Editore Sperling & Kupfer
Pagine 436
Euro 18,90
TRAMA:
Ben ha nove anni e una famiglia complicata: un padre mite e remissivo, una sorella adolescente in preda ai primi turbamenti amorosi, una madre fredda e troppo concentrata su sé stessa, che lo costringe a fare cose che lo terrorizzano. Come andare dal nonno Ralph, un uomo violento, oppure sbrigare delle piccole commissioni presso il viscido signor Patterson. Così, un giorno, decide di punire i genitori in un modo terribile: scomparendo. Ben si rifugia nella soffitta di casa e, dalle fessure nelle travi di legno, osserva lo svolgersi della vita sotto i suoi piedi. Vede i genitori passare dalla rabbia alla disperazione, spia i loro movimenti, ascolta le loro conversazioni e, così facendo, scopre i piccoli sporchi segreti che si annidano nella famiglia. Il desiderio di vendicarsi sarà irresistibile... Un thriller cupo e claustrofobico, paragonato ai romanzi del miglior Stephen King: una storia inquietante, che spiazza il lettore con un finale da brivido.
La prima parola che ho pensato una volta chiuso questo libro è stata “caspiterina” (sì ok, lo ammetto: in realtà la mia esclamazione conteneva una doppia Z, ma non mi sembrava il caso di usarla per iniziare una recensione). Giunta all’incirca a metà libro ero convintissima che avrei assegnato a questo titolo 2 tristi gufetti, malgrado le aspettative medio-alte: i gufi invece si sono moltiplicati… ma andiamo con ordine.
Il libro parte senza fuochi di artificio, ma permettendo ai lettori di entrare nella storia passeggiando pigramente, senza fretta… nessuna fretta… praticamente al rallentatore: questo per dire che la prima parte del libro è lentissima e mi ha annoiata terribilmente, tanto che più di una volta ho pensato di iniziare un altro romanzo da alternargli, perché mi capitava di non avere nemmeno voglia di aprirlo (io che preferisco fare altro, piuttosto che leggere? Gravissimo!).
Sono svariati i personaggi che attraversano questo thriller e a volte mi sono chiesta e “questo chi è?” “Che c’entra con Benjamin?” Che mi frega di quello che fa (per chi lo ha già letto parlo di Matt e Randy)? Ho avuto l’impressione che l’autore divagasse troppo, come se stesse uscendo dal sentiero segnato per addentrarsi tra le erbacce… ma Federico Axat è molto furbo e seguiva eccome una strada precisa, solo che io non ero ancora in grado di vederla e sono convinta che fosse proprio sua intenzione fare in modo che i lettori lo seguissero disorientati, chiedendosi “ma tutto ciò dove porta”? Anche le parti dedicate a Benjamin, dopo un inizio normale (per quanto possa essere normale un bambino che si nasconde in soffitta facendo credere alla famiglia di essere scappato), cominciano a prendere una piega leggermente delirante che faticavo a seguire.
Ma io ho sempre avuto la testa dura e quello che odio di più è lasciare un libro senza finirlo, quindi mi sono intestardita e ho continuato a leggere… e leggere e leggere fino a quando mi sono resa conto che macinavo pagine su pagine col fiato sospeso senza voler smettere!
La seconda metà del libro recupera tutta la lentezza della prima parte: all’improvviso mi sono accorta che qualcosa non andava e la storia stava prendendo una piega completamente imprevista (premetto che a parte la trama, non mi ero minimamente interessata a leggere recensioni del romanzo, perciò tutto ciò che mi sono trovata davanti era una totale sorpresa). Forse quello che avevo letto fino a quel momento andava analizzato sotto un punto di vista diverso e anche il fattore soprannaturale si è fatto strada nella mia mente e in quella di alcuni personaggi.
La smania di scoprire tutto ciò che non era chiaro e che necessitava una spiegazione mi spingeva a continuare la lettura veloce come un treno… e la sensazione è stata proprio questa: viaggiare su un treno lanciato in discesa privo di freni, senza sapere dove mi avrebbe condotta!
L’epilogo è stato un vero colpo di scena: per quanto l’autore faccia nascere gradualmente nel lettore il dubbio che qualcosa è sfuggito, quando ho scoperto la verità sono letteralmente caduta dal pero.
Insomma dopo aver arrancato nella prima metà… ho esultato per aver affrontato l’ostacolo e aver permesso a questo romanzo di coinvolgermi e stupirmi. Federico Axat ha creato davvero un libro originale e inquietante che vale la pena leggere. E forse vale anche la pena leggerlo due volte: non appena finita l’ultima pagina, sono tornata indietro e ho cercato tutte quelle parti relative a Benjamin che avevo faticato a capire e, con la consapevolezza delle verità ormai svelate, tutto ha acquistato un senso… ogni cosa perdeva la veste di allucinazione e stranezza e diventava reale e comprensibile.
Ovviamente consiglio veramente questo libro e, se come me incontraste difficoltà nella prima parte, fidatevi che vale la pena continuare. L’autore ha dimostrato un gran talento e sono certa che quando rincontrerò il suo nome sotto un titolo, leggerò di sicuro il suo romanzo.
Per concludere, visto che la seconda metà del romanzo è stata talmente coinvolgente da ripagare la lentezza dell’inizio Benjamin si merita 4 bei gufi.
E con questo ho finito anche per sta volta.
Passo e chiudo J
VOTO:
Lo voglioo :P Ahahaha, l'inizio della recensione mi ha fatto morire: "caspiterina". Anche un'amica mi ha detto che il finale ha cambiato tutte le carte in tavola. Spero di riuscire a comprarlo presto!
RispondiEliminaBella recensione, sì sì! E confermo ciò che già ti avevo detto: lo voglio!!! :)
RispondiEliminaGrazie! Sono convinta che ti piacerebbe :)
Eliminaecco, mi hai aumentato la voglia di leggerlo!! ^_^
RispondiEliminaSono molto contento di questa recensione del mio romanzo. Grazie mille! Ho intenzione di pubblicala sulla mia pagina Facebook. Saluti!
RispondiEliminaGrazie a te! Per me è una grande emozione :)
Eliminaho letto questa recensione dopo aver letto Benjamin ed è perfetta
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