martedì 30 ottobre 2012

Recensione di Kayla 6982 di Karen Sandler

Editore Giunti Y
Pagine 304
Euro 12,00
TRAMA:
Il pianeta Loka è stato colonizzato da un'élite di terrestri facoltosi e spregiudicati, gli unici superstiti di una Terra ormai inabitabile. Fra loro ci sono scienziati senza scrupoli che hanno creato una sub-razza di schiavi da sfruttare biecamente. Sono androidi senzienti costituiti da genoma umano e circuiti elettrici, e occupano il posto più infimo della società nel sistema di caste gerarchiche di Loka. Ma queste creature hanno un cuore, un'etica e una volontà. Sono quasi umani e, forse, troppo umani. Questa è la storia di una di loro, la quindicenne Kayla 6982 che, con l'aiuto dell'amica Mishalla, si lancia in una pericolosa avventura per scoprire le terribili verità che si nascondono dietro al mostruoso piano degli umani. Una trama sorprendente in cui si intrecciano umiliazioni, razzismo, coraggio e lealtà, ma in cui trova posto anche l'amore. Sul polveroso pianeta Loka, illuminato da due pallidi soli, sboccia la storia proibita fra un umano di alto rango, nipote di un vecchio scienziato illuminato, e la giovane Kayla.

Dopo aver sospeso per un paio di giorni la lettura di questo libro a favore di un altro, stamattina, trattenuta a letto dalle prime conseguenze del  drastico calo di temperatura avvenuto nel fine settimana (raffreddore, mal di gola, male alle ossa, ecc. ecc. ecc.), ho potuto finire questo strano distopico.
Kayla 6982 è una via di mezzo tra un distopico e uno sci-fi. Il titolo deriva dal nome della protagonista che altro non è che un NGM (Non-umano Geneticamente Modificato), ossia un essere creato in laboratorio mischiando DNA umano e animale, destinato a servire gli umani che popolano il pianeta Loka. La razza umana, drasticamente ridotta, è stata costretta ad abbandonare la Terra anni e anni prima, dopo averla resa inabitabile… ma come sempre i superstiti non si sono uniti in nome della solidarietà, ma hanno pensato bene di dividersi in rigide caste dettate dalle ricchezze degli uni e degli altri, creando infine degli schiavi da poter sfruttare al pari delle bestie.
Ma il lettore fin dalle prime pagine si rende conto che Kayla e con lei tutti gli NGM sono tutt’altro che animali: sono persone come ciascuno di noi, con sogni nel cassetto (irrealizzabili nel  loro caso), desideri e sentimenti… peccato che coloro che si arrogano il diritto di gestire la loro vita, credano di appartenere ad una razza superiore! Terribile è il fatto che i creatori degli NGM li segnino in faccia con un tatuaggio distintivo al momento della loro creazione, in modo che nessuno possa dubitare della loro natura fin dal primo sguardo.
La vita di Kayla cambierà drasticamente il giorno della sua Investitura (ossia quando il sistema le assegnerà il lavoro che dovrà svolgere per il resto dei suoi giorni!): il suo destino è di andare a servire un anziano Puro (la casta al di sopra di tutte) di nome Zul… quello che Kayla non sa è che i suoi compiti saranno ben diversi da quello che lei si aspetta. Qui scoprirà che non tutti i puri considerano gli NGM come bestie, ma che alcuni, rari come mosche bianche, li trattano da pari… come esseri umani.
Da quel momento gli eventi si ingarbuglieranno sempre più e cominceranno a venire a galla verità di cui quasi nessuno è a conoscenza e che stravolgeranno tutto ciò in cui Kayla ha creduto fino a quel momento.
Kayla non è protagonista indiscussa di questo romanzo: parallelamente alla sua storia, si svilupperà anche quella della sua migliore amica Mishalla, che il sistema ha destinato ad un orfanatrofio, finché le loro strade non torneranno ad incrociarsi.
È davvero difficile parlare di questo libro senza spoilerare perché ogni vicenda nasconde degli indizi o delle rivelazioni importanti che io personalmente non avrei voluto sapere in anticipo e che quindi non voglio rischiare di svelarvi.
Il romanzo della Sandler assegna i ruoli principali alle due ragazze NGM, ma accanto a loro si muovono anche figure maschili molto interessanti e indispensabili per l’avanzamento della storia: sicuramente Devak ed Eoghan in primis, ma fondamentale sarà anche il vecchio Zul.
Tra intrighi, giochi di potere e scoperte sconcertanti, troveranno posto anche i sentimenti romantici: essere NGM significa non poter nemmeno toccare umani appartenenti a qualsiasi casta (siano essi Puri o Impuri), quindi qualsiasi genere di rapporto è severamente vietato… ma si sa, l’amore è una delle forze più potenti nell’universo e trova sempre il modo di sbocciare anche nelle situazioni più avverse!
Ovviamente a Kayla e Devak è dedicato più spazio in quanto lei è la prima protagonista, ma io devo ammettere di aver trovato più genuina e credibile la storia di Mishalla ed Eoghan.
Ma la parte romantica non è l’unica e nemmeno la principale: molto più spazio è dedicato al modo in cui vivono  gli NGM (il trattamento riservato loro è stato fonte di rabbia e indignazione dall’inizio alla fine) e agli sforzi di pochi personaggi  che si muovono nell’ombra per restituire ai Non-umani il loro diritto di umanità (ecco la luce in fondo al tunnel che deve portare un po’ di speranza in questo genere letterario).
Il mondo creato dalla Sandler è sicuramente innovativo, ma l’umanità che lo domina è sempre la solita avida, egoista razza senza scrupoli che finisce accecata dal proprio desiderio di potere arrivando a calpestare chiunque si metta sul suo cammino… possibile che dobbiamo fare sempre questa magra figura?! Però è anche vero che viene naturale accettare questo immaginario perché anche nel nostro mondo ancora terrestre vediamo ogni giorno quanto la sete di potere e controllo spinga gli uomini ad essere crudeli ed abietti verso i propri simili, soprattutto quando più deboli.
Quindi il pianeta Loka e la sua struttura sono sicuramente credibili… una cosa che ho trovato meno credibile e che in alcuni momenti mi è risultata anche leggermente fastidiosa è l’introduzione di questo nuovo vocabolario Lokkiano, che usa termini ignoti per descrivere oggetti normali (ad esempio casacche e pantaloni che diventano korta e chera… credo!): spesso nei distopici viene creato un “dizionario” inventato per indicare oggetti che appartengono a quel mondo, generalmente oggetti che nel nostro mondo non ci sono (un esempio tipico sono i termini coniati da Scott Westerfield nella trilogia di Beauty, QUI  la mia recensione) o tuttalpiù nuovi aggettivi, visto capita anche nella vita reale che nuove parole facciano il loro ingresso nella lingua parlata per poi radicarsi nelle abitudini di ciascuno.  Ma quello che io mi chiedo è: perché un paio di pantaloni deve diventare un paio di chera?  Ci sto a scervellarmi per capire a che strano oggetto innovativo si riferisce un termine che non esiste… ma dovermi concentrare per individuare dei semplici pantaloni, mi sembra eccessivo. Questi sono solo due esempi del vocabolario creato dall’autrice (erano presenti ancora nelle ultime due pagine quindi mi sono saltati all’occhio per primi!), ma ci sono numerose altre parole che a volte distraggono inutilmente l’attenzione dalla narrazione e che quindi mi sono sembrate superflue.
A parte il lessico, comunque la storia è stata ben strutturata e giunta infine all’epilogo delle vicende ho provato un po’ di malinconia perché non tutto è andato come speravo per i personaggi e, malgrado il barlume di speranza con cui l’autrice ci congeda, resta comunque la certezza che molto tempo debba passare prima che anni di ingiustizie trovino riscatto.
Nel corso della recensione vi sarete resi conto che sono svariate le emozione suscitate in me da questo romanzo. Purtroppo, per motivi non completamente chiari nemmeno a me, non sono riuscita a sentirmi del tutto coinvolta nella vicenda e quando per due giorni ho lasciato Kayla e i suoi compagni di avventure sul comodino, non ho sentito la mancanza del pianeta Loka neanche una volta, come invece spesso mi  è accaduto con altri romanzi (visto che l’ho nominato più in alto, nel periodo in cui leggevo Beauty, quando gli impegni quotidiani mi portavano lontana dalle pagine, spesso il pensiero correva a Tally e compagnia bella col desiderio di reimmergermi nel loro mondo).
A fronte di ciò non mi sento di dare un mega voto a questo romanzo, lo consiglio sicuramente a tutti perché è originale e di certo diverso dalle solite letture, quindi merita una possibilità… ma da parte mia ottiene solo 3 gufetti. Forse mi aspettavo di più ed è questa la causa della mia tiepida reazione… mi auguro che per voi sia fonte di maggiore entusiasmo perché ha tutte le carte in regola per stupire.
Se l’avete già letto o lo state leggendo, fatemi sapere cosa ne pensate.
Io per ora ho finito, quindi passo e chiudo J
VOTO:


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5 commenti:

  1. Ciao Lorenza, come stai?
    Sono passata per un saluto e per dirti che oggi inauguriamo la lettura collettiva di "Il curioso caso di Benjamin Button"... magari ti interessa ;-)

    http://locandalibri.blogspot.it/2012/10/leggiamo-insieme.html

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    1. Grazie per l'invito, ma sarà per un'altra volta... in questo periodo ho già difficoltà a seguire tutte le iniziative a cui ho aderito :(

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  2. Meno male, dai :) Mi sentivo incompreso! xD

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    1. Anch'io ho pensato di essere una pecora nera... ma poi sono venuta a sbirciare la tua recensione e ho tirato un sospiro di sollievo :)

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