martedì 11 dicembre 2012

Recensione di "Warm Bodies" di Isaac Marion

Editore Fazi
Pagine 269
Euro 14,50
TRAMA:
R è uno zombie in piena crisi esistenziale. Cammina per un’America distrutta dalla guerra, segnata dal caos e dalla fame dissennata dei morti viventi. R, però, è ancora capace di desiderare, non gli bastano solo cervelli da mangiare e sangue da bere. Non ha ricordi né identità, non gli batte più il cuore e non sente il sapore dei cibi, la sua capacità di comunicare col mondo è ridotta a poche, stentate sillabe, eppure dentro di lui sopravvive un intero universo di emozioni. Un universo pieno di meraviglia e nostalgia. Un giorno, dopo aver divorato il cervello di un ragazzo, R compie una scelta inaspettata: intreccia una strana ma dolce relazione con la ragazza della sua vittima, Julie. Un evento mai accaduto prima, che sovverte le regole e va contro ogni logica. Vuole respirare, vuole vivere di nuovo, e Julie vuole aiutarlo. Il loro mondo però, grigio e in decomposizione, non cambierà senza prima uno scontro durissimo con…

Solo poche parole per presentarvi questo libro che sicuramente molti di voi già conosceranno: zombie-story e geniale.
Sì, perché malgrado ci si trova davanti il solito scenario post apocalittico (apocalisse di non meglio identificata natura e che resterà un mistero anche a libro finito) infestato di morti risorti per nutrirsi del cervello dei sopravvissuti, questo romanzo non è nulla che si sia già visto… nessuno finora ha mai scritto di non-morti in questo modo.
Il protagonista della storia, nonché voce narrante, è R, nientemeno che uno zombie della vasta schiera di morti deambulanti che hanno invaso la terra relegando i pochi “umani” superstiti negli stadi, dove cercano non sempre con successo di tirare avanti!
R ci mostra gli zombie dall’interno: lui vive con una moltitudine di non morti in un aeroporto, da cui si allontanano solo quando la fame li spinge ad andare a cercare qualche povero diavolo ancora vivo. Ma R, non è come tutti gli altri; R si fa delle domande “da dove vengo”, “chi ero prima”, “come mi chiamo”. I nomi sembrano essere una spina nel fianco per lui perché il nome definisce una persona come individuo, mentre i morti viventi non ricordano nulla del passato precedente la morte, tantomeno i loro nomi… lui ha solo l’impressione che il suo nome in un tempo lontano cominciasse con “r”, da qui il suo nome. Ma R non è l’unico zombie che mantiene una parvenza di vita: col suo amico “M” intrattiene buffi dialoghi fatti di parole smozzicate e poche sillabe messe insieme, ma è comunque un interazione che negli zombie non si era mai né vista, né ipotizzata.
Tutto cambierà il giorno che il nostro strano protagonista mangerà il cervello di un ragazzo di nome Perry: ogni morso del suo cervello immergerà R nei ricordi del ragazzo in una specie di avventura 3D talmente vivida da fargli condividere anche i sentimenti  per la sua ragazza, Julie. Infatti R si ritroverà incapace di ucciderla, anzi la salverà dagli altri zombie e la porterà nel suo rifugio all’aeroporto, un 747 arenato sulla pista di atterraggio.
Anche Julie dovrà presto prendere atto del fatto che R non è un morto vivente nel senso canonico del termine ed è proprio il rapporto che si viene a creare tra loro che potrebbe cambiare il destino di tutta l’umanità.
Ma non voglio raccontarvi tutta la storia, perché se lo avete letto la sapete già e se dovete ancora farlo non voglio rovinarvi nessuna sorpresa.
Voglio sottolineare l’originalità di questa narrazione così fuori dalle righe: una storia d’amore tra uno zombie e un’umana non si era mai presa in considerazione (certo R non è in fase di putrefazione e con un po’ di trucco ben fatto può quasi passare per vivo… la morte deve essere stata clemente con lui!), ma non immaginatevi un colpo di fulmine che sarebbe stato ridicolo, bensì un sentimento che nasce e cresce un piccolo passo per volta, quasi in sordina, con stupore.
Trovo la cover originale
molto più bella... anche se
apprezzo che per la cover italiana
abbiano usato un fotogramma di
un film di zombie italiano
(Zombie 2 di Lucio Fulci - '79)
Warm bodies è sì una storia di zombie, ma nel suo genere è profondo oltre ogni previsione: cosa distingue i vivi dai morti? Forse il cuore che batte, forse la capacità di provare amore? La speranza verso un futuro diverso e migliore? O forse tutte queste cose insieme! Un vivo fuori può essere morto dentro più di uno zombie nel momento in cui perde la speranza e smette di amare, mentre un morto vivente può tornare alla vita guidato dall’amore e dalla forza di volontà: bisogna trovare dentro sé stessi un valido motivo per lottare e guardare al futuro con occhi diversi. Tutto questo è racchiuso in questo romanzo bizzarro che consiglio sicuramente a tutti quelli che non amano particolarmente le zombie-story classiche fatte di membra putrefatte e versi inarticolarti che escono da bocche affamate di carne viva! Ma anche i normali fan dei morti che camminano potranno apprezzare questo romanzo: basta non aspettarsi la solita zuppa!
Immagino che a questo punto alcuni di voi si chiederano il motivo del mio voto mediocre, presto detto: malgrado tutte le belle qualità innegabili che vi ho finora delucidato, ho trovato non poche difficoltà nella lettura di questo libro. Essendo R la voce narrante a volte faticavo a seguirlo nei suoi ragionamenti e a distinguere tra i ricordi e il presente. Ad un certo punto sentirà anche una voce nella testa che potrebbe essere la voce globale di vivi e morti, ma che di sicuro non mi ha reso facile l’impresa. Avanzavo stentata di poche pagine per volta, a volte un solo capitolo (cosa davvero insolita per me) e al momento di leggere ho trovato spesso scuse per fare altro perché spesso mi sono annoiata: ci sono tante pagine di introspezione in cui manca completamente l’azione che ho trovato di una lentezza esasperante! Badate, questa è stata solo la mia reazione personale allo stile di narrazione perché in questo periodo cerco un po’ più di dinamismo, ma questo non cambia che sia stato davvero faticoso arrivare alla fine. Continuo comunque ad apprezzare l’idea di fondo e non vedo l’ora di vedere il film tratto da questo titolo (ammetto di averlo scoperto proprio grazie al trailer cinematografico), ma sono anche contenta di passare ad altro!
Non vogliatemene, ma tutti abbiamo i nostri periodi XD
E con questo passo e chiudo J


VOTO:

QUESTA RECENSIONE PARTECIPA
AL 3° GIRONE DELLA HOGWARTS READING CHALLENGE DEL BLOG READING IS BELIEVING

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4 commenti:

  1. Ma sì dai, in fondo è proprio così, "ognuno ha il suo periodo", io adesso ho la testa tra la neve, l'agrifoglio e le renne xD
    Cmq io ci avevo dato una stellina in più ^^

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    1. Anch'io ho la testa già sprofondata nel Natale! adoro il periodo che precede le feste :)

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  2. Recensione adorabile e che da sicuramente giustizia al romanzo :D

    Beh i periodi così penso capitino a tutti LOL

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