Editore Edizioni R.E.i.
Pagine 190
Euro 5,00 (ebook) – 14,00 (cartaceo)
TRAMA: Quando tutto iniziò, fu inevitabilmente il caos. I morti risorsero e attaccarono i vivi, diffondendo con un solo morso il contagio. L'umanità non riuscì neanche a immaginare l'enormità della catastrofe che stava vivendo. Prima di riuscire a comprendere che i risorti dovevano essere immediatamente abbattuti, oltre tre quarti della popolazione mondiale era già stata contagiata. I morti viventi avevano invaso il pianeta e la pandemia dilagava inarrestabile.
Oggi tutte le Autorità mondiali sono incapaci di reagire, annichilite dal caos e dall'orrore che devasta i continenti. E' l'apocalisse! Ma in Italia, in una piccola provincia del Lazio, un manipolo di Carabinieri resiste e sferra un attacco impetuoso e folle alla morte che cammina. Li comanda il Colonnello Furia, un ufficiale controverso, violento e amorale, determinato a fare di tutto pur di far sopravvivere l'umanità... anche a costo di perderla del tutto.
VOTO:
INCIPIT: in questo caso non vi metto l’incipit perché è quasi un copia incolla della trama.
Se avete l’impressione che vi abbia parlato da poco di questo romanzo, non vi sbagliate. Solo una settimana è passata dal post di segnalazione (QUI), ma quando l’ho ricevuto non sono riuscita a resistere e appena terminato uno dei tre libri che leggevo in quel momento, mi ci sono tuffata con mani e piedi ed ha monopolizzato completamente la mia attenzione fino a che non l’ho finito.
Ho iniziato Diario di guerra contro gli zombie domenica in tarda serata, pensando di dare giusto un’occhiata alle prime pagine e invece sono rimasta imprigionata finché il sonno non mi ha colta ancora con il libro in mano. Poco dopo le 3 di notte mi sono svegliata, ancora con il Diario in grembo, dopo un sogno in cui mi trovavo in un ospedale nel momento esatto in cui l’apocalisse stava iniziando e cercavo di scappare per le scale senza riuscire a trovare l’uscita, terrorizzata che gli zombie riuscissero ad entrare prima che io potessi uscire… secondo voi cosa significa? Facile! Che anche da addormentata non avevo abbandonato le pagine del libro di Furia. Tanto che malgrado l’ora tarda, mi sono rimessa a leggere per un’altra mezzora.
Inutile dirvi che ieri alla prima occasione ho ripreso in mano il libro e non l’ho riappoggiato più fino all’ultima riga. Questa lunga introduzione è per spiegarvi quanto potere magnetico abbia esercitato questo romanzo su di me.
E ora vediamo se riesco a spiegarvi il perché.
Prima di tutto “diario” non è proprio la definizione adatta. Non aspettatevi nessun protagonista che narra le sue vicende passo passo, prendendo appunti su un quadernino mentre gli eventi evolvono. Diario di guerra contro gli zombie è una raccolta postuma di documenti, dialoghi registrati, rapporti e comunicazioni scritte che riguardano il primo anno dell’apocalisse. La voce dominante è quella del capitano Nicola Furia che, aiutato da un manipolo di carabinieri di Rieti, mette in atto un vero e proprio piano di guerra contro i morti viventi che cercano di prendere il sopravvento in ogni parte del mondo, spinti dalla sola pura e feroce fame che caratterizza questi mostruosi ex-esseri umani.
Le azioni del capitano Furia sono volte verso un unico obiettivo, salvare tutto il salvabile e ricostruire dalle ceneri. I suoi scopi si amplieranno sempre più e gli intenti sono più che degni di stima… sono i mezzi utilizzati che più volte sono discutibili e deprecabili. La prima cosa a cui Furia rinuncia, il giorno in cui la fine incomincia, è anche l’unica che gli avrebbe impedito di assolvere fin in fondo il ruolo che ha deciso di assumersi, visto che nessuno sembrava in grado di farlo: l’umanità! Pietà ed emotività non gli avrebbero mai permesso di prendere le decisioni necessarie alla salvezza sua e dei suoi uomini e di dare gli ordini che nessuno avrebbe mai pensato di dare.
Nicola Furia racconta le sue imprese, le tattiche adottate e le scelte fatte nella sua lotta contro i morti viventi con freddezza e cinismo, senza cercare perdono o giustificazioni… sa che non c’è redenzione dopo aver superato un certo limite, ma rifarebbe tutto da capo nello stesso modo perché non esistevano metodi alternativi per contrastare il dilagare del contagio. Le parti narrate direttamente da lui sono i resoconti di guerra che il capitano pubblicava su un blog di sopravvissuti e sono anche quelle che ho preferito. Anche tutti gli altri “documenti” che arricchiscono il libro approfondiscono ulteriormente i metodi adottati da Furia e la sua carismatica figura.
Questo eroe/antieroe dovrebbe forse risultare al lettore come un mostro, ma leggendo dove le sue scelte hanno condotto chi lo circondava, non ho potuto fare a meno di apprezzarlo fino all’ultima pagina.
Non voglio addentrarmi più del necessario negli eventi perché una delle cose che maggiormente mi ha tenuta incollata alle pagine era proprio l’ansia di voltare pagina e scoprire fino a dove l’autore ha immaginato che gli uomini possano spingersi per salvarsi.
Vera caserma dei Carabinieri di Rieti |
Ne ho letti tanti ormai di libri sugli zombie e altrettanti sono i film che ho visto, ma quest’opera mi ha colpita particolarmente per svariati motivi. Prima di tutto l’ambientazione italiana, così famigliare e così estranea nella sua versione apocalittica da risultare completamente credibile. La durezza degli eventi narrati e del linguaggio usato, che trasmettono la freddezza del protagonista in modo impeccabile. E poi l’assenza di una spiegazione del contagio: come è iniziato, cosa lo ha causato, da dove è partito? Chissà perché in altri romanzi del genere sembrano dati importantissimi e immancabili, ma in questo caso la loro assenza, la presa di coscienza del presente senza un’analisi dell’origine ha reso tutto quanto particolarmente coinvolgente… se io e voi ci ritrovassimo al centro dell’apocalisse, da normali cittadini che tentano di sopravvivere, magari barricandoci dentro casa, quando ogni mezzo di comunicazione o quasi ci è precluso, quante possibilità ci sarebbero di scoprire “il punto zero”? Probabilmente nessuna, perché tutti quelli che potrebbero dare risposte alle nostre domande, sarebbero morti e risorti prima di poterlo fare.
Ma quello che più mi ha rapita di questo libro è la lucida analisi della natura umana… l’uomo è capace di imparare dai propri errori? La storia è piena di lezioni che a oggi l’umanità avrebbe dovuto imparare per evitare di incappare negli stessi sbagli, ma in realtà i difetti che ci caratterizzano prima o poi finiscono con il riemergere: la storia umana è come un cerchio, prima o poi percorrendone la circonferenza si ritorna al punto di partenza e tutta la strada fatta è praticamente inutile… quindi l’apocalisse potrebbe essere l’unico modo per spezzare questo ciclo! Forse bisognerebbe lasciare che gli zombi prendano il sopravvento e popolino la terra al posto nostro, almeno loro sono coerenti, guidati solo dalla loro unica famelica pulsione. È ovvio che non sarebbe mai la scelta che farei in caso della fine del mondo, ma questo cinismo nasce proprio dalla lettura di questo diario di guerra, perché Nicola Furia (sia l’autore che il protagonista) è riuscito a farmi riflettere su molte, troppe cose che a posteriori non sembrano così sbagliate (un esempio lo trovate in una delle due citazioni in fondo alla recensione, ma è solo il primo di una lunga serie che ho incontrato nel corso della lettura). Alla fine mi sono ritrovata a fare il tifo per l’unico uomo che aveva rinunciato ad anima e cuore in nome della causa, finendo per risultare spietato, amorale e disumano al pari dei mostri che combatteva… ma mano a mano che l’epilogo si avvicinava non ho potuto evitare di capirlo in un certo qual modo e di entusiasmarmi per un finale che mai e poi mai avrei immaginato e che non avrebbe potuto essere più esaltante di così.
A mente fredda, mi sono resa conto che nel libro non ci sono tantissime scene particolarmente splatter, con fiumi di sangue e descrizioni accurate di mostri in putrefazione, ma questo non lo ha reso meno crudo… sono gli eventi a trasformare questo romanzo in uno spietato resoconto di una guerra.
Io personalmente ho trovato questo titolo minuziosamente curato in tutti dettagli e scritto in modo impeccabile, con una padronanza di linguaggio che ammetto non mi aspettavo da un diario di guerra. Ho particolarmente apprezzato lo stile di Nicola Furia e sono certa che se dovesse pubblicare altre opere non me le farò assolutamente scappare. Quindi, se amate le storie di zombie come me, questo è proprio un libro che non vi dovete perdere. Appena ne ho scoperto l’esistenza ho avuto la sensazione che non ne sarei rimasta delusa, ma mai avrei sperato in un tale entusiasmo… gli zombie non finiscono mai di stupirmi :D
Prima di concludere vi voglio spiegare perché, malgrado il mio elogio spassionato, Diario di guerra contro gli zombie non si è guadagnato il voto pieno. La causa è l’unico difetto che ho riscontrato in questa lettura, ossia una parte in cui (in circostanze che non sto a spiegarvi) l’apocalisse in corso viene confrontata con svariati passi della Bibbia e del Vangelo, riscontrando inquietanti similitudini. Ricordate Romero? “Quando non ci sarà più posto all’inferno, i morti cammineranno sulla terra”… l’interpretazione religiosa, in mancanza di altre spiegazioni, può anche trovare terreno fertile per nascere. Ma forse i versetti citati sono stati troppo numerosi e ho trovato quella parte, per quanto estremamente interessante, un po’ noiosa rispetto a tutto il resto; senza contare il fatto che per un attimo ho temuto che lo spietato autore/narratore avesse scelto di dare alla storia un’interpretazione che non trovavo minimamente in linea con il libro. Per fortuna ho dovuto presto ricredermi e dopo questo pit-stop, il romanzo ha ripreso un ritmo ancora più serrato (malgrado il dubbio abbia continuato ad aleggiare, senza però trovare conferma)… ma voi sapete che il mio 5° gufetto è molto pignolo, quindi si è rifiutato di comparire sotto il voto.
E con questo direi che mi sono dilungata abbastanza, perciò voi lettori-undead e aspiranti tali segnatevi questo titolo, mentre io passo e chiudo :)
CITAZIONI:
I ricordi non mi abbandonano… girano lenti come zombi nei meandri del mio cervello, si aggrappano ostinatamente alle arterie del mio cuore. Cerco di spegnerli, di annientarli, ma al pari dei morti viventi si ripresentano inesorabili, lenti, inarrestabili.
Ma, poi, voi rimpiangete veramente il passato?
Sentite veramente la mancanza della società nella quale vivevate prima dell’olocausto?
Vi manca così tanto il potere opulento, ipocrita, inamovibile e iniquo che i nostri governanti esercitavano per regolare la nostra vita nella collettività?
Soffrite per l’assenza di quelle regole che proteggevano solo i potenti e i corruttori?
Vi manca sul serio la moralità dei preti pedofili, la saccenza degli intellettuali prezzolati, il finto buonismo degli opinionisti benpensanti, le gesta eroiche dei concorrenti del “grande fratello”?
A me no! … Assolutamente no!
Anzi, ritengo che questa invasione di zombi sia una dirompente opportunità per il genere umano. È come il diluvio universale. Ha spazzato via in un colpo tutta la merda che ci sommergeva.
QUI C’ÈRA UNA TERZA CITAZIONE, MA MI PIACEVA COSÌ TANTO CHE HO DECISO DI POSTARVELA DOMANI CON LA RUBRICA DEL MERCOLEDÌ ^^
Non sono l'unica allora a ritrovare nei sogni i protagonisti dei libri.. in questo periodo, come te, i miei sogni sono popolati dagli zombie! Tra "Walking Dead" e "La notte degli zombie" ormai li vedo ovunque!
RispondiEliminaNon mi farò sfuggire nemmeno questo romanzo!!! ;)
Hehehe! Almeno so di non essere completamente fuori di testa... non sono la sola a lasciarmi così prendere dai libri da sognarmeli di notte :D
EliminaOooh, interessante!!! *___* Una sorta di "World War Z" in salsa italiana, quindi! ;D Le citazioni religiose però un po' mi inquietano... pure nei film di zombie le detesto! XD
RispondiEliminaCitazioni religiose a parte, il libro vale proprio la pena... inoltre ho trovato l'epilogo davvero geniale, una doccia fredda che non avevo proprio previsto. Ovvio che se lo leggi, sono curiosissima di sapere la tua opinione ^^
Elimina