venerdì 7 settembre 2012

Recensione de "Il circolo delle giovani vedove" di Jill Sooley

Editore Giunti
Pagine 320
Euro 14,90
TRAMA:
Prissy Montgomery non ha esattamente un matrimonio scoppiettante. Da mesi infatti tutte le sue forze sono concentrate per evitare rapporti sessuali con suo marito. Nessuna ragione precisa, è solo che da un po’ di tempo non può fare a meno di vedere Howie attraverso una lente deformante che le rende fastidioso persino il modo in cui mastica. Figuriamoci il resto! Così, tra un raffreddore stagionale e un’infezione particolarmente tenace, finora se l’è cavata più che bene. Ma questa sera sembra proprio inevitabile: Howie l’attende al varco per parlare e... chissà cos’altro. Al rientro dal lavoro, però, pare tutt’altro che intenzionato a passare una serata romantica. E quando pronuncia la parola “divorzio”, lei rimane letteralmente di stucco. Comincia da qui l’esilarante avventura della giovane Prissy che, nel tentativo di voltare pagina, torna nel paese in cui è cresciuta, dove ritrova le due amiche d’infanzia, entrambe – nemmeno a farlo apposta – vedove da pochissimo. E cosa c’è di meglio che unire le forze in tempi difficili? E magari far fruttare in qualche modo una vera o presunta “vedovanza”? Prissy, Lottie e Georgia – insieme alla terribile mamma di Prissy – sono le irresistibili eroine di questo romanzo, battagliere nonostante tutto e cattivelle quanto basta, ma con il cuore spalancato sulla vita. Si ride fino alle lacrime, si piange col sorriso, si fa il tifo. Una commedia che mette istantaneamente di buon umore.

Per togliere ogni dubbio, parto dicendo che questo libro mi è piaciuto tantissimo, ma non è stato ciò che mi aspettavo al momento dell’acquisto. È stato definito “esilarante”, se ne è detto che “si ride fino alle lacrime” e io rispondo “?????????????”.
Come spesso mi succede, mi sono chiesta se chi mette i commenti ai libri li legga davvero o si fermi alla trama cercando di trarre le sue conclusioni… e in questo caso temo sia buona la seconda!
Non ho riso per niente (al massimo ho sorriso, ma non per la comicità) e definirei questo romanzo tutto fuorché “esilarante”. Anche il modo in cui viene presentata la sinossi vuole presentare un libro divertente e ironico… ok che ciascuno ha una sua reazione personale nei confronti delle storie narrate, ma io non riesco a farlo rientrare in queste categorie!
A parte questa introduzione all’insegna della critica, torniamo a parlare del “Circolo delle giovani vedove” che ho letto io: un libro al femminile, che fa riflettere e che commuove.
Le protagoniste, nonché voci narranti, sono tre: Prissy (a cui il marito chiede il divorzio dopo averla tradita), Lottie (il cui marito alcolista e depresso si suicida) e Georgia (vedova da ormai cinque anni a causa di un incidente stradale). I capitoli passano dall’una all’altra facendo conoscere al lettore gradualmente le loro storie e le loro emozioni. Emergono rapidamente tre donne completamente diverse tra loro, con generi diversi di dolore da affrontare, ma che finiranno con l’avvicinarsi proprio grazie alle loro differenti esperienze.
Accanto a Prissy spicca il personaggio dell’anziana madre Clara, che la riaccoglie in casa la figlia abbandonata dal marito e il nipote quattordicenne. Sarebbe stato curioso avere anche il punto di vista di Clara in prima persona, ma la vediamo solo da fuori e, per quanto nasconda sotto l’eccentricità un cuore grande, per buona parte del libro è un’insopportabile stronza capricciosa, irritante, bisbetica e un po’ fuori di testa! Ma se non fosse per lei la maggior parte degli eventi non si sarebbe verificata.
Mentre Clara inscena la morte del genero Howie per evitare che la gente sparli, Prissy deve venire a patti col dolore dell’abbandono: da mesi trovava difetti nel marito e cercava di evitare il sesso con lui, ma non aveva mai pensato che il matrimonio fosse finito. La doccia fredda che riceve però la porta a ripensare ai momenti belli, a tutte le emozioni che si sono smarrite nella quotidianità del rapporto moglie-marito, rendendo la vita insieme una mera abitudine, grigia e sterile: dare le persone per scontate finisce col renderle invisibili, solo un’ombra costante nelle giornate e nelle notti che si susseguono imperterrite. Inoltre Prissy ha anche un figlio adolescente (insopportabile come solo i peggiori adolescenti possono essere!) che le rende tutto più difficile, senza mai dimostrarle un minimo di appoggio o di affetto.
Dall’altra parte conosciamo Lottie, anch’essa madre di un’adolescente (che in questo caso dà però un’immagine più positiva della sua età), reduce dal suicidio del marito che, contrariamente a quello che pensa la gente, ha segnato l’inizio della sua rinascita come donna: anche lei ripercorrerà i ricordi e le scelte che l’hanno portata a sposare Ches e non tutto sarà terribile, ma nulla può cambiare il fatto che il matrimonio fosse stato un errore… non avrebbe mai potuto essere felice con un uomo come lui. A volte le scelte che si fanno, ci fanno ritrovare in gabbie che ci siamo costruiti con le nostre mani e da cui non riusciamo o non possiamo più fuggire, finché anche il desiderio di fuga muore.
Infine c’è Georgia, il personaggio che più mi ha intenerita: il suo era un matrimonio perfetto, con un uomo perfetto che altri non era che la sua anima gemella… una fortuna che pochi riescono ad avere, ma che Georgia ha pagato a caro prezzo, quando l’amore della sua vita è morto improvvisamente. Quando incontriamo Georgia per la prima volta è vedova già da qualche anno, ma il dolore e il vuoto lasciati dal defunto marito sono ancora vivi come il primo giorno: è una donna che non è mai riuscita a voltare pagina e vive ancora dei ricordi di ciò che fu per permettersi di affrontare la vita di tutti giorni.
Ora ditemi voi: in quello che vi ho raccontato fin qui, trovate forse qualcosa di esilarante? Io no! Ma sono davvero contenta così, perché le esperienze e i dolori descritti da Jill Sooley non meritavano di essere sbeffeggiati, bensì narrati con realismo e delicatezza, conditi con un una dose di ironia sufficiente a fare del romanzo una lettura non troppo pesante o impegnata … alla fine non c’è nulla che non potrebbe capitare a chiunque (a parte il finto funerale, che non è stato comunque comico). Le vicende di queste tre donne si intrecciano con moderazione: non si viene a creare un Club privato ed elitario, piuttosto si avvicinano gradualmente e con circospezione, cercando di capire come affrontare le loro situazioni reciprocamente.
A questo punto manca ancora una buona metà del libro, dove tanti eventi cambieranno le vite di tutte le protagoniste femminili, ma se mi addentrassi oltre rischierei di svelare troppo e sarebbe un vero peccato.
Anche se finora non ne ho parlato abbiamo anche dei personaggi maschili (ovviamente secondari), a cui l’autrice è riuscita comunque a dare lo spessore sufficiente per renderli “veri”, calcando solo un pochino la mano sul fratello di Prissy la cui volgarità nel parlare a volte sembra superflua, in un libro che è tutt’altro che sboccato.
Certo può essere che sia io ad aver letto il libro in chiave sbagliata, ma onestamente non avrei voluto leggerlo diversamente, perché così l’ho apprezzato molto più di quello che mi aspettassi: ho provato a ripensare alle parti che forse avrebbero dovuto essere comiche e a rielaborarle per ridere, ma tutto ciò che circondava queste situazioni “divertenti” mi ha fatto decidere che un sorriso (come dicevo all’inizio) era sufficiente.
Non è un libro per chi cerca  qualche risata di gusto, ma sicuramente è adatto per chi cerca una storia di vite realistiche, con le sofferenze e i ricordi che tutti accumulano negli anni; per chi cerca un racconto che insegni che non è mai troppo tardi per continuare a sperare e che, per quanto banale, finché c’è vita, c’è speranza perché solo la morte toglie ogni possibilità di cambiare le cose; e per chi ha voglia magari di commuoversi anche un po’… come, non mi vergogno a dirlo, ho fatto io!
Adoro i romanzi e i personaggi capaci di emozionarmi, soprattutto quando non me lo aspetto, e che lasciano dietro di se un bel ricordo: “Il circolo delle giovani vedove” ha colpito nel segno quindi merita un bel voto.
L’ultima cosa che voglio dirvi è che “il circolo” che da il titolo alla versione italiana (l’originale tradotto era semplicemente “Le vedove di Paradise Bay”) esiste davvero nel corso degli eventi narrati, ma è qualcosa di secondario per la maggior parte del tempo. Non ve ne ho parlato perché verso la fine avrà un ruolo importante e non voglio spoilerare, ma non volevo pensaste che fosse solo nel titolo!
E con questo ho finito... a presto :)

VOTO:

2 commenti:

  1. Bè mi hai convinta a pieno con la tua recensione.. spero di riuscire a prenderlo presto ^_^ comunque anche io mi sono sempre chiesta se li leggono i libri prima di scrivere oppure lo fanno leggendo la trama perchè a volte, come in questo caso, scrivono certe scempiaggini che ormai io non li leggo neanche più mi limito al titolo del libro e la trama..

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    1. Hai proprio ragione! In effetti credo che inizierò anch'io ad evitare i commenti: meglio crearemi un'opinione leggendo :)

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