martedì 3 settembre 2013

Recensione "L'ira dei Giusti" di Manel Loureiro

Editore Nord
Pagine 416
Euro 18,60
TRAMA: Non è rimasto più niente. Non esistono più Stati, né governi, né leggi. Gli zombie hanno spazzato via tutto: quelli che un tempo erano uomini e donne, bambini e anziani, sono adesso una caotica e insaziabile orda di non-morti che vaga per l’Europa. All’Apocalisse Z sono sopravvissuti solo in tre. Lucía, Viktor e lui, il giovane avvocato che ha convinto gli altri a salire su una piccola imbarcazione e a rifugiarsi in mare aperto, nella speranza di essere trasportati a ovest dalla corrente. E, dopo settimane passate in balia del vento e dell’oceano Atlantico, accade il miracolo: un’enorme petroliera incrocia la loro rotta, li fa salire a bordo e li conduce sulle rive del Mississippi, a Gulfport, l’unica città degli Stati Uniti risparmiata dalla furia degli zombie. Lì, i tre entrano a far parte di una piccola comunità che resiste strenuamente alla pressione dei non-morti e che – almeno in un primo momento – sembra accogliere a braccia aperte i nuovi arrivati. Tuttavia, col passare dei giorni, Lucía e i suoi compagni si rendono conto che c’è qualcosa di molto strano nei loro «salvatori»: qualcosa di ancora più pericoloso degli zombi da cui sono fuggiti…

VOTO:
 

INCIPIT:
Come tutte le cose, anche questa cominciò per puro caso.
Da diversi mesi niente di eccezionale era accaduto in quel tratto dell’oceano Atlantico. Nel corso dell’ultimo anno e mezzo, soltanto qualche rifiuto galleggiante e un paio di balene avevano attraversato quello spazio di mare a metà tra l’America e l’Europa. Sebbene quel luogo non avesse mai fato parte delle principali rotte di navigazione l’assenza di esseri umani non era mai stata così tangibile. Non una nave, non una vela, non una colonna di fumo all’orizzonte. Niente.
Era come se il genere umano fosse scomparso dalla faccia della Terra. A pensarci bene, era andata proprio così. O quasi. Ma in quel punto sperduto in mezzo al mare non c’era nessuno cui potesse importare, o che potesse quantomeno rifletterci sopra. Eppure lì continuavano a succedere cose.

RECENSIONE:
Finalmente l’estate 2013 mi ha dato la possibilità di leggere un libro che desideravo da tanto, troppo tempo e che ormai disperavo di poter leggere in lingua Italiana: Apocalisse Z – L’ira dei giusti.
Se non sapete di cosa sto parlando, vi ricordo che questo titolo è il terzo e conclusivo capitolo della trilogia zombie Apocalisse Z, scritta da Manel Loureiro. Questa saga in Spagna, sua patria d’origine è partita semplicemente come un blog in cui l’autore postava la sua versione della fine del mondo. La sua storia ha trovato talmente tanto riscontro da essere in seguito diventata un caso editoriale. Sull’onda della moda non-morti nell’editoria degli ultimi anni, i libri di Loureiro sono approdati anche in Italia dove il primo volume ha visto la luce nell’ormai lontano 2010. Seguìto dal secondo capitolo nel 2011… ma la bella avventura si è bruscamente interrotta lì a causa di scelte poco condivisibili della CE: la Nord, in base a quello che definì lo scarso successo della saga in Italia, decise di interrompere la pubblicazione dell’opera lasciando centinaia di lettori a bocca asciutta. Io ho seguito le vicende successive attraverso la pagina facebook “Vogliamo L’ira dei giusti in Italia” – mai nome fu più azzeccato – che ha raggiunto oltre 800 follower (e su cui ora, se vi può interessare, si parla di narrativa zombie in generale). Dopo lunghi periodi di silenzio stampa da parte della CE, comunicazioni senza riscontro e notizie di dubbia origine… non molto tempo fa si è avuta la conferma che finalmente anche gli italiani avrebbero potuto leggere l’epilogo dell’Apocalisse Z, a distanza di oltre due anni dal capitolo precedente.
Manel Loureiro
Questa lunga premessa è per farvi capire almeno in parte l’euforia che ho provato nel momento in cui ho preso questo libro tra le mani la prima volta, quasi incredula e con il timore che si dissolvesse come un miraggio, e il timore di rimanere delusa dopo tutti questi mesi di attesa.
Se avete notato i gufi in cima alla recensione, sapete già che il mio parere è estremamente positivo, ma prima di cominciare voglio dirvi che il mio voto è stato assegnato a L’ira dei giusti come romanzo sì postapocalittico… ma non come romanzo di zombie!
Cercherò di evitare il più possibile gli spoiler per quelli di voi che ancora devono leggere i primi due capitoli (in fondo al post, cliccando sui titoli che compongono la serie, potete leggere le mie recensioni), ma qualcosa devo per forza dirlo.
Il romanzo riprende poco tempo dopo la fine del precedente, con i tre protagonisti ancora in mezzo al mare sulla Corinto II insieme all’immancabile gatto rosso Locullo. Sarà una tempesta tra le più violente mai viste a cambiare il loro destino e a farli incontrare con la petroliera Ithaca, proveniente dalla località costiera di Gulfport, sulle rive del Mississipi, dove un tale reverendo Green ha creato un’oasi di assoluta normalità nel cuore dell’apocalisse.
Lucia, Viktor e il  nostro avvocato senza nome (ebbene sì, anche nel terzo libro non c’è verso che qualcuno lo chiami per nome nemmeno per sbaglio!) ringrazieranno il cielo per questo salvataggio in extremis… ma la loro gratitudine avrà vita breve. Presto si renderanno conto che tante cose appaiono sbagliate ai loro occhi e che i dettami che guidano questa comunità sono nati dai deliri di un visionario, convinto di essere guidato da Dio e che a Dio ha deciso di sostituirsi, prendendosi la libertà di decidere chi deve vivere e chi morire. Questo pazzoide, peggiore di tanti già incontrati sulla strada dai nostri tre eroi, si fa aiutare nel mantenere l’ordine da un branco di skin, avanzi di galera, convinti che la razza bianca sia l’unica vera razza che dovrebbe esistere e che desiderano solo sfogare i loro istinti di violenza sulle razze considerate da loro inferiori: se non avete ben chiaro quello di cui parlo, vi basta digitare white power su google e ne avrete un’idea.
Certo che se già l’apocalisse ad opera di un letalissimo virus che ha trasformato oltre il 90% dell’umanità in zombie non fosse la peggior sfiga che può capitare a qualcuno, il protagonista di Apocalisse Z con i suoi fedeli compagni di avventura vince l’Oscar per l’accanimento della suddetta sfiga… ogni volta che incontra altri gruppi di superstiti e che crede di poter tirare il fiato, si ritrova a passare dalla padella nella brace. Quest’ultima tappa del suo viaggio sarà in assoluto la peggiore e darà conferma a lui e al lettore di qualcosa che già si era intuito: nello scenario apocalittico di Loureiro non sono gli zombie il vero pericolo, ma gli uomini ancora vivi.
L’autore in questo ultimo libro ha dato libero sfogo ad una fervidissima immaginazione, riuscendo a infilare nel romanzo elementi che mai e poi mai avrei previsto (addirittura un esercito nord coreano che attraversa mezzo mondo con lo scopo di peggiorare una situazione già complicata!), facendomi pensare in alcuni momenti che avesse voluto strafare rischiando di dare vita ad una zuppa indigesta… ma ho dovuto ricredermi! Tutti i dettagli che Loureiro è riuscito a buttare nel calderone hanno finito con l’amalgamarsi alla perfezione… forse la ricetta che ha voluto creare aveva troppi ingredienti, ma il risultato finale è un romanzo che tiene in continuazione con il fiato sospeso. È vero che la realisticità che tanto aveva caratterizzato il primo libro della serie, in quest’ultimo si è decisamente persa per strada (in effetti gli eventi narrati sono un tantino al di sopra delle righe per essere credibili!), ma l’adrenalina raggiunge livelli esagerati e a volte avrei voluto avere due occhi in più per correre più veloce attraverso le righe, tanto la tensione diventava insopportabile.
Mentre scrivo, sto cercando di farmi strada tra tutti i dettagli che mi vengono in mente e che vorrei condividere con voi, ma ci sono troppe sorprese che rischio di rovinarvi se mi lascio andare all’entusiasmo, soprattutto quelle che riguardano il futuro del mondo.
Lo stile dell’autore, oggi come in occasione del primo libro della saga, è riuscito a rapirmi dalla prima all’ultima pagina ed è stato davvero entusiasmante ritrovare i suoi personaggi e il suo ultra-pessimistico scenario post apocalittico. Nella visione Z dell’apocalisse, come spesso accade in questo genere di romanzo e come era già stato provato nei primi due capitoli, l’uomo – inteso proprio come genere umano e non come singolo individuo – riesce a ricommettere errori già visti nel corso della storia con l’aggravante del fatto che, considerando la morte di milioni e milioni di persone sulla faccia della Terra, i sopravvissuti non riescono mai a capire che sarebbe l’unione a fare la forza e a dare la possibilità di creare dalle ceneri del vecchio mondo un futuro migliore.
Leggendo numerosi romanzi di zombie mi sorge spontanea una domanda: esiste un autore che deciderà di dare il beneficio del dubbio alla razza umana, raccontando soltanto la storia di sopravvissuti che si aiutano a rimanere vivi davanti alla sola minaccia dei morti viventi? Degli eroi senza cattiveria nel cuore che cercano di salvare il salvabile, tutti schierati contro il male comune dei cadaveri che si risollevano e cercano di mangiarti? Naaaa… in effetti sarebbe un’utopia troppo poco credibile! Ogni giorno abbiamo testimonianza di quanto spesso esempi di egoismo, violenza e cattiveria prevalgano su storie di altruismo e generosità, quindi difficilmente dall’apocalisse sopravvivrebbero soltanto i buoni.
In L’ira dei giusti ci sono tantissime scene terrificanti, la violenza tocca livelli addirittura superiori ai precedenti e il controsenso è che tutto ciò non sarà ad opera dei tanto temuti morti che camminano, ma di uomini vivi e vegeti, in possesso delle loro piene capacità cognitive… e questo rende alcuni  momenti ancora più orribili.
Loureiro in questo ultimo capitolo non ha lesinato sofferenze atroci e prove quasi insormontabili per nessuno dei suoi personaggi principali e ha originato dei cattivi molto più cattivi sia degli zombie – guidati solo dalla fame – sia dei “nemici” dei precedenti volumi. L’autore è riuscito con maestria ad affrontare argomenti difficili, tipo il razzismo, il nazismo e l’esaltazione religiosa, riuscendo a farli rientrare nella sua apocalisse senza che risultassero fuori luogo: un esempio è dato dall’agghiacciante immagine postapocalittica della deportazione degli ebrei alla stazione di Auschwiz… Loureiro è riuscito a ricreare una situazione speculare facendomi rabbrividire davanti alla verosimiglianza di ciò che descrive, ispirandosi ad eventi che nella memoria collettiva sono addirittura in bianco e nero.
L’ira dei Giusti sarà l’apocalisse dell’apocalisse, un lungo, difficile ed estenuante viaggio sia per i personaggi che per il lettore, dove nulla è certo e tutto può succedere. Non c’è tregua e i rari momenti di riposo servono solo a condurre verso gli ultimi capitoli, che saranno teatro di una battaglia letale quanto il virus che ha dato inizio alla fine del mondo, in una guerra senza esclusione di colpi in cui nessuno verrà risparmiato e dove le perdite a cui ho dovuto assistere sono state più numerose e dolorose di quanto pensassi.
Avevo non poche remore nei confronti di questo volume conclusivo, anche perché la maggioranza dei pareri letti tendevano alla delusione… io personalmente ho trovato questo lungo finale addirittura più coinvolgente ed emozionante del secondo libro. Il difetto principale che posso attribuire a questo titolo è la scarsa presenza degli zombie! I non morti che hanno avuto ruoli così centrali e che hanno originato la maggior parte delle scene d’azione nei precedenti capitoli, questa volta sono solo un elemento di contorno… anche senza di loro il libro sarebbe stato in piedi lo stesso e le loro rare e poco incisive apparizioni servono soltanto a ricordare cosa ha portato il mondo nello stato in cui si trova. Un ruolo molto importante ce l’avrà invece il Virus capace di trasformare in zombie le persone, il TSJ che ha decimato l’umanità e che senza bisogno di cadaveri che camminano sarà più presente e angosciante che mai... non posso entrare nel dettaglio, ma vi assicuro che le sorprese saranno numerose e spesso scioccanti.
Quindi che dire, probabilmente andando contro corrente e anche contro le mie aspettative, ho davvero vissuto questa lettura con il fiato sospeso e le mani sudate da tanto stringevo il libro. Quando ho capito che non sarei stata in grado di prevedere nulla di ciò che mi sarei trovata ad affrontare, non sono più riuscita a smettere e ho letto fino a farmi venire gli occhi rossi per la fatica. Non avrei mai creduto di relazionarmi così strettamente ad una zombie story così carente di non-morti, ma Manel Loureiro mi ha riconfermato quello che già avevo intuito in passato: lui è uno dei miei autori preferiti e non solo quando parla di zombie. La brutalità, l’imprevedibilità e la crudezza dei frutti partoriti della sua fantasia non lo rendono certo un autore per tutti, come già mi era capitato di dirvi per i due precedenti libri. Resta il fatto che la trilogia di Apocalisse Z è a mio modesto parere un’opera imperdibile per tutti gli appassionati di zombie.
Prima di salutarvi volevo tornare sul bizzarro dettaglio dell’assenza del nome del protagonista di questa saga: l’eroe di queste avventure non ha mai avuto un nome nel corso di oltre 1000 pagine, ma il fatto che lui – così come l’autore stesso – fosse un avvocato ha fatto sì che io me lo immaginassi con le fattezze dello stesso Laureiro affibbiandogli nella mia mente anche il suo nome. Anche questa volta, come le precedenti, non ho realmente sentito la mancanza di questo piccolo particolare, ma l’autore ha finalmente deciso di premiare chi ha seguito la sua storia fino a qui: nelle ultime righe dell’ultima pagina finalmente il nome del personaggio sarà svelato… in quel momento – dopo un grande sorriso – ho capito che l’avventura era davvero finita e non senza dispiacere. L’epilogo è secondo me assolutamente perfetto, e chiude un cerchio iniziato tanto tempo fa, senza lasciare linee incomplete o domande irrisolte: il nome rappresenta quell’unico punto che ancora mancava per dichiarare il quadro terminato.
Se avete ancora dubbi sul fatto di iniziare i libri di Loureiro, ho solo una cosa da dirvi… cosa aspettate?!?
E con questo anche la recensione è finita perciò passo e chiudo :)

TRILOGIA APOCALISSE Z
APOCALISSE Z  (2010)
APOCALISSE Z – L’IRA DEI GIUSTI (2013)

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