervenuti io e Giorgio Marconi ne sceglieremo uno a testa e gli autori di quei commenti riceveranno la loro copia di Figli delle Stelle.
Quindi ricapitolando:
1.     leggete il racconto qui sotto;
2.     lasciate un commento al racconto in questione e che sia un commento di senso compiuto (non “è bello” o “mi è piaciuto”) e soprattutto sincero… se non vi è piaciuto rendeteci partecipi del perché senza preoccuparvi;
3.     lasciate il vostro indirizzo email in modo che possa contattarvi in caso veniate scelti (se non volete farlo pubblicamente, comunicatemelo via mail all’indirizzo che trovate nei contatti, ricordandovi in questo caso di specificare lo user name con cui vi visualizzo sul blog);
Non è obbligatorio essere lettori fissi del blog (però, nel caso non lo siate, mi farebbe mooolto piacere se vi uniste all’allegra compagnia XD), così come non è indispensabile condividere l’iniziativa su blog e social network (solo i commenti conteranno… condividendo non accumulate punti aggiuntivi)… tutto è a vostra discrezione, come sempre più siamo meglio è!
I commenti possono essere aggiunti fino alla mezzanotte del 31 gennaio, poi dateci un paio di giorni per scegliere i più belli.
Per qualsiasi dubbio o domanda contattatemi pure via mail.

IL BAMBINO PIÙ VECCHIO DEL MONDO
(racconto di Giorgio Marconi)
- In qualsiasi posto nel mondo, Marzo 2095 -
Il mondo non era lucido. Non tutto, non in maniera uniforme. Neanche caldo e privo di rumori.
Così lo aveva sempre creduto fin da quel giorno di Giugno del 1943, quando aveva visto la luce.  Non c'era sempre vetro tutt'intorno. Questo non lo aveva mai saputo. 152 lunghi anni. La sua vita.
Vita? Forse.
Ora non ne era più così certo. Solo poche ore. Non si sentiva bene.
Bene? Forse.
Non si sentiva come si era sentito nel corso di tutti gli anni precedenti, ogni singolo giorno di quegli anni. Malattie. Cosa? Malattia era un concetto che non comprendeva. Tanti concetti non comprendeva. Mai era stato malato, sino allora. Non c'erano individui col camice bianco lì in giro. In che strano mondo era capitato. Quella sera la tutrice Cx119 era caduta. Stava male.
Male? Forse.
Era caduta in avanti spingendo inavvertitamente il carrello contro la capsula asettica in cui viveva da… sempre. Il suo mondo. Come poteva sapere di essere oggetto di un esperimento scientifico? Segreto ovviamente: chi avrebbe potuto permetterlo? Un esperimento in corso da 152 anni. Quanto può vivere un uomo preservando il suo organismo da qualsiasi effetto degli agenti esterni? Si può rallentare così l'invecchiamento delle cellule? Lui ne è la risposta. 152 risposte.
Quella sera, però, il suo tiepido grembo si era rotto. Paura. Mai tanto terrore allo stato puro! Che fare? Solo. Per la prima volta davvero solo. Era uscito. Camminava. Quante correnti.
Aria? Forse.
Si sentiva impacciato. Barcollava. Aprì una porta. Altra aria, più forte.
Vento? Forse.
Era uscito all'aperto. L'edificio rettangolare, grigio era al centro di una radura in aperta campagna. Quante lucine in alto. Doveva essere il cielo.
Cielo? Forse.
Perché gliene avevano solo parlato? Quanto era bello. Freddo. Però splendido. Non lo sapeva, ma aveva l'aspetto di un bimbo con il capo molto grosso rispetto al corpo. Pochi ciuffi grigiastri sopra un campo di efelidi. Un bambino. Sembrava il bambino più vecchio del mondo.
Era alto poco più di un metro e mezzo. Piccolo contro la natura tutta. Non sapeva dove andare. Camminava così sospeso fra lo stupore per ciò che vedeva e il terrore più cieco. Indossava i soliti pantaloncini beige con l’elastico in vita, che lo coprivano fin sopra le ginocchia, una camiciola bianca a maniche corte e un paio di ciabatte aperte dietro. Nel Suo mondo non c’erano mai sbalzi di temperatura. Tutto era sempre avvolto da un tepore costante. Tossiva. Sentiva freddo, tanto freddo. Gelo? Forse.
Non aveva anticorpi. Mai gli erano serviti in 152 anni. Ed ora di certo non potevano fronteggiare un attacco così violento. La testa gli doleva. Tutte sensazioni nuove. Mica tanto piacevoli. Però che meraviglia i cespugli, le foglie, i fiori. Li aveva visti solo sui libri.
Era convinto che esistessero lì. Lì soltanto. Che fossero invenzione degli uomini, anzi, dei suoi tutori. E quel faro in mezzo al cielo.
Luna? Forse.
Così grande e luminosa. Cosa c'era di più splendido? Era incredibilmente stanco. Aveva camminato per ore. Il buio stava facendo posto al chiarore dell'aurora.
Alba? Forse.
Rantoli rochi di catarro frammisti a sospiri di ammirazione: il suo primo sorger del sole. L’ultimo. Le gambe avevano ceduto.
Era arrivato su un sentiero sterrato. Quando l'asfalto aveva preso il posto di ghiaia e terriccio era caduto la prima volta. Aveva battuto il ginocchio destro. Si era rialzato a stento. Poche decine di metri e, mentre, il sole si era impadronito della volta celeste, era crollato privo di forze. Il ginocchio destro pulsava e una macchia violacea era comparsa. Sentiva mancargli l'aria. Piangeva. Questo lo aveva fatto tante altre volte però, durante le solitarie notti nella capsula. In quei momenti sentiva mancargli qualcosa. Non avrebbe saputo dire cosa, però piangeva. Ora piangeva di nuovo, stavolta di dolore e angoscia. Voleva tornare nel Suo mondo, dietro quel vetro, da dove tutto sembrava lucido, caldo e silenzioso. Un cane latrò. Si tappò le orecchie. Pochi minuti e le liberò. Tonfi, lievi, rimbalzanti.
Passi? Forse.
Non ebbe la forza né il coraggio di voltarsi. La ragazzina poggiò lo zaino con i libri accanto a lui. Così, ripiegato su sé stesso, sembrava un bimbo che si era perso in preda a una crisi di panico. Così pensava Claudia. Quante volte aveva trovato quei discoli dei fratellini in quelle condizioni. Si accovacciò vicino a lui. Il bimbo più vecchio del mondo lo percepì. Sentì la presenza di un essere umano accanto. Senza un vetro a dividerli. Qualcosa di nuovo, morbido sfiorò la sua mano. Qualcosa teneramente gliela strinse.
Dita? Forse.
Non dita gommose in asettici guanti. Qualcosa di setoso, caldo. Si volse. La ragazzina gli sorrise. Non mostrò paura o repulsione nel guardarlo. Disgusto che a volte gli era sembrato di avvertire nelle persone che si erano occupate di lui. Tossì. Stavolta gli uscì un fiotto di liquido rosso.
Sangue? Forse.
La ragazza gli pulì la bocca con un fazzoletto. Non disse nulla. Lo rovesciò delicatamente e rimase seduta in terra, gambe incrociate, tenendolo in grembo. Respirava affannosamente. Sempre più a fatica. Che sensazione @!ç#°§*@!ç#°§*@ si sforzò, ma non aveva termini per descrivere il sollievo che stava provando. Piacere. Dolore. Sentiva che stava per finire qualcosa. Non aveva paura, però.
Era la fine?
Morte? Forse.
Nessuno gli aveva detto che morire era una cosa così fantastica. Aveva dolore in petto. Bruciava. Era tutto un brulicare di vermi bollenti e acuminati. Tremava di brividi in tutto il corpo che reagiva ai primi microrganismi che lo invadevano dopo "secoli" di sterile isolamento. La ragazza lo stava carezzando tra i radi capelli, le lentiggini e le rughe del suo buffo testone. Fresca. Calda. Fresca. La febbre gli infuocava le guance, le tempie, gli zigomi. Quella mano setosa carezzandolo lo rinfrescava, infondendogli al tempo stesso un calore a lui sconosciuto. Che bello morire, pensò. E fu l'ultimo pensiero a sfiorare il suo intelletto. Spirò. Sorridente. Felice. La morte era davvero una cosa meravigliosa. Quelle carezze anche. Erano la cosa più preziosa che potesse concepire. Forse non aveva compreso l’immensità di quanto gli era stato negato.
Però quel calore buono l'aveva capito.
AMORE? Forse…
Sì!

NOTA IMPORTANTE: Vi segnalo che altre tre copie della stessa raccolta sono in palio sul blog di Lady Debora, Happy Red Book quindi chi volesse può fare due tentativi di vincere il libro. Se volete partecipare anche all’altro giveaway cliccate QUI.

Vi bastano le sorprese? E allora, buona lettura e commentate, commentate, commentate.
Passo e chiudo J

6 commenti:

  1. Ciao Lo' ^_^ come hai detto tu nella recensione del libro "D'odio, d'amore e d'altro ancora" è difficile trovare racconti scritti bene che ti lasciano dentro qualcosa, perchè un racconto non può essere lunghissimo e in poche pagine deve riuscire a darti quello che un libro fa gradualmente con un numero di pagine maggiori... ma Giorgio Marconi ci riesce in una maniera talmente semplice, talmente magistrale che ti lascia soddisfatta e vorresti che non fosse aggiunta un'altra parola perchè è perfetto così.... e questo racconto ne è la prova in poche righe riesce a farti emozionare e stringere il cuore e provare tenerezza...

    happyredbook@hotmail.it

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  2. Bellissima iniziativa, Lorenza!

    Dopo lo spaesamento iniziale, causato dalle prime righe che ho riletto più volte, ho bevuto il resto tutto d'un sorso. Bello, malinconico, tenero e con un finale struggente e assolutamente inaspettato.
    Mi farebbe piacere leggere il resto della raccolta :)
    Ti lascio la mia mail: nonsonoimmaginario@gmail.com

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    1. Grazie per la partecipazione. Ero sicura ti sarebbe piaciuto il genere ^_^

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    2. Chiedo venia, mi ero completamente dimenticato di inserire il banner sul blog! :/ Ho appena rimediato!

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  3. wow... ho letto il racconto tutto d'un fiato.. Il punto in cui il bambino esce e inizia ad ammirare ogni piccola cosa mi ha fatto riflettere.. Siamo circondati da moltissime belle cose ma quasi mai le apprezziamo.. Siamo sempre di fretta, indaffarati.. In pochi si fermano a guardare un'alba o un tramonto.. In pochi si prendono il tempo di ammirare la natura.. Diamo per scontate molte cose solo perché sono lì tutti i giorni.. è un po' triste.. :(
    Mi ha lasciata un po' perplessa il comportamento della ragazza, invece.. E anche che nessuno dei tutori si sia accorto immediatamente che il bambino era uscito..

    mail: citylive@hotmail.it

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    1. Brava laddy91, sei arrivata giusto in tempo! Mi fa piacere che ti sia piaciuto il racconto... sai che hai proprio ragione? E' un peccato che troppe volte ci dimentichiamo di guardare quello che ci circonda :)

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