Editore Feltrinelli
Pagine 187
Euro
16,00
TRAMA:
Dieci minuti
al giorno. Tutti i giorni. Per un mese. Dieci minuti per fare una cosa nuova,
mai fatta prima. Dieci minuti fuori dai soliti schemi. Per smettere di avere paura.
E tornare a vivere. Tutto quello con cui Chiara era abituata a identificare la
sua vita non esiste più. Perché, a volte, capita. Capita che il tuo compagno di
sempre ti abbandoni. Che tu debba lasciare la casa in cui sei cresciuto. Che il
tuo lavoro venga affidato a un altro. Che cosa si fa, allora? Rudolf Steiner
non ha dubbi: si gioca. Chiara non ha niente da perdere, e ci prova. Per un
mese intero, ogni giorno, per almeno dieci minuti, decide di fare una cosa
nuova, mai fatta prima. Lei che è incapace anche solo di avvicinarsi ai
fornelli, cucina dei pancake, cammina di spalle per la città, balla l'hip-hop,
ascolta i problemi di sua madre, consegna il cellulare a uno sconosciuto. Di
dieci minuti in dieci minuti, arriva così ad accogliere realtà che non avrebbe
mai immaginato e che la porteranno a scelte sorprendenti. Da cui ricominciare.
Chiara Gamberale racconta quanto il cambiamento sia spaventoso, ma necessario.
E dimostra come, un minuto per volta, sia possibile tornare a vivere.
VOTO:
RECENSIONE:
Ecco un libro che ha fatto
molto parlare di sé, che ho sentito nominare spessissimo e che ancora poco
tempo fa occupava lo scaffale del 3° posto della top ten dei più venduti nella
mia libreria di fiducia.
Ergo, quando ho avuto la
possibilità di appropriarmene ad un prezzo di occasione non ho potuto evitare
di lasciarmi vincere dalla curiosità.
La prima cosa che mi viene in
mente da dire? MENOMALE CHE L’HO ACQUISTATO A MENO DI CINQUE EURO!!!
Come potete vedere dai gufi non mi è propriamente piaciuto… anzi
diciamo che l’ho finito giusto perché le pagine non erano molte: dopo dieci
pagine mi era già scappata la voglia di leggerlo; dopo due capitoli volevo
chiuderlo e non riaprirlo più; alla fine mi sono impuntata e ho tenuto duro
fino all’ultima pagina… almeno sono riuscita a dargli due gufi, visto che fino
a due terzi del libro non gliene avrei dato più di uno.
Ma vediamo di andare con
ordine.
Chiara Gamberale ha creato un
romanzo in parte autobiografico: le
vicende si basano su una protagonista che condivide con l’autrice il nome e la
professione, nonché l’esperimento che da il titolo al libro stesso. In
pratica si tratta di impegnarsi a dedicare per un mese dieci minuti al giorno a
fare una cosa che non si è mai fatta prima nella vita… la scelta è vasta e può
andare in ogni direzione, dal cucinare al guidare, al ballare, al volare e chi
più ne ha più ne metta. Lo scopo è quello di ampliare i propri orizzonti, di
uscire dai propri limitati confini mentali, cercando di ritrovare – nel caso
della protagonista del romanzo – la voglia di vivere che la fine del matrimonio
e la perdita del lavoro hanno spento drasticamente.
In definitiva Per dieci minuti è un diario che porta
testimonianza di questo bizzarro e stimolante gioco, documentando tutti i “10
minuti” di ogni giorno, le attività che li hanno riempiti e soprattutto le
conseguenze e le reazioni che hanno portato alla stravagante antieroina che
narra gli eventi.
L’idea
che da vita a questo libro è originale e molto bella… quello che purtroppo ha
presto (immediatamente!) ucciso il mio entusiasmo è lo stile in cui il romanzo
è stato scritto.
Non avevo mai letto nulla della
Gamberale prima d’ora – e temo che non avrò mai più il coraggio di avventurarmi
in un suo scritto – quindi non so se quello usato sia il suo stile abituale,
fatto sta che il risultato è una sorta
di delirio psicotico e a volte sconclusionato di una persona – la Chiara
narrata, non la Chiara scrittrice – insicura e instabile, che sembra non aver
nessuna voglia di riemergere dal baratro in cui è precipitata.
Le
riflessioni di Chiara diventano spesso ripetitive e quasi maniacali e troppe
volte mi sono ritrovata a riprendere da capo una frase più volte chiedendomi:
“ma che cavolo sta dicendo??”
Va da sé che la lettura non è stata né scorrevole, né coinvolgente.
È stato solo un voler vedere la
fine dell’esperimento per scoprire cosa avrebbe portato. Proprio l’epilogo è
stato quello che all’ultimo minuto mi ha fatto aggiungere un gufo al voto
perché è riuscito a strapparmi un tiepido sorriso… tiepido perché purtroppo
avevo talmente a noia la protagonista che non sono riuscita ad entusiasmarmi
più di tanto per i risultati che ha raggiunto. Per fortuna vicino a lei ci sono
un paio di personaggi secondari che hanno dato una sferzata di brio e intensità
alla narrazione, ma purtroppo non sono stati sufficienti ad accendere il
piacere di leggere.
Non sto a dirvi che non mi
sento di consigliare il libro a nessuno e ancora adesso mi chiedo da dove sia
derivato tutto il suo successo.
Anzi, visto che siamo giunti al
vostro turno, se c’è qualcuno tra voi che l’ha letto e apprezzato, mi
piacerebbe molto sapere la vostra opinione in merito… magari mi farete notare
qualcosa che mi è sfuggito.
Passo e chiudo :)
a me non è dispiaciuto, ma effettivamente più per l'originalità della storia che per lo stile: è un po' assurdo seguire come scrive XD
RispondiEliminaAhahah... menomale che non sono l'unica ad averlo notato :P
EliminaIo lo vorrei leggere
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