Editore Selfpublished
Pagine 204
Euro 1,99
Formato digitale
TRAMA: A Bakersville,
in California, il 27 dicembre 2017 una famiglia sta per festeggiare il
compleanno del figlio più piccolo. Il regalo voluto dalla mamma e dal papà è
inusuale: un cantastorie, un uomo che con la sua presenza allieterà la festa.
Ma la sua
chiamata si tramuterà in un incubo. Perché l’attività di cantastorie è solo una
copertura. In realtà l’uomo è in cerca. Ha già rapito tredici fanciulli negli
ultimi mesi, e ne manca ancora uno.
L’uomo ha un
compito preciso da svolgere. Deve completare il pasto della bestia, il
Minotauro, una creatura che nell’antichità non è mai stata sconfitta da Teseo,
ma solo assopita da un incantesimo dannato.
La leggenda narra
che la belva, ad ogni risveglio, si deve cibare delle anime di sette fanciulli
e sette fanciulle. Continuerà a farlo fintanto che si sazierà di un’anima
straordinaria, che la vincerà senza ricorrere all’inganno come invece aveva
fatto Teseo.
Da allora ogni
cinquecento anni la bestia si risveglia e per tre volte, con cadenza novennale,
si mette in cerca del cibo. Lo annusa nell’aria, lo percepisce con l’istinto.
Ma il medesimo
incantesimo, ogni cinquecento anni, ricerca altresì colui che avrà l’ingrato
compito di accudire la bestia per il suo riposo.
Il mostro è
custodito nel luogo in cui negli ultimi cinquecento anni è stato nascosto:
nelle viscere della Valle della Morte, fra lo Stato della California e del
Nevada. Miriadi di cunicoli naturali divengono la sua tana, in uno degli
anfratti più isolati del mondo.
Il primo dei
tre risvegli è avvenuto con lo scoccare del nuovo millennio, all’ora zero zero
dell’anno 2000.
Il secondo
all’ora zero zero dell’anno 2009.
E ora mancano
solo quattro giorni al terzo e ultimo risveglio, prima di un nuovo lungo
letargo.
Quattordici
ragazzi verranno trascinati in un incubo, gettati in un labirinto dove loro
saranno prede di un gioco di cui solo vagamente ne intuiscono i contorni. Né
sanno che quei confini sono solo una parte di un disegno malefico più ampio. E
così, nell’intercalare degli eventi, ognuno di loro fronteggerà le più intime
paure, le stesse per le quali sono stati scelti per comporre il pasto della
bestia. E capiranno, forse, che l’amore è in grado di vincerle.
VOTO:
RECENSIONE:
Il titolo di cui vi parlerò
oggi è un romanzo molto particolare, una via di mezzo tra un thriller e un
fantasy, anzi meglio un misto di entrambi i generi.
La
storia prende spunto dall’antico mito greco del Minotauro, del labirinto e di
Teseo.
Narra la leggenda che al
Minotauro, essere mostruoso metà uomo metà toro, fossero sacrificati ogni anno
7 giovani fanciulle e 7 giovani fanciulli per saziare il suo appetito di carne
umana. Questo fino al giorno in cui Teseo si unì al gruppo delle vittime
designate. Quando Teseo entrò nel labirinto di Cnosso, da cui si diceva fosse
impossibile uscire una volta entrati per la complessità della sua struttura,
portò con sé il famoso filo di Arianna (un filo dorato che gli era stato dato nientemeno
che dalla figlia del re Minosse) che, legato all’ingresso del labirinto e
srotolato poco alla volta, lo aiutò a ritrovare la strada… ovviamente soltanto
dopo aver ucciso il Minotauro.
Il Minotauro era un essere
mostruoso e violento, dominato soltanto dall’istinto animale in quanto proprio
la testa era la sua parte di toro. Anche nel libro di Cerioli questo dettaglio,
questa istintività priva di intelletto, viene più volte sottolineata… anche se
in effetti credo fosse sufficiente specificarlo una sola volta.
A questo punto sarete curiosi
di approfondire i dettagli del romanzo.
Provate ad immaginare se Teseo
non avesse realmente ucciso il Minotauro… se invece che alla morte, lo avesse
condannato ad una maledizione che lo facesse sopravvivere nei secoli? Un
Minotauro dormiente per la maggior parte del tempo, ma che ogni cinquecento
anni si risveglia e ricomincia a vagare nel labirinto con la necessità di fare
tre pasti, uno a distanza di nove anni dall’altro; e questo in eterno, fino al
giorno in cui non troverà l’anima perfetta che lo sazierà per sempre spezzando
la maledizione.
Come vi dicevo prima , il
Minotauro è solo un animale quindi ha bisogno di un custode che si occupi dei
suoi pasti… niente di faticoso: si tratta solo per il prescelto di rapire 14
tra ragazzi e ragazze da servire al Minotauro al momento del suo risveglio,
quando la sua fame è più feroce che mai. Al custode aspetta anche l’arduo
compito di cercare anime speciali: non tutte possono soddisfare gli appetiti
del Minotauro, ci vogliono anime con peculiarità che le distinguano dalla massa
di anime banali che popolano il mondo… ma soprattutto c’è sempre la speranza di
incappare nell’Anima, quella con la A maiuscola che metterà fine a questo gioco
perverso e crudele.
Ecco questo è il succo della
storia.
Leonardo Cerioli racconta ai
suoi lettori di come il custode del mostro trovi l’ultima vittima del prossimo
imminente pasto del Minotauro, di come i quattordici predestinati si ritrovino
rinchiusi nel labirinto e della caccia successiva al risveglio della bestia.
Come accade sempre in questo
genere di romanzi, malgrado il lettore faccia la conoscenza di tutti i
personaggi più o meno approfonditamente, spicca sempre un protagonista – che in
questo caso è anche il primo ad essere presentato, nonché l’ultimo a
raggiungere il labirinto – e devo dire che quello de Il Cantastorie mi è piaciuto molto: un ragazzino che non ha ancora
trovato il suo posto nel mondo, preferendo rimanere rinchiuso nel suo guscio
piuttosto che esporsi alla realtà che lo circonda, e che soffre di solitudine
la maggior parte del tempo. Sarà proprio il labirinto e la sconvolgente
avventura che si ritroverà suo malgrado ad affrontare che faranno uscire il suo
vero io.
Ovviamente non tutti potranno
salvarsi dal Minotauro: quest’ultimo non ha problemi ad orientarsi nel
labirinto perché si lascia guidare giusto dal suo olfatto, che lo può condurre
dritto al suo cibo, anche se questo si sposta e tenta di sfuggirgli.
Il
mostro rispecchia la visuale classica del Minotauro, com’è anche
ovvio che sia, senza stravolgimenti di sorta. Ma contemporaneamente è in parte
costituito anche dal custode che rappresenta quella perfidia e quella
cattiveria tipicamente umane, che lo rendono forse peggiore della bestia che
serve. Quindi direi un “cattivo” dal duplice volto per questo romanzo, un
nemico che non si fa certo fatica a detestare.
Il
labirinto è molto claustrofobico: non si tratta del classico labirinto
a cui tutti probabilmente pensiamo di primo acchito, perché il dedalo di cunicoli e gallerie si trova sotto terra, nel
cuore della Valle della Morte. Si tratta
più di un complesso di grotte tanto disorientanti, quanto angoscianti. Non
posso negare che avrei preferito la versione più classica, ma anche questo ha
avuto la sua efficacia senza ombra di dubbio.
L’autore
è riuscito a riportare in vita nel nostro presente un mostro antico,
risvegliando nel lettore l’atavica paura per qualcosa che non dovrebbe esistere,
qualcosa che si nasconde nel buio e che nessuno realmente conosce (diciamo che
nessuno è sopravvissuto per raccontarlo!), quindi insieme ai protagonisti si
cerca una via di fuga senza davvero
credere che esista.
Il cantastorie è sicuramente un romanzo con una sua originalità.
Una lettura che scorre rapida tra le dita, tenendo il lettore sulla corda per
tutto il tempo e contemporaneamente creando tanti quesiti a cui cercare
risposte.
Poco viene spiegato fin da subito e bisognerà arrivare fino all’ultimo capitolo
per scoprire il disegno completo che la fantasia dell’autore ha creato.
Personalmente
mi sento di consigliare questo titolo per uscire un po’ dalle solite storie, anche se
sono convinta che alcuni di voi si staranno chiedendo il perché dei tre gufi.
Tre gufi – che non sono
comunque un voto negativo – sono il voto che ho scelto in base ad un insieme di
fattori, perché non tutto mi ha convinta al 100%.
Per quanto riguarda la forma,
ho incontrato troppi refusi tra le pagine per poterli ignorare: non è che ci
sia un errore dietro l’altro – per carità non sto dicendo questo! – ma
purtroppo non erano nemmeno quelle quattro o cinque sviste che il più delle
volte finisco col notare solo marginalmente. Voglio sottolineare che questo non
ha influito minimamente sul voto, perché sono conscia che l’autore è alla sua
prima esperienza di self-publishing, ma immagino che noi lettori – proprio per
l’attuale proliferare dei self-author – stiamo diventando più pignoli che in
passato… quantomeno per me è così.
Entrando nel merito del romanzo
come narrazione devo dire che alcune
cose non mi hanno del tutto soddisfatta. Non posso entrare nel dettaglio
per non rischiare spoiler, ma alcune reazioni o deduzioni dei personaggi mi
sono sembrate poco verosimili – mi rendo contro che parlare di verosimile con
il Minotauro dietro l’angolo o dietro la pagina che dir si voglia può suonare
buffo, ma proprio per l’assurdità della situazione personalmente ricerco
appigli realistici. Inoltre è tutto l’epilogo in sé ad avermi lasciata un
pochino perplessa… non perché sia brutto, tutt’altro, ma la spiegazione e le
conseguenze finali mi hanno presa leggermente in contropiede. Insomma diciamo
che ho terminato la lettura con il
dubbio di non aver compreso fino in fondo le dinamiche del gioco mortale a cui
avevo partecipato.
Come sempre ci tengo a
sottolineare che si tratta del mio personalissimo gusto in fatto di storie:
magari mi aspettavo qualcosa di più macabro… non so se l’autore ha tenuto la
mano leggera di proposito oppure no, ma è più probabile che le mie aspettative
fossero influenzate da tante altre letture passate, molto meno edulcorate
rispetto a quella di cui vi sto parlando.
Non
ci sono dubbi sul fatto che come lettura di tensione Il cantastorie è adattissimo ai lettori dallo stomaco più delicato
e a quelli più impressionabili, nonché ai lettori più giovani: nel libro
troverete tanti momenti che vi terranno col fiato sospeso, ma nessuna immagine
che vi farà venire gli incubi.
A questo punto direi che è il
vostro turno: cosa ne pensate di questo titolo?
Passo e chiudo :)
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