mercoledì 27 giugno 2012

Recensione de "Il precario equilibrio della vita" di Giorgio Marconi

Editore Montag
Pagine 112
Euro 18,00
Trama:
Giulio Matreschi, pittore, ricoverato in una casa di riposo, racconta la sua vita a Goffredo, impiegato delle poste che va a trovarlo per consegnargli una lettera giunta a destinazione con un ritardo di cinquant'anni. E la lettera di Clara, l'unica donna che il pittore abbia mai amato e che, se ricevuta nel 1939, avrebbe potuto cambiare la sua vita. Alla vicenda si intreccia la simpatia che nasce tra Goffredo e Yvonne, infermiera della casa di riposo. Le storie dei tre protagonisti si legano nella cognizione che l'Amore non è mai sprecato, ma trova il modo di esprimersi anche a distanza di decenni. Amore che riesce finalmente ad abbracciare le loro esistenze, in bilico e sempre alla ricerca di un equilibrio pur nella consapevolezza della sua inconfutabile precarietà.

Premetto che sono alquanto poco patriottica per quanto riguarda libri e film: non sono sicura da dove arrivi questo mio sentimento, ma generalmente parto molto prevenuta in entrambi i generi, quando si tratta di opere italiane.
In questo caso lo stesso autore Giorgio Marconi (che ringrazio tantissimo) mi ha invitata a leggere i primi quattro capitoli della sua opera che potete trovare qui:
In seguito mi ha fatto pervenire l’intero romanzo e devo dire di esserne rimasta talmente contenta e stupita (non credevo che il blog potesse avere anche questi riscontri), che il fatto che si trattasse di un autore italiano ha perso completamente importanza: questo anche perché dopo aver letto le poche pagine di anteprima, ho capito di voler scoprire come continuava la storia.
Appena ho letto quel quasi niente dei personaggi, ho pensato subito che avrei potuto amarli velocemente.
Il protagonista è Giulio, un pittore di strada di ormai 98 anni, che ha girato il mondo nel corso della sua lunga vita e ora trascorre i suoi ultimi anni alla casa di riposo per ex-artisti ai piedi di Montmartre. L’evento principale del libro è l’arrivo di Goffredo, presunto funzionario delle Poste Italiane di 65 anni, alla casa di riposo per consegnare a Giulio una lettera smarrita da oltre 60 anni: quella lettera era stata scritta da Clara, l’unica donna che Giulio avesse mai amato…
Avrebbe potuto quella lettera, se recapitata in tempo, cambiare l’intera vita di Giulio?
Nella casa di riposo un altro personaggio si aggira delicato (malgrado la mole che gli viene attribuita dall’autore): la dolce e tormentata Yvonne, che ha sacrificato la sua gioventù per curare i genitori malati e che svilupperà una tenera simpatia per il nuovo venuto.
L’autore riesce a creare delle immagini bellissime. Mi ha colpito, ad esempio, la descrizione che il protagonista dà della vecchiaia. Cito solo in parte “Vivere di ricordi non è poi così male. I giovani vivono di progetti e speranze per il futuro, noi di rimembranze del passato. I giovani rischiano di veder naufragare i loro piani, frustrate le loro aspettative; i nostri ricordi, invece, sono lì, sempre presenti, fanno parte di noi”.
Una peculiarità davvero originale del libro è che l’azione rimane perennemente statica… attraversando un’intera vita. Mi spiego: il lettore percorre tutte le vicende vissute da Giulio dall’infanzia fino al presente, dall’Italia, all’America fino a Parigi, tramite i racconti dello stesso Giulio a Goffredo, mentre i due non si muovono mai dalla casa di riposo!
Anche la parte che riguarda Yvonne la scopriamo attraverso le sue riflessioni e le mail che legge e scrive.
E’ stata una lettura molto diversa dal solito, ma mi ha fatto davvero riflettere: basta così poco per cambiare le cose, per modificare o decidere un’intera esistenza o più d’una… ma si tratta del senno di poi o forse il destino era già scritto? Alla fine “Siamo tutti equilibristi in bilico sulla fune delle nostre esistenze. Cerchiamo di rimanere in piedi nonostante il precario equilibrio della vita”.
Anche la conclusione ha un suo fascino, che non posso analizzare liberamente per non svelare dettagli che vanno letti al momento giusto per avere il giusto impatto!
È un romanzo breve e l’impressione è che non ci sia abbastanza “scritto” per approfondire i personaggi: eppure si riesce a capire tutto ciò che serve per conferir loro un raro spessore.
Consigliato a chi cerca un romanzo che faccia riflettere e commuovere, un libro delicato scritto “sottovoce” (lo so è una definizione bizzarra, ma non riesco a esprimere diversamente l’impressione che ho avuto di una narrazione sussurrata: concedetemi la licenza poetica!).
Davvero bello.

VOTO:

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