lunedì 2 settembre 2013

Recensione "Alta marea a Cape Love" di Viviana Giorgi

Editore Emma Books
Pagine 243
Euro 4,99
TRAMA: Gioia, milanese, illustratrice di libri per bambini, è invitata nel piccolo villaggio di Cape Love, sulla costa dorata del Maine, dalla folle e adorata zia Arianna, che la vuole come damigella d’onore alle sue (quinte!) nozze. Anche se zia Ari è sinonimo di guai, Gioia accetta senza sapere che, dopo le strampalate nozze della zia, rimarrà bloccata a Cape Love e dovrà occuparsi dei due cani di zietta (una terranova e un bassotto scatenati), del bookshop di famiglia e del piccolo Jimmy, il figlio del suo nuovo vicino di casa, Sean, uno che farebbe girare la testa anche a una santa. Peccato che Sean abbia già una fidanzata, Grace, tanto bella e famosa quanto detestabile. Se solo zia Ari fosse così gentile da tornarsene a casa sua (che, per la cronaca, è uno stupendo faro sulla scogliera), Gioia potrebbe ripartire per Milano e dimenticare una volta per tutte la notte bollente trascorsa insieme a Sean. O no?
VOTO:
 

INCIPIT:
Tutti dovrebbero avere uno zio d’America.
Io, per esempio, ce l’ho.
Veramente è una zia d’America e, a dirla tutta, non è neppure americana né una zia vera: è solo un’amica di mia madre che da piccola chiamavo zia.
Zia Ari, Ari sta per Arianna.
Una folle, se per questo, zia Ari. Ribelle, estroversa e controcorrente. Un’artista, niente meno. Una pittrice.
Da bambina io fissavo ammirata i suoi quadri strampalati e coloratissimi e poi a casa cercavo di riprodurli con i miei acquarelli. Una volta pure sulle pareti del salotto.
Non avevo ancora compiuto dieci anni che zia Ari, la mia zia preferita, lasciò l’Italia al seguito di Steven, un pilota della US Air Force di stanza a Vicenza. Molto coraggioso, bello e aitante, così lo descriveva mamma, sottolineando ogni singolo aggettivo con un gran sospiro e un’espressione sognante (fatto che già allora non mi sembrava gentile nei confronti di papà), un po’ come quando, raccontandomi una fiaba, arrivava al punto in cui faceva la sua apparizione il principe azzurro. Non che quel sospiro celasse chissà quale delusione, in fondo la vita di mamma non era tanto male, ma certo rifletteva i sogni non sopiti di una donna ancora giovane che aveva rinunciato alla sua carriera di musicista per dedicarsi alla famiglia. E forse al vero amore.
RECENSIONE:
Ecco a voi la prima recensione dopo la pausa estiva. Questa è la prima lettura che ho terminato in questo torrido agosto, lettura che mi ha tenuto una piacevolissima compagnia in due lunghi pomeriggi trascorsi spaparanzata su un divano, che nemmeno con una termocoperta regolata su “era glaciale” avrebbe potuto essere più caldo, e con un ventilatore alla massima potenza puntato addosso. In quelle ore il ventilatore si è presto trasformato nella brezza proveniente dall’oceano, trasportandomi nella meravigliosa Cape Love, su un’isola del Maine dal romantico nome di Heart Island derivato dalla sua forma a cuore… queste non potevano che essere le premesse di una commedia romantica piena di sogni e d’amore. Nel giro di poche pagine avevo già iniziato a desiderare di avere anch’io un’eccentrica zia americana dalle tendenze New Age, e con una casa situata in un faro a picco sul mare! Ancora una manciata di righe e avevo già deciso che, se mai in vita mia avessi la fortuna di trovarmi in un posto come Cape Love, mi ci stabilirei a vivere all’istante. Se l’ambientazione del romanzo non fosse già stata sufficiente, ci è voluto ben poco a prendere in simpatia la protagonista, Gioia, una milanese che si ritrova nella ridente località dove si svolgerà tutta la storia, in occasione del quinto matrimonio della bizzarra zia. A quel punto non avevo dubbi che Alta marea a Cape Love sarebbe stato il compagno ideale per i caldi pomeriggi estivi.

La protagonista è una giovane donna che ha come scopo primario nella vita l’evitare come la peste ogni uomo capace di strapparle un sospiro, perché dietro ogni principe azzurro si nasconde soltanto un orco capace di spezzarti il cuore in mille inservibili pezzettini. Gioia, antieroina per eccellenza, insicura, indisponente nella sua convinzione che rinchiudersi in una torre irraggiungibile sia il sistema migliore per salvaguardare la propria serenità, spesso ottusa e perennemente ingenua, non ha dovuto sforzarsi troppo per conquistarmi. La voce narrante è proprio la sua e vi assicuro che è una voce davvero simpatica, che è riuscita a suscitarmi tantissimi sorrisi e anche alcune risate: la sua irritante cocciutaggine, la porta al centro di equivoci e situazioni imbarazzanti che una persona qualunque, appena un tantino più normale di lei, avrebbe potuto facilmente glissare. In alcuni momenti avrei voluto strangolarla e strapparle gli assurdi paraocchi attraverso cui si ostinava a guardare il mondo, ma il tenero cuore che inevitabilmente la portava a fare la cosa giusta – secondo il punto di vista del lettore, non certo secondo il suo! – è riuscito ad evitarmi di iniziare a detestarla. Perché? Vi starete chiedendo. Perché il suo vicino di casa, Sean,  è niente meno che l’uomo dei sogni di qualsiasi donna, romantico, appassionato, gentile, paziente e pure bello… e lei cerca di resistere a tutte le palesi dimostrazioni di interesse di lui, rischiando di perdere l’unica occasione della sua vita di farsi “salvare da un principe a cavallo” e di lasciare finalmente la sua torre d’avorio!

Ma se la narrazione avesse riguardato soltanto loro due sarebbe stata effettivamente troppo scarna, invece ci sono altri personaggi e altre storie che ruotano intorno a loro: Joanna, l’amica incinta di zia Ari che gestisce l’unica libreria del paese; il vichingo – soprannome ideato dalla stessa Gioia – nonché sindaco di Cape Love che sarà lo pseudo rivale in amore del principe azzurro, in un triangolo amoroso con una punta smussata fin dall’inizio; Grace, la strega cattiva della fiaba nonché promessa sposa di Sean; e – ultimo nell’elenco, ma primo per importanza – Jimmy il figlio di Sean. E altri ancora che hanno avuto solo piccole parti, ma che hanno contribuito a dare un’identità al piccolo paesino che vede lo svolgimento delle disavventure di Gioia. Va da sé che la maggior parte dei personaggi non sono dipinti approfonditamente – il romanzo conta poco più di 200 pagine – ma onestamente non ho sentito la mancanza di questi dettagli. L’unica cosa che volevo, mentre leggevo, era scoprire cosa sarebbe successo la volta successiva che Gioia e Sean si fossero incontrati ^^ Il personaggio del figlio di lui, Jimmy, è un fattore determinante nello svolgimento degli eventi. In lui Gioia trova un piccolo amico, ma anche un bambino spaventato e insicuro che sta cercando di superare un brutto trauma (incredibile ma vero, l’autrice è riuscita a inserire anche argomenti seri nel suo romanzo, senza però appesantire la narrazione). In qualche modo Jimmy è l’alter ego di Gioia: lui cerca di tenersi strette le persone che lo fanno sentire bene e che gli suscitano amore e lo ricambiano, cercando di allontanare quelle che rischiano di minare il suo fragile senso di sicurezza; allo stesso modo lei cerca di tenere a distanza quelli che potrebbero farla stare davvero bene, facendo breccia nel suo cuore, preferendo la falsa sicurezza di persone incapaci di emozionarla davvero. E tra queste due posizioni agli antipodi sarà la più giusta ad avere la meglio… non ho bisogno di dirvi qual è, vero?!?

Gioia è una sorta di cugina tutta italiana di Bridget Jones e di Becky Bloomwood, solo un po’ più responsabile e matura di quest’ultima, simpatica e divertente nelle sue stranezze. La storia che ha da raccontare è forse piena di stereotipi, ma chi l’ha detto che gli stereotipi sono sinonimo di banalità e scarsa qualità di un romanzo? Se le storie d’amore, che sai già fin dall’inizio che finiranno bene, vendono da un’eternità e continuano a farlo tutt’oggi è perché a volte si ha solo voglia di sognare e fantasticare senza dover versare lacrime o lambiccarsi il cervello a seguire trame complicate. Magari l’originalità non sarà la dote più spiccata di questo titolo, ma io l’ho letto con la facilità con cui si beve un bicchierone di acqua fresca quando si è accaldati. Alta marea a Cape Love ha portato nelle mie giornate estive una ventata di freschezza e di buon umore e, senza bisogno di essere un capolavoro intramontabile, è riuscito dove tanti altri romanzi a volte hanno fallito: ad alleggerirmi il cuore.

Quindi lo consiglio caldamente a tutte le lettrici (non mi dà l’idea di un romanzo capace di conquistare il pubblico maschile!!) che hanno voglia di evadere per qualche ora in un luogo da sogno e di vivere una romantica storia d’amore.
E con questo direi che è davvero tutto, quindi -dopo avervi ricordato che aspetto le vostre opinioni se lo avete letto o se vi ho quantomeno incuriosito – non mi resta che una cosa da fare…
Passo e chiudo :)

2 commenti: