venerdì 6 settembre 2013

Intervista a Mary e Frances Shepard - autrici di I colori della nebbia

Oggi vi presento due autrici che, malgrado i nomi d'arte, sono italianissime e che vedranno pubblicato il loro romanzo d'esordio il prossimo mese con Harlequin Mondadori (ve ne ho fatto una segnalazione proprio l'altro giorno QUI).

Ciao Francesca e Mariachiara. Prima di tutto benvenute tra i Libri di Lo.
È la prima volta che mi capita di intervistare qualcuno di cui non ho letto il romanzo, ma la scrittura a 4 mani mi ha sempre incuriosita tantissimo e non potevo perdere questa opportunità ^^

LO: Avete voglia, per rompere il ghiaccio di raccontarci qualcosa di voi? Chi siete nella vita?
Frances: Ho 32 anni, lavoro a stretto contatto con i bambini e forse perciò non sono mai diventata totalmente adulta. Sono sposata da un anno e  attualmente mi trovo a sperimentare una sorta di luna di miele prolungata che, devo ammetterlo, fa girare la testa! Nel tempo libero leggo, scrivo e pratico pattinaggio artistico. Sono una persona dinamica, sportiva, intraprendo ogni sfida con determinazione, a volte anche con troppa grinta…  Mary sa qualcosa del mio perfezionismo! Scusa, Mary!
Mary: Sono un'impiegata, lettrice compulsiva, che legge talmente tanto da aver deciso di curare  un blog dedicato ai libri. Ho un busto di Jane Austen sulla mensola, direi che già questo dice molto di me. Ho una fantasia piuttosto estrosa, amo i romanzi paranormal e il lieto fine, ma al tempo stesso sono una persona molto concreta che ama, nella scrittura, uno stile semplice e chiaro. A volte anche troppo semplice, come Frances ormai sa bene.  Controbilancio questa tendenza con estremi voli di fantasia nelle trame... Non so se questo sia positivo, però.

LO: La passione per la lettura prima e per la scrittura poi hanno sicuramente contribuito a cementare la vostra amicizia, ma – e questa è una cosa che mi ha sempre incuriosito moltissimo – come è nata l’idea di scrivere un romanzo a 4 mani?
Frances: L’idea è venuta a me, durante una sessione di shopping compulsivo post-esame universitario. Eravamo insieme a valutare delle magliette di un noto marchio di moda e, trac! La proposta mi è uscita dalle labbra, incontrollata. Subito Mary mi ha guardata male, ma l’unione fa la forza, no? Poi sono trascorsi molti mesi e diversi tentativi, quindi siamo giunte a un progetto realizzabile.
Mary: Credo sia normale per due scrittrici confrontarsi sulla difficoltà di trovare un editore e sull'importanza di cercare di scrivere un'opera di genere commerciabile... Alla fine siamo giunte alla conclusione che forse, in due, le possibilità di farcela, sarebbero aumentate. Come ha detto Francesca l'unione fa la forza, e in effetti siamo riuscite a ottenere la pubblicazione con una grande casa editrice. Inoltre, in quanto donne, lo shopping ci ispira, evidentemente. Perché è stato sempre in un pomeriggio passato fra vari negozi di abbigliamento che abbiamo risolto un problema cruciale della trama de I colori della nebbia. Ciò che è deleterio per il portafogli fa bene alla scrittura, ne abbiamo le prove. Vero, Frances?
Frances: Quando giriamo per un negozio, noi due siamo pericolose…

LO: Immagino che scrivere in solitaria e in coppia siano due cose un tantino diverse. Raccontateci un po’ come funziona, almeno per voi: chi ha ideato la trama?
Frances: Per me scrivere sola o in compagnia non fa una gran differenza, onestamente. Certo, come in tutte le cose, bisogna essere ben accompagnati, ma l’importante è dar voce a ciò che sento e scrivere a quattro mani non mi ha limitata in questo. Sono fermamente convinta, inoltre, che per funzionare un personaggio debba distaccarsi dall’io dello scrittore e, soprattutto, dal nostro egoismo di madri della creatura letteraria che produciamo. Scrivere in due aiuta a trovare la giusta prospettiva.
Mary:  Dal confronto nascono cose migliori di quanto si possa immaginare, e la trama del nostro romanzo è nata proprio dal raffronto di idee. Anche molto diverse tra loro. E, soprattutto, dalla ricerca di qualcosa di nuovo e non banale all'interno del genere. Basti dire che io avevo pensato a una protagonista che soffriva di stress post traumatico e a un protagonista maschile autistico... Sono un poco estrema a volte nell'anticonformismo. Naturalmente, parlandone e riparlandone la trama si è evoluta, ma direi che è stato abbastanza veloce crearla.  Molto importante per noi è stata la scelta dell'ambientazione nella nostra città: Mantova. Parlare di ciò che si conosce credo sia fondamentale.
Frances: Voglio precisare che William, il nostro protagonista maschile, non è un novello Rain Man. Gradisce molto il contatto fisico! 

LO: Per lo svolgimento della storia vi consultate costantemente fino a decidere il risultato che vi mette maggiormente d’accordo o alcune parti sono opera di una sola di voi due?
Mary: Ci consultiamo costantemente. Ho nella memoria del computer delle mail lunghe quanto un papiro. Magari una può avere un'idea, ma poi l'opinione dell'altra è sempre richiesta. Molto importante è stato creare la trama e poi una sinossi specifica, capitolo per capitolo, suddividendoci il lavoro prima di iniziare a scrivere. Ricordi quanto abbiamo impiegato a costruire la scaletta?
Frances: Una vita… Ed è anche molto cambiata in corso d’opera! Sì, perché solo scrivendo ci si accorge delle incongruenze, dei passaggi che stonano e delle imprese impossibili che a volte si pretende di far compiere ai personaggi. Faccio un esempio: abbiamo iniziato pensando di dividerci i personaggi. Mary faceva Matilde e io William, ma andando avanti ci siamo invertite i ruoli diverse volte perché per far funzionare un libro scritto a quattro mani non ci deve essere troppo divario stilistico fra le parti.

LO: Come mai avete scelto il 1815 come periodo storico di ambientazione?
Mary: Il 1800 è un'epoca molto interessante e molto usata nel genere romance. Inoltre, era un periodo importante per Mantova e la sua storia. Da ricerche storiche che avevamo
svolto era emerso che il 1815 era l'anno della venuta in città dell'Imperatore d'Austria, non potevamo non utilizzare questo elemento.
Frances: L’epoca della Restaurazione, dava anche un certo carattere alle ambientazioni, da laureate in storia dell’arte (ci siamo conosciute all’università, ricordo) non potevamo rinunciare all’idea di farne un affresco. Gli abiti a vita alta per le donne, rendigote e marsina per gli uomini, e tutto il ventaglio di abbigliamento e oggettistica Regency, ci ha molto stimolate.

LO: Ci sono uno o più  personaggi creati in toto da una sola di voi? Se sì, quali?
Mary: In linea di massima io ho seguito più Matilde, mentre Francs ha seguito più William.
Frances: Anche se con il procedere delle pagine entrambe abbiamo curato tutti i personaggi, ci sono scene che d’impianto sono attribuibili a una di noi. Mi riferisco alla prima volta che entra in scena Altea, l’amica di Matilde, che è un pezzo di Mary. Oppure all’incontro fra William ed Eusebio, lo zio di Matilde, che è un brano mio. Due esempi, giusto per dare l’idea.

LO: Tanti scrittori mettono qualcosa di sé nei protagonisti delle loro storie. Voi ci siete nel romanzo?
Mary:  No, io non ci sono, ma nei personaggi della famiglia di Matilde ci sono dei richiami a dei membri della mia famiglia, in particolare per costruire il personaggio di sua nonna, mi sono ispirata molto alla mia.
Frances: Anche io ho preso spunto da famiglia e amici, ma l’irrequietezza di William un po’ mi appartiene, devo ammetterlo.

LO: Avete mai avuto discussioni nel corso della stesura del romanzo? Del tipo che una voleva far accadere qualcosa, mentre l’altra la pensava diversamente?
Mary: Certamente. Come ho detto prima io ho idee a volte molto estreme... Poi i nostri gusti non coincidono molto, siamo molto diverse, perciò abbiamo dovuto mediare in alcune scelte, ma credo che questo abbia giovato molto al romanzo, se una cosa piace sia a me che a Francesca può piacere a tutti. Abbiamo creato qualcosa che può essere adatto a persone dai gusti più disparati.
Frances: Ci sono state mail infuocate, telefonate per pianificare un incontro urgente e brainstorming estenuanti. C’è stato tutto ciò che è normale ci sia fra due persone che lavorano a un progetto che adorano. L’amare ciò che abbiamo fatto, l’essere determinate a volere il meglio per il nostro lavoro, ci ha fatto capire che ci si può scontrare mille volte, l’importante è che il risultato migliori! Bisogna dire che l’essere due persone dai caratteri opposti, per molti versi, ci ha aiutato a rimanere coese e a non cedere.

LO: Pensate che questa esperienza vi abbia unite ulteriormente?
Frances: Decisamente! Siamo amiche dai tempi dell’università, ma una cosa è stata condividere il patema per gli esami, tutta un’altra questione è stata dividere le ansie legate a questa pubblicazione. Scrivere, essere pubblicate, era il nostro sogno molto prima che I colori della nebbia prendesse vita, l’abbiamo visto avverarsi insieme, questo cambia un rapporto, direi!
Mary: Certamente, ora ci conosciamo molto meglio. Abbiamo condiviso un'esperienza esaltante e difficile al tempo stesso, coronata poi dalla fortuna di essere pubblicate per la prima volta da una casa editrice veramente importante.

LO: Continuerete a scrivere insieme o avete intenzione di scrivere anche opere separate?
Mary: Credo che continueremo semplicemente a scrivere, sia insieme che separatamente. Ormai non ci ferma più nessuno.
Frances: Scriverò sempre anche per conto mio, l’ho sempre fatto e continuerò. Ma aggiungo che stiamo già scrivendo nuovamente insieme!
LO: C’è già qualche idea che bolle in pentola? Se sì, ci date qualche indizio?
Mary: Stiamo lavorando al seguito de I colori della nebbia e siamo già a buon punto.
Frances: Un nuovo progetto che mi entusiasma tantissimo! Siamo più mature, sia stilisticamente che emotivamente, e ciò ci sta aprendo un ventaglio di novità e possibilità che stiamo esplorando.

LO: La vostra esperienza con le CE come è stata? Avete faticato prima di arrivare a pubblicare con la HM?
Frances: Io non ci credevo, quando abbiamo avuto la conferma che il manoscritto era piaciuto, e per mesi ho cercato di non illudermi. Mi dicevo: impossibile che accada a noi! Poi sono arrivati i files con le note al testo e ho capito che ci aspettava un lavoro estenuante. Mi sono rimboccata le maniche e ho lavorato in ogni ritaglio di tempo possibile e impossibile. Ne è valsa la pena, l’editing di HM ha cambiato radicalmente il mio approccio alla scrittura.
Mary:  La cosa più preziosa che ho imparato dall'editing accurato che HM ci ha fornito è che esistono mille modi per esprimere un concetto e non bisogna mai smettere di cercare il migliore. Abbiamo lavorato duramente, seguiti dall'editor di HM, per migliorare il testo del romanzo, per mesi e mesi, ma ne è valsa la pena e abbiamo imparato veramente tanto.

LO: Avete preso eventualmente in considerazione l’autopubblicazione? E cosa ne pensate di chi se ne avvale?
Mary: Io ho già utilizzato l'autopubblicazione e l'ho trovata una buona esperienza, non molto diversa dal farsi pubblicare da una piccola casa editrice, in realtà. Alla fine sei comunque tu a doverti occupare della campagna pubblicitaria e dell'editing, solo case editrici medio-grandi fanno un vero e proprio lavoro di editing al tuo fianco. Esistono eccezioni, ma sono rare.
Frances: Su questo punto abbiamo idee molto differenti. Non ho mai pensato all’autopubblicazione, ho sempre cercato un editore, per un fatto semplice e naturale per me. Faccio l’esempio del pattinaggio artistico, lo sport che amo, quando un atleta entra in pista non può contare solo sul favore del pubblico, la sua performance è vagliata dai giudici. Facendo un parallelismo con la scrittura, credo sia giusto che l’opera uscita dalla testa dello scrittore, o aspirante tale, sia giudicata da una giuria o da una redazione. E’ vero, le case editrici piccole o modeste difficilmente fanno editing con l’autore (quelle serie però lo fanno), ma già il fatto di essere stati scelti per una pubblicazione ci dà una conferma sul nostro lavoro. Viceversa, se non veniamo scelti, se il libro o il racconto non cattura l’interesse di un editore (anche minore), credo ci si debba fare delle domande e un po’ di sana autocritica. Pubblicare sempre, e a ogni costo, credo inflazioni molto il mercato.

LO: Consigli per chi vuole intraprendere la strada da scrittore?
Mary: Tenere duro. Sarà banale, ma lo sconforto è sempre dietro l'angolo. Io credo che se uno sente di dover scrivere deve farlo. Punto. Se poi sarà letto da tanti o da pochi non importa, ognuno di noi deve fare ciò che lo fa sentire bene.
Frances: Leggere tantissimo, leggere ogni cosa, ma non scordarsi della qualità. Scrivere, scrivere giorno e notte, e non stancarsi mai di fare esercizio. Ricordare che diventare uno scrittore difficilmente farà girare il mondo o diventare milionari, perciò è meglio che nella vita ci si prepari un piano B.

LO: Ancora una domanda e poi vi lascio andare: sogni nel cassetto?
Mary: Mi auguro che I colori della nebbia piaccia a tante persone.
Frances: La notte di san Lorenzo li ho affidati tutti alle stelle cadenti, perciò non ne posso parlare. Sappi, cara Lo, che il cassetto è così pieno di sogni che faccio fatica a tenerlo chiuso!

Grazie ragazze per la vostra disponibilità, è stato un grande piacere chiacchierare con voi e mi auguro che ci saranno altre occasioni per rifarlo. E ora un grande in bocca al lupo per il vostro esordio.
Passo e chiudo :)

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