Editore Piemme
Pagine 420
Euro 17,00
TRAMA:
Amy è una passeggera ibernata sulla navicella spaziale Godspeed. Ha lasciato il suo ragazzo e gli amici sulla Terra ed è partita con i genitori come membro del Progetto Arca Spaziale: si risveglieranno dopo trecento anni su un nuovo pianeta da colonizzare, Centauri. Ma qualcosa è andato storto: qualcuno ha cercato di ucciderla, risvegliandola senza cautele dal suo sonno protetto. E così Amy si ritrova a dover passare senza la sua famiglia ancora cinquant’anni sull’enorme navicella spaziale che sta perdendo velocità, in balia di sconosciuti tra cui si nasconde un assassino che vuole scongelare tutti gli scienziati a bordo, compresi i suoi genitori. L’unico che sembra dalla sua parte è Elder, un ragazzo che presto diventerà il capo della navicella spaziale, e che per quanto sia potentemente attratto dalla sua singolare bellezza, cerca di proteggerla dal resto della comunità e dallo strapotere di Eldest, il capo. Ma Amy può davvero fidarsi di Elder? E quello che prova per lui la aiuterà, o sarà solo un ostacolo alla sua sopravvivenza sulla Godspeed?
Oggi vi voglio recensire un romanzo molto particolare! Across the universe si colloca a metà strada tra un distopico e uno sci-fi, in quanto si svolge in una immaginaria società monoetnica dove le persone guidate da un unico capo, chiamato Eldest (“il più vecchio” in quanto non a caso è il più anziano), vivono con l’unico scopo di lavorare e riprodursi in attesa di raggiungere un nuovo mondo chiamato Terra-Centauri… questa società si trova nientemeno che su un’astronave super attrezzata, la Godspeed, partita dalla terra da oltre due secoli! Interessante vero?
Ma questo è solo una goccia nel mare di questo romanzo perché come in ogni buon distopico che si rispetti, la perfezione e l’ordine apparenti nascondono segreti inconfessabili.
L’equilibrio della Godspeed verrà sconvolto da un evento imprevisto: in un livello di cui solo pochi individui sono a conoscenza vengono conservate delle persone ibernate, il cui viaggio è stato una scelta volontaria e avrebbe dovuto durare 300 anni, fino all’atterraggio sul nuovo pianeta in cui avrebbero aiutato a ricostruire il nuovo insediamento umano. Tra costoro “dorme” Amy che ha scelto di abbandonare la sua vita sulla terra, il suo ragazzo e i suoi amici, per seguire i suoi genitori (una biologa e un esperto dell’esercito) in questo viaggio attraverso lo spazio. Ma qualcosa va’ storto e Amy si ritrova a rischiare di annegare nella sua capsula di ibernazione a causa di un incidente di percorso. Vi immaginate di addormentarvi pensando di svegliarvi su un nuovo pianeta e ritrovarvi invece in viaggio tra le stelle a quasi 50 anni dall’atterraggio?? Uno shock terribile per la giovane Amy che si ritrova sola in un posto dove, a causa dei suoi capelli rossi e della sua pelle chiara, viene guardata come un’aliena solo perché ha una fisionomia diversa da qualsiasi altro abitante della Godspeed, con la consapevolezza che il giorno che potrà riabbracciare i suoi genitori sarà più vecchia di loro… terrificante!
Il romanzo parte col botto fin da subito con un primo capitolo che descrive nel dettaglio il processo di ibernazione a cui sono sottoposti Amy e i suoi genitori: l’angoscia creata da queste immagini è talmente reale da essere soffocante. Dubito che mi sottoporrei mai ad un simile trattamento, lontano anni luce dal rilassante e tranquillo criosonno a cui ci avevano abituati i film di Alien.
Nei romanzi distopici generalmente un ruolo importante riveste il controllo sul popolo e su ogni aspetto della vita delle persone da parte di un’elite selezionata: in questo microcosmo sperduto nello spazio profondo, il controllo è stabilito da un unico individuo che tutti sembrano adorare, ma che fin dalla prime righe in cui l’ho incontrato è risultato decisamente sgradevole e antipatico… il controllo esercitato dall’Eldest è talmente totale da annientare addirittura l’umanità delle persone, rendendole apatiche e prive di emozioni, persino il sesso non esiste se non in una sola “Stagione” programmata per i vent’anni in cui tutti i giovani si accoppiano con l’unico scopo di mettere al mondo la nuova generazione.
La realtà creata da Beth Revis è inquietante, soffocante, opprimente più di molte altre viste in altri romanzi del genere: l’impressione di una totale assenza di speranza per il futuro degli abitanti della Godspeed, mentre loro sembrano rinascere al solo guardare un cielo di stelle finte, rende tutto molto cupo.
Ma non vi ho ancora parlato di Elder, il futuro Eldest, che è la controparte maschile di Amy (il suo punto di vista si alternerà nei capitoli a quello di lei quindi i loro pov sono quelli attraverso cui il lettore vive gli eventi). Il personaggio del futuro “anziano” della nave è piuttosto particolare: un adolescente nato per imparare a guidare il popolo, il cui mentore gli nasconde la maggior parte delle informazioni per mancanza di fiducia nei suoi confronti, che si trova combattuto tra tutto quello in cui ha sempre creduto e la realtà effettiva delle cose, incapace di decidere se la persona che dovrebbe guidarlo è nel giusto o è un folle visionario. È stato appassionante seguire il difficile percorso di Elder e Amy verso la verità, tanto che più si avvicinava la fine, meno riuscivo ad abbandonare la lettura, avida di chiarire tutti i dubbi che avevo accumulato nella prima metà del romanzo.
Quindi un libro a mio parere ben riuscito, con una trama ben articolata e bei personaggi tridimensionali che mi hanno coinvolta e stupita, capaci di scelte e azioni che mi hanno spesso spiazzata (e non parlo solo dei protagonisti, ma anche di altri personaggi importanti per l’evolversi della trama come Harvey, Doc e Orion). Una narrazione scorrevole, che difficilmente potrebbe annoiare, in cui l’autrice dissemina una serie di indizi sulle “verità nascoste” della Godspeed, che hanno aumentato di volta in volta la mia curiosità, tenendomi incollata alle pagine, fino alle incredibili rivelazioni: alcune intuibili, altre davvero scioccanti che mi hanno lasciato con la voglia di conoscere il destino dell’astronave e dei suoi abitanti, che sicuramente verranno svelati nei due prossimi libri di questa trilogia (lo avevate immaginato, no?!).
Vi ho incuriosito? Mi auguro di sì, perché è un titolo che consiglio sicuramente a tutti.
Prima di concludere voglio fare anche una critica, un piccolo particolare che ho trovato superfluo e incomprensibile: l’autrice sembrerebbe aver ricalcato le orme di quelli che per i propri mondi distopici hanno coniato nuove parole (ad esempio James Dashner, autore de “Il labirinto” e dei terribili nuovi termini che nel suo romanzo sostituiscono altri di uso comune… chi l’ha letto sa a cosa mi riferisco), solo che Beth Revis ne ha inventata soltanto una che ritorna spesso nel corso del libro. Questa parola è “frazzo”, che va’ a sostituirne una simile che usiamo noi (basta sostituire l’FR iniziale con una C)… io mi chiedo era necessario? Che “frazzo” di parola è?!?
E con questo direi che posso salutarvi, quindi passo e chiudo J
Cover originale del secondo libro |
Across the Universe series
1. Across the Universe, 2011 (Across the Universe, 2012)
2. A Million Suns, 2012
3. Shades of Earth, previsto per gennaio 2013
VOTO:
QUESTA RECENSIONE PARTECIPA
Lo ammetto, prima non mi attirava molto, ma la tua recensione mi ha incuriosita!
RispondiEliminaPerò... "frazzo"? Stiamo scherzando? XD
P.S. Buon Natale! :)
Sono contenta di averti incuriosita, se lo leggerai mi auguro che ti piaccia... e ti accorgerai che "frazzo" non è uno scherzo o_O
EliminaA me non era piaciuto per niente questo libro!! :(
RispondiEliminaNon vedo l'ora di iniziarlo! Ce la posso fare a smaltire tutti sti libri y___y help!
RispondiEliminap.s. lo so che sembra strano che lascio tutti commenti alla stessa ora a distanza di pochi secondi LOL ma è perchè leggo le recensioni con internet staccato e poi mando i commenti tutti insieme X°D
siccome è la terza o la quarta tua che commento ci tenevo a precisarlo :)
brava! Mi hai dato un'idea per risparmiare tempo sulla chiavetta... leggere le recensioni con internet staccato! Farò così anch'io :)
EliminaLo sto leggendo ora e sto "frazzo" mi sta proprio sul "frazzo". Il classico esempio di come una parola possa rovinare una lettura. Io la prima volta che ho letto di Elder che grida "Frazzo!" ho pensato "starà chiamando qualcuno..." Seee, come no -_-'
RispondiEliminaTroppo vero! Anch'io non avevo capito che era un'esclamazione... orribile XD
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