lunedì 29 aprile 2013

Dusty Readings #6 - Rovine di Scotth Smith

Anche questo mese sono riuscita tra le varie letture ad infilare un libro polveroso per questa rubrica, come mi ero riproposta all’inizio dell’anno. Il romanzo di oggi è un horror che ho letto più di 5 anni fa, precisamente nel 2007, e che ho scoperto per puro caso. Già allora (in realtà da molto prima!) ricevevo trimestralmente il catalogo Euroclub da cui fare obbligatoriamente un ordine: quel trimestre non avevo trovato nulla che conoscessi e che volessi leggere da ordinare, così mi sono messa a scorrere le trame una per una e mi sono lasciata attirare proprio da questo. È proprio vero che a volte gli acquisti fatti a caso sono i migliori ed è stato così anche per questo romanzo. I dati che vi metto di seguito sono dell’edizione originale di Rizzoli (la mia era l’edizione Euroclub ovviamente):
ROVINE di Scott Smith
Editore Rizzoli (2007)
Pagine 444
Euro 18,50
(9,60 è invece il costo del paperback ancora in vendita sugli store on line)
TRAMA:
IMMAGINA IL MESSICO.
Una vacanza da sogno, tra mare, sabbia, tequila e tramonti da cartolina.
Immagina un’avventura tra amici, sulle tracce di un giovane scomparso nel nulla. La fatica, il caldo, gli insetti, la foresta sempre più impenetrabile.
Immagina di avere, a un tratto, paura. Perché qualcuno ti osserva, ti segue. E inesorabile ti spinge verso l’abisso.
IMMAGINA DI ESSERE IN TRAPPOLA.
Allora sarai un animale che lotta per la salvezza. Contro tutti, senza regole, senza certezze, senza pietà. A tredici anni dallo straordinario successo di Un piano semplice, Scott Smith torna a sedurre i lettori con un thriller psicologico intricato e crudele, assolutamente perfetto. Un viaggio solo andata per l’inferno, con vista panoramica sull’orrore che è dentro ciascuno di noi.
VOTO:

La prima volta che ho letto Rovine non sapevo bene cosa aspettarmi, ma la lettura si è presto rivelata ipnotica tanto che non riuscivo a staccarmene fino a notte fonda!
Chiedo scusa fin da ora, ma per parlarvi di questo titolo alcuni SPOILER sono inevitabili.

Immagine presa dal film

Come vi ho anticipato all’inizio si tratta di un horror, di quelli in piena regola, ma quello che lo distingue da tanti altri del genere è il mostro che la fa da padrone: una pianta! Una pianta capace di riprodurre suoni e voci, capace di muoversi, catturare, stringere, soffocare, mangiare; una pianta dotata addirittura di una mente sadica e di un’intelligenza tale da creare diversivi e trappole per attirare gli sventurati visitatori tra i suoi letali viticci. Un mostro che in poche pagine avrebbe potuto mangiarsi tutti i protagonisti, ma li porta quasi alla follia, torturandoli con i suoi giochetti perversi, togliendo loro le speranze di sopravvivere poco alla volta.
Spiaggia del Messico
I personaggi sono principalmente sei, due ragazze e quattro ragazzi: abbiamo due copie (Amy e Jeff, Stacy e Eric) che erano in vacanze in Messico insieme, un tedesco di nome Mathias arrivato lì col fratello (che lo ha abbandonato per seguire una ragazza), e un greco che si fa chiamare Pablo (anche se in realtà il suo nome è Dimitri) che non parla la lingua di nessuno degli altri del gruppo. I ragazzi si sono conosciuti durante le vacanze e in una malaugurata mattina decidono di accompagnare Mathias a cercare il fratello agli scavi Maya dove ha raggiunto la ragazza dei suoi sogni. Unica indicazione una mappa disegnata a mano che i malcapitati seguiranno, malgrado gli ostacoli incontrati lungo il cammino, fino ad arrivare.. all’inferno! Non letteralmente, si capisce, ma la collina maya ricoperta di questa bellissima pianta verde con fiori di un rosso acceso nasconde una minaccia incontrastabile. Persino i Maya del villaggio lì vicino conoscono la portata di questa minaccia, e saranno proprio loro ad impedire ai ragazzi di fuggire da quella trappola mortale, costringendoli ad affrontare le proprie paure, che andranno aumentando di pagina in pagina. Le cose iniziano subito ad andare male e da lì fino alla fine non faranno che peggiorare!
Tutt’a un tratto aveva voglia di piangere, anzi, ne aveva voglia da quando si era svegliata, forse fin da quando erano arrivati su quella collina, ma adesso ancor di più. Si stava dibattendo per rimanere a galla in acque profonde, profondissime, e intanto cercava di fingere che non fosse vero, ma le toglievano progressivamente le forze – agitarsi, fingere – e non sapeva per quanto ancora sarebbe riuscita a resistere… da un momento all’altro, continuare sarebbe stato troppo faticoso per lei. E allora avrebbe dovuto smettere di dibattersi, di fingere, e rassegnarsi ad affogare.

I personaggi non sono tutti approfonditi allo stesso modo: di Pablo ad esempio si scopre molto poco a parte la sua predilezione per la tequila, ma il suo ruolo sarà comunque importante. Le interazioni tra i vari personaggi si modificheranno con il degenerare della situazione ed emergeranno le debolezze di ciascuno di loro, mettendoli a nudo davanti alla possibilità di morire e al rifiuto della realtà in cui si ritrovano prigionieri. Le speranze, sempre più forzate e fasulle mano a mano che passano le ore, li spingeranno a non arrendersi anche quando sarebbe la scelta più ovvia. Nel gruppo c’è un esponente di ogni genere: Jeff è quello che programma e prende decisioni sensate per tutti quanti, convinto di sapere sempre cosa sia giusto fare; Amy è quella che si lamenta sempre di tutto e che ha bisogno di essere rassicurata che tutto andrà bene; Eric è l’eterno ragazzo che vorrebbe non crescere mai e che si ritrova a dover fronteggiare qualcosa di talmente più grande di lui da rischiare di cedere per primo; Stacy è la ragazza allegra e, perché no, quella facile… almeno prima di arrivare alle rovine, quella che nei film ci si aspetta che muoia per prima; e infine c’è Mathias, con la tipica freddezza e compostezza tedesca, il personaggio enigmatico che rivela poco di sé e non si espone mai in prima persona quando c’è da prendere qualche decisione. La convivenza forzata in condizioni disperate esaspererà i difetti di ciascuno di loro e li metterà spesso gli uni contro gli altri.
Il libro non presenta capitoli! Dopo il titolo inizia subito la narrazione, che prosegue fino alla fine saltando saltuariamente una riga per separare i paragrafi. La fine di un capitolo, spesso in un romanzo di questo genere, serve al lettore per tirare un pochino il fiato, quasi ci fosse una pausa anche nella tensione. Invece con questa struttura senza interruzioni, Scott Smith lascia decidere al lettore quando vuole prendersi un attimo di respiro dall’angoscia che permea le pagine… respiro solo illusorio, perché chi legge sa perfettamente che ritroverà i personaggi nella stessa situazione di quando li ha lasciati: diventa quindi difficile staccarsi, perché si vuole sapere quando arriverà il sollievo o la catastrofe. L’urgenza dei protagonisti di trovare una soluzione o una salvezza contagia il lettore sempre più mano a mano che la situazione diventa più grave: è impensabile immedesimarsi con loro, ma diventa inevitabile chiedersi “cosa avrei fatto io a questo punto?”.
Eric pensò al battito del suo cuore, al fatto – banale e profondo allo stesso tempo – che un giorno si sarebbe fermato, o lì sulla collina o altrove, e che una volte che si fosse fermato si sarebbe fermato anche lui. Quei battiti che sentiva debolmente nella propria testa, quei battiti non erano infiniti, c’era un limite al loro numero e ogni contrazione del so cuore lo avvicinava di un battito alla fine.

L’orrore che domina la collina esiste probabilmente da secoli ed è ben consapevole delle proprie capacità… fino ad “oggi” nessuno è riuscito a sfuggirgli, altrimenti la notizia si sarebbe diffusa in tutto il mondo, ma la speranza che Smith abbia deciso di raccontare proprio la storia del primo fortunato sopravvissuto, resta fino alla fine… una fine terrificante come tutto il resto del romanzo e in qualche modo prevedibile fin dall’inizio: gli indizi c’erano tutti, ma il lettore decide di non arrendersi proprio come i sei ragazzi protagonisti.
C’è poco spazio per i sentimenti in questo libro, quanto meno per quelli romantici (anzi, in realtà una cosa che mi ha fatto rabbia tantissimo è il fatto che Jeff non abbia mai trovato il tempo di abbracciare Amy... almeno una carezza!): adrenalina, paura, sussurri, fruscii, sangue, terrore, urla, speranza, disperazione, sensi di colpa, paura, dolore, apatia… devo continuare? Questo romanzo è una sorta di diabolico Grande Fratello: un gruppo non molto omogeneo di persone costrette a convivere senza sapere chi sarà il prossimo eliminato, sotto lo sguardo della padrona incontrastata delle rovine che si diverte a giocare con loro e a vedere fino a dove può spingerli prima di prenderseli. L’orrore non ha un’origine e non ha una fine: né prima, né dopo viene data una spiegazione su come la pianta sia arrivata lì e sul comportamento dei Maya. Esistono solo supposizioni che non troveranno conferma; ipotesi che non potranno essere confutate. L’unica certezza è che l’orrore esiste, per quanto inimmaginabile possa essere, e che bisogna cercare di sopravvivergli o arrendersi.
Inquietante, soffocante, angosciate esattamente in quest’ordine. Che altro dire… bello! Mi aveva colpito la prima volta che lo avevo letto e da molto avrei voluto rileggerlo, senza mai trovare il tempo per farlo. Anche perché poco dopo aver scoperto questo libro, sempre casualmente, ho trovato anche il film e in tutti questi anni, ogni volta che volevo rileggere il romanzo, mi riducevo a riguardare il film. Probabilmente, anche se il tempo ne ha cancellato il ricordo, la prima volta che vidi il dvd, mi feci un sacco di domande e stortai parecchio il naso su tutte le variazioni che sono state fatte alla storia originale. Solo che con il tempo mi sono talmente abituata al film (che non è sicuramente un capolavoro, ma rende bene l’idea su cui si basa il romanzo!), da averlo sostituito alla narrazione senza rendermene conto. Non appena ho iniziato la seconda lettura mi sono resa conto che le differenze tra i due sono abissali e alcune dal mio punto di vista, totalmente gratuite.


Locandina originale del film
ROVINE libro VS ROVINE film:
ecco se finora vi siete incuriositi su uno dei due o su entrambi evitate di proseguire nella lettura perché gli SPOILER da qui in poi sono davvero TANTISSIMI!!!
Di seguito vi elenco alcune differenze tra i due… non tutte perché ci metterei una settimana, tanto si discostano l’uno dall’altro.
·       Le due protagoniste femminili del libro sono una bionda e una mora (Amy e Stacy per la precisione)… mi spiegate perché nel film hanno dovuto invertire il colore dei capelli delle due ragazze??? Ha un senso?
·       Inoltre nel libro Stacy una sera da ubriaca ha baciato uno dei greci (Pablo è in vacanza con due amici), mentre nel film è Amy a tentare di baciare Mathias… perché mi chiedo?
·       Nel libro è Eric che ha i postumi della sbornia della sera precedente, prima di partire per la loro avventura, nel film è Amy (certo! Altrimenti come avrebbe fatto a cercare di tradire Jeff?!).
·       Nel libro Pablo non parla una parola che non sia in greco, quindi balla, beve, gioca e si diverte con gli altri, ma nel momento del bisogno non è capace di farsi capire… invece nel film (oltre ad avere una particina davvero marginale!) parla perfettamente la lingua degli altri: questa scelta è comprensibile alla luce del destino che il regista ha riservato a Pablo (anzi nel film, Dimitri… perché il soprannome è scomparso), ma nel libro il non riuscire a capirsi aumentava il disagio e l’angoscia in una situazione disperata.
·       Nel libro Pablo precipita in un pozzo e si rompe la schiena, senza però morire; nel film gli sparano i maya non appena arrivati alle rovine (tanto valeva che cancellassero del tutto il personaggio, ma evidentemente volevano creare più scompiglio facendogli saltare la testa!)… direi che c’è una bella differenza!
·       Nel libro Mathias partecipa attivamente ai turni di guardia e ai tentativi di sopravvivenza in cima alla collina (è forse il personaggio più forte e solido!), mentre nel film lo hanno scaraventato nel primo quarto d’ora in fondo al pozzo con la schiena rotta al posto di Pablo!
·       Nel libro Eric scende nel pozzo ad aiutare il ferito e si taglia ad un ginocchio, mentre nel film è Stacy a scendere;
·       Nel libro Eric, in seguito alla ferita di cui sopra, si ritrova con i viticci della pianta infilati nella gamba… non ho bisogno di dirvi che il suo posto è preso da Stacy nel film: probabilmente una biondina carina che si fa prendere dall’isteria all’idea di una pianta che la mangia da dentro era più efficace di un pezzo di ragazzo!
·       Ed ora la più eclatante: Amy nel libro muore soffocata dalla pianta prima di chiunque altro… mentre nel film è l’unica sopravvissuta che riesce anche a scappare!!! Questo devo dire che mi suscita non poca indignazione!

E mi fermo qui perché potrei elencarvene ancora una vagonata: nel film hanno stravolto l’ordine in cui i ragazzi cadono vittime della pianta, il modo in cui muoiono e tanti dettagli che al mio occhio erano superflui e perfetti com’erano stati ideati nel libro! Capisco cambiare la fine, anche se preferisco di gran lunga quella del libro (anche perché ha più senso), ma il cinema ha delle esigenze diverse dall’editoria… ma stravolgere completamente un romanzo per metterlo sullo schermo mi sembra una mancanza di rispetto al lavoro di uno scrittore: poi andando a curiosare su Wikipedia scopro che l’autore è anche sceneggiatore del film e mi viene da chiedermi perché abbia deciso di cambiare così tanto la sua opera… Mmma! Domande senza risposte… resta il fatto che trovo il libro di gran lunga migliore e più completo, come accade quasi sempre XD
Va bene, lo ammetto, vi ho stressato a sufficienza con questo horror che mi piace tanto tanto, quindi non mi resta che consigliarlo agli appassionati del genere!
Conoscevate questo titolo? Come vi sembra?
Passo e chiudo :)

4 commenti:

  1. Ciao! ho un premio per te! :)
    http://bauledinchiostro.blogspot.it/2013/04/premi.html

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  2. Io l'ho letto appena uscita: ricordo di aver rotto le scatole a mio padre per settimane per averlo! Fu una gran delusione, per me: sarà che avrei voluto, tra le altre cose, l'happy end e che non mi aspettavo per niente la svolta delle piante "carnivore". Il film, come il libro, non l'avevo trovato niente di che: visto e rimosso. Gli dovrei dare una seconda possibilità ;)

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    1. Buffo! A me è piaciuto ancora di più quando ho scoperto che non c'era nessun lieto fine... una volta negli horror capitava spesso e la cosa me li rendeva ancora più credibili, mentre nel film il fatto che abbiano voluto per forza far sopravvivere qualcuno mi è sembrato un pochino forzato ;)

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