giovedì 5 settembre 2013

Recensione "Piccoli passi di felicità" di Lucy Dillon

Editore Garzanti
Pagine 413
Euro 9,90
TRAMA: Seduta sul divano, Juliet ha un solo desiderio: nascondersi. Dalla sua famiglia, dagli amici, da sua madre. E fare finta che suo marito Ben non se ne sia andato per sempre. Ma c'è qualcuno che non ha la minima intenzione di permetterglielo: ha le orecchie spettinate, la coda che scodinzola di continuo e due occhi color nocciola che non smettono di fissarla un momento. Si tratta di Minton, il cane di Ben. Ha bisogno di lei, ora più che mai. Ma non c'è solo lui. C'è anche Coco, il labrador che sua madre ha ben pensato di affidarle per il weekend. Juliet non ha alternative e a malincuore decide di occuparsi di entrambi. Trascinata da questa strana coppia, al parco scopre un mondo nuovo fatto di codici, linguaggi, luoghi suoi propri, dove le persone si chiamano con i nomi dei loro cani: il mondo dei dogsitter. Un mondo che la aiuta a riprendere possesso della sua vita. Piano piano Juliet sente di avere un intuito particolare e un modo tutto suo di farsi capire dai quattrozampe. In men che non si dica, tutti vogliono che sia lei a occuparsi dei loro piccoli amici. Perché a Juliet basta uno sguardo per capire di cosa hanno veramente bisogno. Per tutti loro Juliet ha trovato il segreto della felicità, ora manca solo lei. Ma forse sarà proprio Minton a farle capire la strada, passo dopo passo.
VOTO:
 

INCIPIT:
Il jack russel di Ben e Juliet venne chiamato Minton perché, mentre andavano al rifugio per cani abbandonati, Ben aveva sentito alla radio un’orrenda barzelletta su un cane di nome Minton che aveva inghiottito un volano. Era stato un cane cattivo: Bad Minton.
“Bad Minton!” aveva gridato allegramente lui. “è il nome perfetto per un cane!”
Stavano uscendo da Longhampton, oltrepassando il grande ciliegio che coronava la cima della collina come uno spruzzo di champagne di fiori rosa. Succedeva tre anni prima, in un lunedì festivo di maggio, il primo giorno libero che lui si prendeva da mesi. Juliet ricordava con precisione la faccia di Ben mentre si voltava a guardarla, con gli occhi castani strizzati per la stupidità della freddura. “Bad Minton! L’hai capita, Jools? Badminton? Ah ah, ah ah ah!”

RECENSIONE:
Era da troppo tempo che questo romanzo aspettava di essere letto e ancora adesso non capisco per quale motivo io lo abbia rimandato così a lungo, anche perché l’unico altro romanzo di Lucy Dillon che ho letto (Il rifugio dei cuori solitari, QUI la mia recensione) si è guadagnato il raro voto di 5 gufi.
Come potete ben vedere dai cicciottosi qui sopra, Piccoli passi di felicità non è stato all’altezza del precedente, ma non mi aspettavo neanche che lo fosse… ormai lo sapete che il voto pieno non lo regalo così a caso! Fatto stà che il parere su questo romanzo è estremamente positivo e la Dillon si è confermata una delle autrici che più riescono a toccare la mia anima di amante spassionata di cani.
Ma non crediate che siano i cani i protagonisti di questa storia, perché le vicende vengono vissute attraverso occhi e sentimenti assolutamente umani… ma i nostri amici a quattro zampe hanno un ruolo fondamentale.
Il personaggio principale è Juliet e nel momento in cui il lettore la incontra lei sta cercando, con scarso successo, di superare la morte del marito: Juliet ha poco più di trent’anni e stava con il suo adorato Ben da quando ne aveva quindici… sono praticamente cresciuti insieme, condividendo tutto, esperienze, progetti, sogni… fino al giorno in cui lui non è più tornato a casa! Nessun preavviso, nessun modo di prevedere la disgrazia: una morte prematura come tante ne accadono anche nella vita reale e che lascia dietro di sé una distesa di dolore e di vuoto. Juliet è in questa disperazione che cerca di non annegare, ma dopo otto mesi dall’infausto evento ancora non è riuscita a tornare a vivere una vita normale e dubita di poterlo fare.

Il realismo con cui l’autrice dipinge il dolore e lo smarrimento dei “sopravvissuti” e di chi li circonda – col desiderio di aiutare, ma senza i mezzi per farlo – fa stringere il cuore per quanto riesce a scuotere nel profondo il lettore. Ci sono stati alcuni momenti in cui mi sono ritrovata a mordermi le labbra per cercare di non cedere alla commozione, mentre condividevo il continuo shock del rendersi conto che la morte non ha soluzione… è definitiva! E chi rimane può solo tentare di continuare a vivere o arrendersi.
Ed ecco che entra in gioco il primo pelosetto della storia, Minton (per scoprire l’origine di questo improbabile nome vi basta leggere l’incipit poco sopra… ma non fatevi trarre in inganno dalla leggerezza del momento con cui si apre il libro!), il jack russel terrier appartenuto a Ben, che sente la mancanza del suo migliore amico come solo i cani sanno fare. Sarà proprio lui a costringere Juliet a non arrendersi alla disperazione, perché il piccoletto ha bisogno di lei come lei di lui: ad un certo punto il libro dice che i cani danno un motivo per alzarsi dal letto al mattino a chi di motivi non ne ha più… beh, io –per fortuna devo dire – non ho mai dovuto affrontare un dolore come quello di Juliet, ma tutti prima o poi abbiamo avuto i nostri momenti di sconforto e non c’è nulla di più vero: avere la responsabilità di un’altra vita, per quanto piccola sia, ti spinge a muoverti anche quando vorresti stare fermo ad osservare le crepe nel muro.
Se poi aggiungiamo a Minton anche lo zampino della preoccupatissima madre di Juliet che per costringerla ad uscire di casa le affida pure le passeggiate della sua labrador in sovrappeso, Coco… il gioco è fatto! Da lì, il passo per entrare nell’affollato mondo di relazioni simbiontiche umano-canine è decisamente breve, così come il trovare un nuovo lavoro che più si adatta alle nuove esigenze di una persona che ha dovuto cambiare per causa di forza maggiore e così Juliet, improvvisamente incapace di relazionarsi con il genere umano, scoprirà in sé un innato talento a capire i cani, diventando in breve la dog-sitter che tutti vorrebbero avere o essere.
È stato bello scoprire che il mondo di padroni di cani è uguale in ogni parte del mondo e di quanto sembri bizzarro a chi non ne fa ancora parte: niente di più vero nel fatto che noi padroni di cani, quando socializziamo con altre accoppiate a sei zampe, ci preoccupiamo di chiedere il nome dell’amico canino, scordando il più delle volte di presentarci tra “umani”… in alcuni casi mi sono resa conto dopo giorni, se non settimane, di non conoscere il nome della persona con cui mi scambiavo aneddoti “pelosi”. Un’altra verità è che questa realtà – parallela a quella di chi un cane non ce l’ha e che quindi non si accorge di ciò che si perde – ti costringe a socializzare, a fermarti a chiacchierare anche quando sei giù di corda e soprattutto a stringere nuove amicizie, generalmente vincolate all’amicizia dei rispettivi cani. Per non parlare poi dei sacchettini igienici infilati in ogni tasca di giubbotto o borsa con cui si può uscire di casa e dell’immancabile scorta di biscottini… Insomma ritrovare una parte così importante della mia vita di ogni giorno in un romanzo è stato emozionante e bellissimo.
Ma non era di me che volevo parlarvi, bensì del libro di Lucy Dillon. Sorvolando sul lato canino che avrete già capito che trovo perfetto, il lato umano è profondamente toccante. L’autrice ha una spiccata capacità di rappresentare i sentimenti e le emozioni in tutta la loro vasta gamma, facendole provare anche a chi legge. Non c’è fretta nella sua storia. Nessuna rinascita a nuovi amori o risvegli illuminanti dall’oggi al domani - come mi è capitato di trovare in altri titoli – a rendere la storia poco realistica. Il percorso di Juliet dal fondo in cui è precipitata nel giro di un attimo, verso il punto in cui riesce di nuovo ad intravedere il sole e a goderne il caldo tocco, sarà difficile, spesso a rischio di ricadute, e totalmente graduale come ci si aspetterebbe da una persona vera. La Dillon non mostra nessuna smania di far passare oltre i suoi personaggi e tutto si svolge con un realismo disarmante. Inoltre la storia di Juliet non sarà la sola, per quanto è quella che occupa il maggior spazio (giustamente), perché anche sua sorella avrà problemi e dolori da affrontare, forse meno gravi, ma che comunque dipingono uno scorcio di famiglia vera.
Secondo me il segreto dei Lucy Dillon è proprio questo: la realtà di tutto ciò che narra! Chiunque può ritrovarsi o immedesimarsi in uno dei suoi personaggi e questo rende il coinvolgimento emotivo totale in ogni pagina.
Piccoli passi di felicità è una storia d’amore, ma oltre all’amore tra un uomo e una donna, c’è l’amore perduto per sempre, l’amore smarrito per strada, ma soprattutto l’amore per se stessi e per la vita. E l’amore per i cani, per gli amici e per la famiglia. Le sfumature sono innumerevoli, tutte da leggere e gustare.
Lucy Dillon
Se volete un consiglio, soprattutto se non avete ancora letto nulla di questa autrice, segnatevi il suo nome e i titoli dei suoi libri. Questa lettura è perfetta per chiunque abbia un cuore che batte. Se in più accanto a voi avete un cuoricino quadrupede, apprezzerete le storie di questa scrittrice ancora di più, proprio come me.
Un’ultima chicca è che nel romanzo compaiono personaggi già visti nel precedente (quello che vi ho citato all’inizio del post), solo passaggi veloci, ma per chi conosce già le loro storie è un piacevole incontro… mentre chi inizia con questo titolo li vedrà solo come personaggi di contorno, senza sentirsi escluso.
E quindi ora immagino stiate aspettando di sapere per quale motivo, visto il mio entusiasmo, non ho dato pieni gufi a questo titolo: diciamo che è una questione di scelte. L’autrice ha disegnato per la sua protagonista una strada che alla fine si è comunque rivelata vincente, ma io ne avrei preferita un’altra che mi sembrava molto più promettente… prima che nella storia emergessero delle complicazioni che… beh, se proprio siete curiosi, dovete leggervi il libro XD
E ora non mi resta che procurarmi La libreria degli amori inattesi.
E con questo come sempre arriva il vostro turno: conoscete questa autrice? Avete letto il libro? Dai, ditemi la vostra!
Passo e chiudo :)

4 commenti:

  1. Ciao, Lo! :)

    Questo sembra un libro molto bello, ma non credo che lo leggerò: la morte traumatica e improvvisa del coniuge è un tema che, personalmente, mi spaventa troppo.
    Insomma, se dovessi scegliere un romanzo di Lucy Dillon, punterei su "Il rifugio dei cuori solitari".
    A rileggerti! :)

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    1. In effetti il tema della vedovanza non è facile da affrontare... Fa pensare a tante cose tristi! L'altro romanzo invece te lo consiglio caldamente ^^

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  2. Pensa che io ne ho ben tre di cuoricini quadrupedi!!!
    Dev'essere un libro davvero davvero carino, mi piacerebbe leggerlo :-D

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    1. Wow 3?? Complimenti... Io se potessi mi circonderei di animali escudendo la maggior parte delle persone XD Se ami degli animali i libri di Lucy Dillon ti piacerebbero di sicuro :-)

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