martedì 19 febbraio 2013

Recensione di "Luna" di Francesca Verginella

Editore Smashwords e Amazon
Euro 7,84
Formato ebook
TRAMA:
 Luna nacque in una notte molto particolare, una notte importante. Importante per tutte le Famiglie, per tutti i Mondi. Non era infatti solo la vigilia del giorno in cui suo padre Ledon, generale dell’esercito di Deos, avrebbe condotto le truppe riunite di tutte le razza libere alla battaglia decisiva contro Cron: le stelle indicavano che quella notte sarebbe nata la prescelta.
Di tutto ciò però Narciso non conservava alcun ricordo conscio. La sua vita, la sua famiglia, il suo lavoro non avevano assolutamente nulla al di fuori dall’ordinario. Gli unici momenti fuori dagli schemi erano quelli passati con Ares, un amico che si dilettava a dipingere paesaggi fantastici, ma incredibilmente vicini a quelli che lei spesso vedeva nei suoi sogni. Fu in maniera brusca quanto improvvisa che un uomo, incontrato apparentemente per caso, le disse che l’ora era giunta, che doveva tornare, ricordare, abbandonare tutto, uccidere Narciso e far risorgere Luna.
Le parole dell’uomo, lacerandola dentro, riuscirono alla fine a convincerla a tornare a Solamia, il continente su cui era nata in un altro tempo, in un altro mondo.
Il ritorno non fu però affatto piacevole: la grande Deos, di cui le aveva parlato l’uomo, era in rovine, così come il resto di quella terra, caduta sotto il giogo di Cron. Cominciò a questo punto per Luna un difficile percorso alla riscoperta di sé stessa, dei suoi poteri e della sua coscienza.
Ad aiutarla in questa impresa ci sarà Arat, un giovane guerriero conosciuto tra i sopravvissuti alla guerra, ed un gruppo di “eroi” ed “antieroi” che si unirono a loro strada facendo.

VOTO:
Eccomi alla fine giunta al termine di questo romanzo che vi avevo presentato qualche tempo fa (QUI i dettagli) e che mi ha accompagnata per molti più giorni di quanti mi aspettassi… libro difficile, recensione difficile.
Quando ho preso in mano questo titolo per la prima volta, dopo una scorsa veloce della trama e un’estasiata contemplazione della cover, non so perché ma ero convinta che mi sarei trovata davanti ad uno dei soliti fantasy leggeri, scorrevoli e di facile lettura… non potevo sbagliarmi di più.
I primi dubbi mi sono venuti subito dalle prime pagine che descrivono la creazione del mondo di Solamia (in cui si svolgerà la quasi totalità delle vicende narrate)… alla fine delle quali mi ero resa conto di non aver capito un tubo, con la stessa sensazione che avevo provato anni fa leggendo il Silmarillon di Tolkien (solo che di quello ho capito ben poco fino alla fine!!): quindi ho riavvolto il nastro e ho riletto dal principio cercando di concentrarmi maggiormente. A questo punto la situazione mi era più chiara, ma rimaneva il senso di disorientamento che mi procurava il non riuscire ad entrare in questo mondo completamente al di fuori dalla realtà.
Il respiro di sollievo l’ho avuto quando l’autrice mi ha riportata ai giorni nostri e nella nostra realtà a conoscere la protagonista… ma presto sono finita di nuovo a Solamia, per non uscirne più.
Ma non voglio scoraggiarvi: forse a questo punto vi state chiedendo se non ho sbagliato a mettere i gufetti qui in cima, ma è stato un giudizio che ho maturato nel corso di tutta la lettura.
Purtroppo i fantasy “puri”, quelli in cui viene creato un intero universo di fantasia popolato da personaggi altrettanto fuori dal comune, non rientrano generalmente tra le  mie preferenze perché mi coinvolgono di più le storie in cui ci sono collegamenti e richiami più marcati con il mondo reale, ma una regola ferrea che mi sono sempre posta è “non lasciare mai un libro a metà, perché fino alla fine potrebbe stupirti”.
E in questo caso sono contenta di non essermi arresa perché “Luna” mi ha riservato un sacco di sorprese. Non nego che, come ho detto all’inizio, sia stata una lettura difficile, ma le difficoltà non mi arrivavano da un mancato coinvolgimento, quanto dal fatto che non riuscivo a leggerlo tutto d’un fiato: dopo un certo numero di pagine dovevo passare ad altro per distrarmi o riemergere da Solamia per riprendere contatto con ciò che mi circondava.
La storia narra di Luna, una ragazza che non appartiene a questo mondo e il cui destino è segnato fin dalla nascita. Inizialmente conosciamo la protagonista come Narciso, nome che le è stato dato nel nostro mondo, dove è cresciuta in una famiglia adottiva, e apparentemente sembra una ragazza come tante, forse un po’ più timida, ma la missione che l’attende viene a reclamarla sotto forma di un baraccone da fiera, un labirinto di specchi (che personalmente mi ha sempre creato disagio, figuriamoci adesso!) e da quel momento Narciso scomparirà gradatamente per lasciare posto a Luna, discendente di una famiglia dotata di grandi poteri, i Deoscuridiani, di cui restano ancora ben pochi esponenti a parte lei.
Da questo punto in poi il romanzo entra nel vivo e come ogni buon fantasy tradizionale l’eroina dovrà affrontare un lungo viaggio attraverso il mondo che l’autrice ha creato per lei. Come lettrice, ho viaggiato con Luna attraverso Solamia scoprendo ad ogni pagina nuovi popoli, ciascuno con le proprie peculiarità, e nuovi panorami: in ogni “regione” lo stile di vita è diverso e con esso anche il temperamento delle persone che la abitano, quindi il romanzo diventa anche un viaggio culturale in cui ad ogni nuova tappa si scoprono nuove meraviglie. Avete presente Frodo nel Signore degli Anelli che visita gli Elfi, i Nani, il bosco di Galadriel e via di seguito? Ecco il concetto è quello. Non vi sto dicendo che Luna è paragonabile al romanzo di Tolkien perché credo che nessuno finora (e forse mai in futuro) sia riuscito ad avvicinarsi alla genialità di quest’ultimo, ma la sensazione di stupore nel passaggio da un luogo all’altro è dello stesso genere. Più volte mi sono chiesta nel corso della lettura come possa una mente umana creare qualcosa di così dettagliato e complesso, con nomi e particolari talmente numerosi e bizzarri, senza perdersi per strada…
Di questa autrice avevo già letto un altro romanzo (Hope, Alaska di cui trovate QUI la mia recensione) e mai mi sarei aspettata che la stessa mano che ha scritto un romanzo piacevole, romantico e leggero, potesse dipingere un’opera talmente complessa e articolata come questa Odissea al femminile.
Vorrei potervi descrivere ogni essere che ho incontrato, ma non ne sarei davvero in grado: di ciascuno di loro conservo una fotografia mentale come in un album di ricordi di viaggio, ma solo leggendo il romanzo potrete conoscerli appieno.
Come avrete notato, fin qui mi sono soffermata ben poco sulla natura delle vicende, anche perché un riassunto è pressoché impossibile, posso solo dirvi che la meta del lungo peregrinare è il malvagio e immancabile nemico che vuole regnare su tutte le terre. In questo caso il suo nome è Cron e la sua presenza è sempre costante, come un chiodo fisso, e Luna cercherà di convincere tutti i popoli di Solamia ad unirsi contro il nemico comune. Non vi dirò altro… se volete scoprire di più vuol dire che sono riuscita ad incuriosirvi e vi tocca leggere il romanzo.
Le avventure vissute prima di arrivare alla fine sono veramente innumerevoli e molte spiacevoli (non mancheranno le perdite), ma nel corso della narrazione non è stato questo l’unico viaggio a cui ho assistito: Luna compie anche un percorso tutto suo nel prendere coscienza di chi sia davvero, di cosa sia in grado di fare e di quale sia il suo vero destino; tante volte sarà assillata dai dubbi; spesso rischierà la vita, ma ogni passo avanti la trasformerà in una persona diversa (no in realtà, troverà la sua vera essenza!), tanto che ad un certo punto mi sono resa conto che non c’era più traccia della protagonista iniziale, come se la farfalla avesse spiccato il volo dal baco.
Alla fine di questo lungo peregrinare (fisico e spirituale) mi rendevo conto che l’epilogo si avvicinava e non riuscivo proprio ad immaginarmi cosa potesse riservarmi. Ero certa che avrei affrontato pagine e pagine di un’epica battaglia, ma ormai avrete capito che tutto ciò che ho ipotizzato di questo romanzo si è rivelato falso. Infatti il finale mi ha lasciato talmente a bocca aperta che ho dovuto rileggermelo per essere sicura di aver capito bene… mi prudono le dita dalla voglia di rivelarvelo, ma non si può: fatto sta’ che non avrei potuto prevederlo nemmeno se mi fossi sforzata.
Ma vediamo di giungere al dunque. Luna è un romanzo complesso ed estremamente articolato che di certo non mi sento di consigliare a chi cerca una lettura leggera. Di certo non è una favoletta per giovanissimi. A me ha richiesto impegno e concentrazione, ma ne è valsa davvero la pena. Qualcuno potrà vedere nel corso della narrazione dei richiami a opere già viste, ma sinceramente persone che come noi (almeno alcuni) hanno letto centinaia di libri e visto altrettanti film troveranno sempre delle similitudini più o meno marcate (a volte sono anche volontarie, come tributo alle fonti di ispirazione). Io le ho trovate, ma mai ho pensato che il romanzo di Francesca Verginella fosse un collage di scopiazzature, anzi devo dire di essere rimasta colpita dalla sua capacità  di personalizzare e inventare a ruota libera.
Malgrado la differenza di genere e livello ho comunque ritrovato lo stile poetico di scrittura che avevo già notato nell’altro romanzo: la capacità di accostare le parole creando immagini musicali (vedo già le vostre espressioni così o_O), ossia il dire una cosa anche banale con un giro di parole che la renda speciale (“silenziosa, come il sogno che la notte vaga nella mente di chi dorme”), è gradevole e costante. Solo in alcuni rari momenti mi è sembrata appesantire troppo brani che magari erano già complessi senza fronzoli, ma generalmente mi è piaciuto moltissimo.

Sono rimasta talmente colpita da questo romanzo da aver voluto porre all’ autrice alcune domande sulla sua creazione (che da profana mi sembrava un’impresa erculea) e questo è quello che lei mi ha raccontato:
“La stesura di "Luna" mi ha portato via circa cinque/sei mesi... 19 anni fa. Il romanzo all'inizio l'ho scritto a penna su un paio di quaderni maxi a quadretti. Le pagine erano piene di foglietti incollati qui e lì con le frasi che mi venivano in testa la notte e che, al risveglio, scrivevo freneticamente per non perdere parole preziose. Scrivevo su un tovagliolo in birreria nel bel mezzo della serata con gli amici, sul retro del biglietto del treno mentre tornavo a casa dall'università. Come vedi scrivere "Luna" per me è stato naturale, quasi necessario, e nel momento in cui lo scrivevo mai avrei pensato che qualcun' altro lo avrebbe letto. Tutto è cominciato praticamente per caso, mentre mi trovavo in aula a seguire una lezione di chimica. Mentre la lavagna del professore si riempiva di formule io e la mia amica arieggiavamo il cervello (ormai saturo di composti organici e non) scambiandoci bigliettini: in risposta al prologo del suo romanzo fantascientifico io scrissi l'inizio del primo capitolo di "Luna". La storia si è poi dipanata quasi da sola. Devo dire che all'inizio, in un certo senso, è stato abbastanza facile scriverlo. Quando i personaggi hanno preso forma e le situazioni sono diventate più complesse invece ho dovuto farmi uno schema delle figure che avevo inventato e soprattutto una piantina del mondo che avevo fatto nascere. Il mondo di Solamia riflette paesaggi e luoghi della mia regione, rivisti ed adattati in chiave fantastica. Per la creazione dei Mutati (i mostri creati da Cron) ho sfruttato i miei studi in biologia per immaginare organismi adatti ai diversi ambienti naturali. I personaggi sono spesso delle estremizzazioni di caratteri che conosco direttamente. Nella creazione degli intrecci e delle situazioni ho sempre cercato di immaginare non cosa avrebbe fatto un'eroina "standard", ma a cosa avrei (o non avrei) fatto io o qualche altra persona "normale". Anche le figure "straordinarie" agiscono in maniera normale, relativamente al loro ruolo, ovviamente. Come mi è già capitato di dire: "[...] Luna è una ragazza semplice che nel quotidiano non riesce però a esprimersi completamente, un po' come mi sentivo io ai tempi in cui scrissi il romanzo. E' però una figura positiva: pur nella paura del cambiamento non esita a darsi da fare per cercare di migliorare le cose. [...]"
Quando ho scritto "Luna" ero pressoché digiuna di fantasy, genere che avevo conosciuto in realtà solo attraverso i film (Labirinth, Legend, La Storia Infinita - a cui mi sono permessa di offrire un piccolo omaggio) e le opere di Salgari, di Caroll e da vari romanzi di genere ottocenteschi. Mi sono quindi basata molto sulla mia immaginazione, anche se ovviamente degli influssi indiretti ci sono sicuramente stati.
Il mio intento non era quello di scrivere un romanzo fantasy, ma quello di scrivere un romanzo ad ambientazione fantasy. Ecco allora che le situazioni, i tempi dell'azione e le dinamiche interpersonali sono (o almeno spero che siano) aderenti alla realtà dell'uomo: la guerra è lunga, non può essere combattuta da pochi eroi, non è azione continua; nell'incontro e nell'interazione con popoli sconosciuti (e potenzialmente ostili) fanno capolino il sospetto, il pregiudizio, i tempi morti, ecc.
Come già ti dicevo, tutto si è sviluppato in maniera molto naturale: anche se avevo in mente da subito i passaggi principali della storia, non avevo idea di come questi si sarebbe "materializzati". Scrivere "Luna" è stato un po' come viaggiare assieme a lei.
Il mio rapporto con Luna è molto stretto, anzi, per alcuni aspetti lei è una trasposizione di me stessa: in alcuni casi compie le scelte che avrei fatto io al suo posto, in altri fa invece l'unica cosa che io non avrei fatto. Luna è stata quindi una sorta di alter ego in cui ho potuto realizzare ed estremizzare alcuni aspetti di me stessa, sia in senso positivo che negativo.

Come già ho detto anche a lei… ci sarà un motivo se io leggo e lei scrive XD
Prima di chiudere, vi lascio con una frase che dice uno dei personaggi del romanzo e che secondo me non potrebbe descrivere meglio l’autrice e il suo lavoro:
Dipingo paesi che non esistono, persone che non ci sono, ma che vivono più di noi…”
E con questo direi che è ora di lasciarvi andare, quindi passo e chiudo :)

1 commento: