venerdì 2 agosto 2013

Recensione "La magia del cioccolato" di Laura Florand

Editore Leggereditore
Pagine 389
Euro 10,00
TRAMA:
Nella vetrina della Maison des Sorcières fa mostra di sé una foresta incantata di dolci, una collezione di cappelli a punta per streghe golose di cioccolato che delizia gli occhi. Nella loro piccola cucina blu, Magalie Chaudron e le sue due zie mescolano desideri in spumeggianti pentole di cioccolata calda. Ma la tranquilla vita della Maison viene scossa dalla notizia che Philippe Lyonnais ha deciso di aprire una delle sue pasticcerie celebri in tutto il mondo proprio in fondo alla strada. Le creazioni di Philippe sembrano vivere di magia propria e attirano folle di donne... Riusciranno a convincere Magalie ad avventurarsi fuori dalla sua torre d’avorio correndo il rischio di assaggiare... un bacio?
VOTO:
 

INCIPIT:
Era un giorno ideale per le principesse. La pioggia le trascinava dentro, una pioggerellina divertita, con delle lunghe e fredde dita che annunciava l’arrivo dell’inverno e faceva preoccupare la gente per gli spifferi nei loro castelli.
Mentre mescolava del cioccolato nella cucina blu della sala da tè, Magalie Chaudron si godeva con tutta sé stessa quel tepore, compiaciuta di non dover vagare per le strade bagnate in cerca di un rifugio.
RECENSIONE:
Oggi voglio parlarvi di un romanzo a cui ho fatto terribilmente fatica ad assegnare il voto: per le prime duecento pagine ero convinta che non sarei riuscita a dargli più di due gufi; nella seconda metà si è conquistato velocemente il terzo gufetto; ora a distanza di due giorni dal momento in cui ho letto l’ultima parola dell’ultima pagina ho deciso di aggiungerne ancora mezzo perché continuo a pensarci… scommetto che se scrivessi la recensione tra una settimana riuscirebbe a salire addirittura a 4!!

Vi assicuro che non sono impazzita! A voi non capitano mai romanzi con cui avete un rapporto contrastante? Ecco, questo è il caso di La magia del cioccolato di Laura Florand!
Vi chiedo scusa fin da ora per la valanga di immagini che arricchiranno questa recensione, ma mi sono premurata di ometterne almeno altrettante che avevo salvato pensando al libro ^^
Questo titolo è collegato al precedente, La ladra di cioccolato, i cui protagonisti (almeno da quello che posso intuire dalla trama, visto che personalmente non l’ho letto) ritornano ne La magia del cioccolato come personaggi secondari… quindi sicuramente un piacevole ritrovarsi per chi già li conosceva. Per me invece sono stati soltanto una serie di richiami all’altro romanzo che hanno lasciato una gran curiosità insoddisfatta. Per fortuna a parte questi riferimenti, la storia principale di La magia del cioccolato è totalmente a sé stante e autoconclusiva.
Ma vediamo un po’ se riesco a spiegarvi cosa mi ha conquistata e cosa mi ha lasciata titubante di questo libro.

All’inizio, a parte nutrire alte aspettative in seguito a recensioni entusiastiche che ne avevo letto, mi sono trovata piacevolmente immersa nell’atmosfera del romanzo: le vicende si svolgono a Parigi, città che ho visitato una volta sola in vita mia e che mi è entrata prepotentemente nel cuore… a distanza di ormai dieci anni i ricordi che ne conservo sono ancora talmente vividi che se chiudo gli occhi mi sembra ancora di sentirne i profumi. La Florand permette al lettore di immergersi a tal punto nel palcoscenico del suo romanzo, che ogni volta che sfogliavo le pagine mi sembrava di essere a Parigi e quasi mi stupivo di ritrovarmi a casa mia nel momento in cui chiudevo il libro. La location primaria è l’Ile Saint-Louis, suggestiva isola nel centro della Senna a ridosso di Notre Dame, collegata al resto della città dai suoi ponti: una sorta di mondo a parte, situata nel centro di Parigi ma con una propria identità distinta.
La Maison des Sorcières, la casa delle streghe, dove hanno inizio le vicende è un locale piccolo e riservato, una sala da thè dove le proprietarie servono ai loro clienti dolci, thè e cioccolata calda, conditi da sorrisi e desideri: una sorta di magia inspiegabile persino alla giovane Magalie, capace di influenzare la vita delle persone soltanto esprimendo un desiderio mentre mescola il loro chocolat chaud in base a quelle che crede essere le loro esigenze. È soltanto suggestione o c’è qualcosa di vero? A lettori e avventori questo non è dato saperlo, ma la magia sta nel crederci… niente più della suggestione può far accadere cose impensabili. Questo piccolo angolo di paradiso è il porto sicuro di Magalie, sballottata per tutta l’infanzia e l’adolescenza da due genitori incapaci di mettere radici insieme, col risultato di aver trasportato avanti e indietro la figlia tra l’America e la Provenza, finché non è riuscita a fermarsi da sola dalle zie, sull’isola nel cuore di Parigi: e chi non lo avrebbe fatto? Io lo farei a occhi chiusi.
ILE SAINT-LOUIS
Il primo difetto che ho riscontrato nel libro è che, essendo in Francia, ci sono tante espressioni in francese, addirittura intere esclamazioni e frasi… ma ai responsabili di traduzione e impaginazione non è venuto in mente che potrei non conoscere il francese? Sarà anche simile all’italiano, cosa che mi ha permesso di capire la maggior parte dei termini, ma un simpatico numerino che rimandi a fondo pagina con la traduzione no?!?
I primi problemi con il romanzo, a parte questo, sono iniziati quando è arrivata la controparte maschile di Magalie, Philippe Lyonnais, il più famoso pasticcere di Parigi, che è intenzionato ad aprire uno dei suoi negozi nella stessa via in cui Magalie e le sue zie servono sogni e magie. Magalie si sentirà minacciata e oltraggiata da questo nuovo arrivo: l’isola è il suo mondo e nessuno ha il diritto di portargliela via… ok, se si trattasse solo di affari potrei capirla, anch’io al posto suo sarei stata un pochino intimorita, ma di certo non mi sarebbe mai venuto in mente di andare a dire al rivale che non deve aprire, soprattutto con l’aggressività di un aquila idrofoba! Certo fin qui avrei potuto anche sorriderne, ma fino a metà libro non ho fatto altro che leggere delle loro battaglie inutili a suon di dolci: io ti offro la mia cioccolata e tu la rifiuti? Bene, allora io rifiuto qualsiasi gioiello di pasticceria che tu cerchi di propinarmi come segno di pace… e ovviamente lo stesso vale dalla parte opposta! Infinite schermaglie fatte di dolci sprecati – dico, ma non potevate darli a me? – parole velenose e invasione degli spazi altrui senza nessun rispetto. Philippe che non si capisce perché si è invaghito o addirittura innamorato di Magalie al primo sguardo, malgrado lei si sia presentata come la peggior strega – nel senso di arpia – del mondo; mentre la di lei attrazione nei confronti del nemico, a parte dall’imponente e ingombrante prestanza fisica e caratteriale, non trova giustificazioni di sorta a mio avviso: nel momento in cui lui addirittura si introduce in casa di lei solo perché trova la porta aperta - e quando lei lo scopre si rifiuta di andarsene - ho raggiunto il massimo dell’esasperazione. Philippe Lyonnais mi si è profilato nella mente come il peggiore stalker mai esistito e lei come reagisce? Cercando di soffocare i bollenti spiriti che fanno a pugni con la rabbia. Ma sei scema??? Io, dovessi trovare uno in casa mia senza invito, prima di chiamare la polizia, i pompieri e la guardia nazionale, lo scioglierei nel caramello bollente!! Forse sono diventata troppo cinica per sognare, ma certo questo non è stato come immergermi in uno dei miei sogni romantici… non mi sono sentita per niente sospirante, soltanto frustrata e annoiata.
E fin qui vi ho giustificato i due gufi che inizialmente volevo dare a questo libro. Per fortuna poi è iniziata la ripresa e devo dire che è stata piuttosto repentina. Finalmente i due rivali fanno del sano e liberatorio -  almeno per me lettrice irritata – sesso e la storia ha iniziato a cambiare direzione. I due protagonisti, che fino a quel momento ho detestato entrambi profondamente, sono riusciti ad ammorbidirmi un pochino: Philippe si  presto conquistato tutto il mio affetto e le mie simpatie, peccato non poter dire lo stesso di Magalie che ha continuato a starmi pesantemente sullo stomaco fino a pochi capitoli dalla fine. Non so se ve lo ho già detto una volta, ma non sopporto le protagoniste volutamente antipatiche, trincerate dietro la stronzaggine con cui si fanno scudo dal mondo a causa di traumi infantili… e poi lei mica ha subito violenze inimmaginabili, i suoi genitori la amavano entrambi anche se non sono riusciti a darle delle radici fisse! Questo non mi sembrava certo un motivo valido per comportarsi da stronza isterica in continuazione.
Va bè, scusate il riaffiorare dell’irritazione accumulata! Fatto sta, comunque, che la seconda parte del libro mi è piaciuta tantissimo… la parte più bella è stata una nevicata che ha coperto la meravigliosa Parigi, creando lo sfondo perfetto per dei momenti che mi hanno fatta sognare oltre ogni dire. Le atmosfere, i profumi, i sapori e le persone che hanno animato le restanti pagine sono riusciti a far guadagnare a La magia del cioccolato il terzo gufo sorridente. Ma più di tutto sono state le lacrime: talmente inaspettate e improvvise, da non essermi resa conto di quanto il romanzo mi stesse commuovendo finché le righe davanti ai miei occhi non sono diventate sfocate per il pianto. Che ci volete fare: il mio inguaribile cuore romantico e sognatore si lascia conquistare dalle piccole cose! Di certo un romanzo capace di emozionarmi fino a questo punto non poteva meritarsi un voto negativo.
La sorpresa maggiore invece è stata che, nonostante la fatica a superare la prima parte della storia – che, badate bene, a voi potrebbe tranquillamente piacere tantissimo – la seconda metà sia stata così bella da avermi lasciato un caldo ricordo in testa e nel cuore. Ancora adesso mi sorprendo a tornare con il pensiero all’ Ile Saint-Louis e alla Maison des Sorcières, con il desiderio di una cioccolata calda e del conforto di un rifugio intimo e ineguagliabile.
Quindi, a parte la mia difficoltà a rompere il ghiaccio con questo romanzo, è una lettura che consiglio caldamente a tutti i cuori sognatori, a chi ama i dolci e Parigi, a chi vuole storie d’amore in cui nulla e scontato, a chi vuole sognare e sospirare per alcune piacevoli ore.
Lo stile della Florand mi è piaciuto immensamente e sono assolutamente certa che alla prima occasione recupererò anche il romanzo precedente. Quello che più ho trovato confortevole come una morbida e calda coperta sono i sapori e i profumi che l’autrice è stata in grado di evocare: dolci e cioccolata calda sono al centro della battaglia prima, e della storia d’amore dopo! Macarons bellissimi quanto buoni, vapori di cioccolato e caramello, sapori di ogni sorta e combinazione… un paradiso dei sensi trasmesso ai lettori solo attraverso le parole, parole in grado di creare vere e proprie immagini mentali con tanto di aromi talmente travolgenti da avere l’impressione di stare affondando i denti in un dolce unico e di sentire il calore della cioccolata aromatizzata con vaniglia e cannella che scende nella gola fino a scaldare lo stomaco e il cuore! La capacità evocativa della Florand, sia per quanto riguarda i cinque sensi, che per quanto riguarda i panorami che ha scelto, è veramente eccellente e rara da incontrare e questo, benché la storia che ha scritto mi abbia catturata solo a metà, fa di lei una delle autrici romantiche che più mi sono piaciute.
Una cosa è sicura: non appena ne avrò la possibilità, voglio assaggiare un macaron e non sarò soddisfatta finché non ci riuscirò!! Io non sono una mangiona, ma questo romanzo mi ha fatto salire la gola alle stelle e mi ha anche fatto desiderare l’arrivo dell’inverno, con le sue giornate fredde in cui rintanarsi dentro casa sotto la copertina del cuore con una tazzona bollente in mano ad allietare le ore di lettura *occhi a cuoricino*
Vedo che inizio a dilungarmi, ma questo è l’effetto dell’entusiasmo inaspettato lasciatomi da questo romanzo, che temevo sarebbe stata una cocente delusione… fortunatamente mancata^^
L’ultima cosa che volevo dirvi è che tra le immagini che vedete sparse qua e là nella recensione ce ne sono due che rappresentano cose reali alle quali la Florand si è ispirata per il libro: uno (che dovrebbe essere giusto qui di fianco, se l'impaginazione di Blogger per una volta funziona!) è un dolce meravigliosamente bello – tanto che sarebbe quasi un peccato mangiarlo – creato dal famosissimo Pierre Hermè che, citando l’autrice, “ha lasciato un segno nel modo di fare i dolci in tutto il mondo” (chi ha letto o leggerà il libro non avrà difficoltà a riconoscerlo all’interno della narrazione, perché non si vedono tutti i giorni creazioni così perfette); il secondo invece è la facciata della sala da thè a cui l’autrice si è ispirata per la Maison des Sorcières, un localino che un tempo esisteva veramente sull’Ile Saint-Louis con tanto di streghe e cappelli a punta appesi lungo le pareti… come avrei voluto poterlo visitare.
Un’ultima cosa la posso dire? Se in futuro dovessi avere la fortuna di tornare nella bellissima Parigi, passeggerò sicuramente nei posti che ho trovato in questo libro, ricercando l’atmosfera creata dall’autrice e sorriderò ripensando ai personaggi che immaginerò di incontrare.
E ora come sempre è il vostro turno: cosa ne pensate di questo romanzo? L’avete già letto o magari avete letto il precedente?
Ok, è tutto! Passo e chiudo :)

CITAZIONI
Non si poteva curare la solitudine crogiolandosi in essa, distante anni luce dal mondo, su un’isola lontana da tutto e tutti. Lo sapeva. Tutti i rimedi che aveva provato non avevano funzionato. Le sembravano bruschi, quasi brutali, si era sentita come se qualcosa di appuntito stesse torturando la sua pelle.

Si accigliò, domandandosi se potesse trasformare la felicità in una piantina da accudire. Prima di allora se l’era cavata sempre bene. Ora quella felicità si stava comportando come la menta contro la quale sua madre erborista l’aveva sempre messa in guardia quando le insegnava a fare giardinaggio in Provenza. Alla fine la menta sfuggiva al controllo e metteva radici dappertutto.

Quando si concentrava su loro due e si estraniava da qualsiasi altra cosa aveva la sensazione che la sua anima si stesse dispiegando, come delle enormi ali che erano rimaste per troppo tempo dentro un bozzolo. O forse il tempo necessario per essere pronte al volo.

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