domenica 4 agosto 2013

Recensione di "La maschera nera" di Virginia Mandolini

Nuova cover
Editore autopubblicato con Youcanprint
Pagine 474
Euro 18,00
TRAMA:
Il tenebroso Manuel, capo di una banda di criminali, decide di rapire la giovane Nicol, per ragioni misteriose. Ma durante la prigionia della ragazza, tra lei e Manuel si instaura un rapporto profondo, che stravolgerà i suoi piani e cambierà radicalmente il destino di entrambi.
Opera dalla scrittura delicata e genuina, a sprazzi dolcemente ingenua. Un tratto di penna forte e al contempo soave, per una trama coinvolgente, che, grazie alla chiarezza psicologica e alla profondità con la quale sono descritti i personaggi, consente al lettore una piena identificazione con essi e un alto grado di partecipazione emotiva. Un romanzo da leggere tutto d’un fiato, dal ritmo serrato e imprevedibile, che coadiuva un messaggio estremamente chiaro e positivo. L'atmosfera degli avvincenti feuilleton in stile "La freccia nera", con un linguaggio fresco, giovane, dotato di un’acuta sensibilità.
Il lettore è trascinato nelle vicende incalzanti che porteranno i due protagonisti ad affrontare un tormentato percorso di salvezza, a cominciare da se stessi.
VOTO:

INCIPIT:
Quando aprì gli occhi fu sommersa dal buio, un buio fosco, gelido e immobile come quello di una tomba. Non appena riuscì pian piano a mettere a fuoco qualcosa, intravide intorno a sé strane sagome all’ovattata luce della luna, che si insinuava con fatica da qualche parte sopra di lei. Servendosi di quella luminescenza soffusa e magica, lei cercava disperatamente di capire in che posto fosse finita. Ma dov’era?
Tentò di muoversi e si accorse con terrore di essere legata. L’avvolse allora, all’improvviso, simile a un fiume in piena che senza più argini esondi, un’ondata di dolore, quando tutti i suoi sensi si accesero all’unisono. Cominciò a tremare.
Il freddo pungente e la forzata immobilità la torturavano e rendevano come ghiaccio le estremità, i piedi e le mani che non sentiva quasi più.
E fitte di dolore, dolore… dappertutto.
E sete e fame e sfinimento, in un diluvio di malessere.
RECENSIONE:
Dopo aver impiegato un secolo a leggere questo romanzo – a causa dello scarso tempo a disposizione e non certo perché non mi piacesse – grazie a due giorni di full immersion ho visto finalmente l’ultima pagina e posso parlarne con voi.
La maschera nera di Virginia Mandolini è un romanzo molto particolare, ma sopra ogni altra cosa è un romanzo d’amore, quell’amore raro – direi più inesistente - puro, incondizionato, capace di far affrontare a chi lo prova il mondo intero piuttosto che arrendersi; un amore fatto di brividi, sentimenti e sensazioni che trascendono la passione fisica. Sì, perché nel romanzo di questo autrice non troverete scene di sesso, né spinto, né solo accennato, e se è quello il genere che state cercando questo titolo non fa al caso vostro. L’amore narrato dalla Mandolini è delicato come il petalo di una rosa, ma forte come la più antica delle querce. Inoltre a fare da contorno al cuore pulsante del romanzo ci sono tematiche molto serie e realtà decisamente toccanti che proprio non mi aspettavo.
La storia narra di Nicol e Manuel, due ragazzi che più diversi non potrebbero essere, per estrazione sociale e per trascorsi di vita: ragazzina ingenua e cresciuta nella bambagia lei - ma con un animo sensibile e maturo che non ci si aspetterebbe in un personaggio simile – vittima innocente delle mire di vendetta per i misfatti del potente padre; carceriere e rapitore lui, intenzionato a riversare su Nicol l’odio che lo accompagna da anni nei confronti del padre di lei. Manuel con una banda di complici, guidati dallo stesso desiderio di vendetta del ragazzo, fa rapire Nicol e il suo primo obiettivo è violarne la purezza con uno stupro, l’atto più brutale che un uomo possa infliggere ad una donna… e sarà proprio nel momento in cui cercherà di attuare la prima parte del suo piano che le vite di entrambi cambieranno per sempre.
Quando avevo letto la trama mi ero immaginata una sorta di amore nato dalla sindrome di Stoccolma (come vi avevo accennato nel post di segnalazione), ma l’autrice mi aveva giustamente messa in guardia che non sarebbe stato quello che avrei trovato. Infatti è stato così. Il sentimento che legherà Manuel e Nicol è semplicemente una dimostrazione del fatto che l’amore è capace di coglierti di sorpresa, di ghermirti quando e dove meno lo cerchi, ma soprattutto di legarti alla persona che mai avresti creduto di volere al tuo fianco.
Il libro, che conta quasi 500 pagine, è decisamente corposo e onestamente non avevo idea di quello che mi sarei trovata ad affrontare. La trama si rivela al lettore molto più complessa e articolata di quanto non lasci intuire la sinossi: il rapimento sarà solo l’evento che darà vita alla storia vera e propria, che si è rivelata in alcuni punti estremamente coinvolgente, con momenti di intenso pathos, dal batticuore al fiato trattenuto per la tensione. Non aspettatevi un romanzo tutto cuoricini e sviolinate, perché ci saranno anche azione, dolore e retroscena crudi e scioccanti. L’autrice accompagna il lettore in un viaggio che scaverà sotto la superficie di ogni personaggio, portando alla luce verità che non piacerebbe a nessuno scoprire, dando all’amore dei due protagonisti un significato ancora più intenso e profondo.
Virginia Mandolini ha un’eccellente capacità descrittiva, capace di creare cartoline in multicolor di luoghi e situazioni, rendendo poetica persino una foglia che cade. Forse non a tutti piacciono le descrizioni dettagliate della “cornice” del narrato – e quando sono tediose o eccessive sono la prima a trovarle superflue – ma in questo romanzo, non ho potuto fare a meno di soffermarmi spesso sulle immagini che l’autrice riusciva a evocare nella mia mente, perché molto belle. Le location che fanno da sfondo ai numerosissimi eventi hanno già il loro naturale fascino – Brasile, Roma e Irlanda – ma l’autrice ha catturato con la sua penna scorci suggestivi, con una cura particolare ai dettagli. Questa accuratezza la si ritrova in qualsiasi parte descrittiva: dall’abbigliamento dei personaggi, agli arredi, ai suoni… a qualsiasi cosa che possa dare tridimensionalità a ciò che si sta leggendo, trasportando il lettore esattamente dove gli occhi “mentali” della scrittrice erano puntati in quel momento. Oserei dire che proprio lo stile dell’autrice è il pregio più grande di questo libro.
Il romanzo copre un arco di tempo di due anni, quindi come potete immaginare le cose che accadono sono davvero numerose, ma soprattutto imprevedibili. La narrazione è divisa in tre parti che si distinguono tra loro prima di tutto per il luogo dove si svolgono gli eventi, ma anche per la storia in sé. È quasi come se il libro racchiudesse tre puntate diverse di uno stesso film: stessi personaggi, filo conduttore comune, ma trama differente. Nella prima parte, tutto si concentra sul rapimento e sulla nascita del sentimento di Nicol e Manuel, quindi si tratta della parte più statica perché i fatti e i dialoghi più importanti si svolgono prevalentemente nella stanza in cui Nicol è prigioniera. Certo, una prigionia come la sua non dispiacerebbe a nessuno, ma sempre di prigionia si tratta. Questa è la parte in cui i due imparano a conoscersi e il lettore impara a capirli, scoprendo personaggi molto più complessi di quanto possano sembrare inizialmente. Certo ammetto che mano a mano che approfondivo la loro conoscenza, in questa parte come nella successiva, sorridevo spesso benevolmente davanti alla loro poca verosimiglianza, quanto meno nel nostro secolo… ho avuto spesso la sensazione che Manuel e Nicol rappresentassero più un’utopia che delle persone che potrebbero camminare su questo mondo; le loro azioni e le loro parole a volte mi sembravano discostarsi troppo da quelle  di due ragazzi della nostra epoca, ma considerando il fatto che si tratta di un’opera di fantasia e che il loro travagliato amore è tutto fuorché normale è un dettaglio su cui presto ho deciso di soprassedere, perché la curiosità e il coinvolgimento erano di gran lunga superiori.
Nella seconda parte invece la storia si sposta a Roma prima e in Brasile (paese di origine di entrambi i protagonisti) poi ed è stata piacevolmente romantica per buona parte del tempo, raggiungendo poi nella seconda metà picchi di tensione con sviluppi inattesi e scene da far serrare le mani sul libro (beh, diciamo sull’ereader) per la fretta di proseguire la lettura il più in fretta possibile, col timore che possa accadere qualcosa che non vorresti leggere.
La terza parte cambia ancora registro narrativo, copre l’arco di tempo più lungo e analizza il rapporto tra i due innamorati da un ulteriore punto di vista.
Forse non vi è proprio chiaro quello che cerco di spiegarvi, ma è tutto ciò che posso dirvi senza rivelare nulla sulla trama, cosa che di certo vi rovinerebbe in parte la lettura… io personalmente non avrei voluto sapere nulla della storia prima di iniziare questo libro.
Ma a questo punto, considerato che in alto a dominare la recensione non ci sono cinque gufi, mi tocca passare alle note dolenti che – come sempre – sono assolutamente soggettive.
Alcuni dettagli della storia mi hanno lasciata un tantino basita, mentre altri li ho trovati decisamente superflui. Aleggia nel romanzo una forte fede religiosa – soprattutto da parte di Nicol – e questo ci può tranquillamente stare… ma arriverete ad un certo punto in cui vi troverete davanti ad un vero e proprio miracolo: insomma la cosa, per quanto carina, mi è sembrata eccessiva. Visto che ci troviamo davanti ad un racconto che fino a quel momento ha narrato fatti assolutamente verosimili, basandosi su eventi che potrebbero a grandi linee succedere, senza fenomeni paranormali o magie di sorta, il miracolo mi è sembrato piuttosto fuori luogo… quasi un brevissimo excursus in un diverso genere letterario.
In secondo luogo ho trovato il continuo dichiararsi amore dei due protagonisti, con frasi sdolcinate, gesti di tenerezza estrema, dimostrazioni di ogni sorta, a volte un tantino stucchevole… per fortuna l’autrice bilancia questo “effetto diabete”, con svariati momenti di tensione tra loro, non sempre di poco conto, e momenti di gioco tipici di due innamorati all’esordio del loro rapporto.
Ma questi due piccoli difetti, se così si possono chiamare, non avrebbero tolto molto al romanzo a livello di voto. Forse giusto mezzo gufo.
Quello che più di tutto ha condizionato il mio parere è stata la terza parte del libro… tutta la terza parte. Personalmente avrei preferito che la storia terminasse con la seconda parte: sarebbe stato un epilogo perfetto, un happy end che avrebbe lasciato spazio al lettore per immaginare cosa avrebbe potuto venire dopo… di difficoltà ed ostacoli nel viaggio dei protagonisti ce n’erano già stati a sufficienza per una vita intera e sarebbe stato bello poter sognare il futuro che ciascuno di noi avrebbe preferito per loro. Ma così non è stato. L’autrice ci racconta anche il dopo ed è un dopo che purtroppo non mi è piaciuto. È vero che la vita di ogni giorno, più di qualsiasi altra cosa, influisce sui rapporti tra due persone, ma nell’ultimo centinaio di pagine mi sono trovata davanti ad una versione di Nicol e Manuel che avrei preferito non leggere… non che i due personaggi vengano completamente stravolti, ma perdono quell’aura di “al di sopra del realistico” che avevano avuto fino a quel momento e che li rendeva innamorati così perfetti. Diventano alla fine persone comuni – o quasi – incapaci di affrontare nel modo giusto le piccole avversità di ogni giorno: in alcuni momenti li ho trovati terribilmente irritanti, in altri addirittura fastidiosi e per quanto l’epilogo vero e proprio sia molto bello e mi abbia fatto tornare il sorriso, la parte che lo precede ha in parte infranto il sogno che fino a quel momento l’autrice mi aveva fatto vivere. Il libro è già molto lungo, ma la terza parte mi è sembrata un voler dilungarsi eccessivamente, un voler entrare troppo nel dettaglio, e non sono riuscita, nemmeno a libro finito, a capire precisamente quale fosse il suo reale scopo.
Prima Cover
Detto questo, come potete vedere il voto finale resta comunque positivo… anche perché le prime 370 pagine – e scusate se è poco – mi sono piaciute proprio un sacco, regalandomi disparate emozioni. Inoltre, come tengo sempre a sottolineare, il difetto di cui sopra è esclusivamente un problema mio perché sono convinta che ci sia anche chi è riuscito a godersi anche l’ultima parte del romanzo, considerando i numerosi commenti positivi.
Sicuramente è una lettura che mi sento di consigliare, soprattutto agli animi romantici che cercano una storia d’amore completamente al di fuori dagli schemi, capace di portare il cuore del lettore su un ottovolante di sensazioni ed emozioni, lasciando anche spazio a profonde riflessioni.
Per concludere una parola sulle cover. Come potete vedere l'autrice ha deciso di dare una nuova cover al romanzo (che trovate in apertura di recensione) completamente diversa dalla precedente. A me questa nuova cover piace tantissimo perché la trovo molto più elegante e adatta ad un romanzo dedicato ad un pubblico decisamente vasto, mentre la prima, malgrado rappresentasse una parte davvero importante della storia, sembrava presentare un libro dedicato ad un pubblico di giovanissimi.
Ora non mi resta che passarvi la palla e lasciare a voi la parola. Cosa ne pensate? Conoscete o avete letto questo titolo? Aspetto i vostri commenti.
Passo e chiudo :)


E loro… al centro di quel piccolo mondo… due anime ardenti, ansiose di sfiorarsi, di scoprirsi, di manifestarsi, con addosso i brividi della timidezza e la voglia intrepida di sopraffarla

3 commenti:

  1. Ti ringrazio molto Lorenza per la tua recensione!! La trovo molto approfondita e dettagliata!! Hai espresso il tuo parere in modo trasparente e chiaro e anche gli aspetti per te negativi li hai spiegati secondo il tuo punto di vista e i tuoi gusti. :o))
    Ti ringrazio davvero molto!!!
    Come mi hai chiesto e mi fa piacere fare, commento la recensione… “commento del commento” :o))))))))

    Riguardo il discorso del miracolo e del fatto che si tratti di un romanzo di fantasia e non di argomento religioso, molto dipende dal modo in cui vediamo la vita.
    Il penso che il miracolo, legato ad una logica di fede in Dio, non sia necessariamente qualcosa di straordinario, che faccia parte di una sfera separata dell’essere umano, ma qualcosa che può appartenere alla vita se ci si crede. Ora non so fino a che punto sia stata capace di descrivere la fede di Nicol, perché non era facile. Una fede che ho voluto intenzionalmente dipingere come semplice, spontanea. Questo aspetto di Nicol è qualcosa di sotteso, di non plateale, riportato per piccoli cenni qua e là, così come avviene nella realtà, secondo il mio punto di vista. Non è chi rispetta tutti i dettami della religione che dimostra vera fede, ma chi nella sua vita di ogni giorno crede nella presenza vigile di Dio, ci crede davvero e tanti miracoli accadono, piccoli e grandi in ogni momento.
    Questo aspetto di Nicol che si unisce dentro di lei a tutti gli altri elementi della sua personalità in modo sinergico, va compreso all’interno della storia secondo una logica. Perché ha una logica ben precisa.
    Il motivo per cui Manuel arriva a quella decisione (che ora non dico per evitare spoiler, ma tu Lorenza capisci a cosa mi riferisco), è dettato dall’amore tra i due, ma l’amore nasce non solo grazie all’attrazione, alla reciproca conoscenza interiore, nasce dalla fiducia che Nicol ha in lui. “Fiducia” che è contemporaneamente fede. Nicol non sarebbe stata in grado di credere in lui in quel modo, di affidarsi, di perdonarlo nonostante tutto, se non avesse avuto dentro di sé quel sentimento di fede. Né avrebbe potuto, solo attraverso l’amore, generare in lui un cambiamento così profondo e totale.
    Anche se è bello pensare che l’amore umano sia qualcosa di ideale e come tale capace di ottenere l’impossibile, nella realtà però è solo se è supportato da qualcosa di più forte che riesce a diventare assoluto. Se si legge la storia senza tenere conto di questo aspetto è chiaro che si arriva al momento del miracolo come qualcosa di assurdo, di fuori dalla storia.
    Devo dire che ho riflettuto molto, mentre scrivevo, sul fatto che questo elemento poteva sembrare esattamente come lo descrivi tu, Lorenza, e ti comprendo, perché notoriamente, soprattutto nei libri moderni, l’aspetto religioso e gli altri elementi sono considerati separati. Se scrivo un libro di religione, ok, parlo di quello ed è chiaro; se scrivo un libro di intrattenimento, parlo di argomenti più futili ed è chiaro. Ma nella vita normale non è così o non dovrebbe essere così. (Virginia…… continuo in un altro post)

    RispondiElimina
  2. Pur parlando di una storia del tutto inventata, e adesso arriviamo alla seconda tua osservazione, Lorenza, i personaggi, i luoghi, i fatti sono ancorati alla realtà e sono in qualche misura anche credibili. Volevo creare una storia ideale, bella, romantica, unica, avvolta in un alone di sogno, come tutte le storie romantiche, ma allo stesso tempo realistica, cioè una storia nella quale i personaggi non fossero solo perfetti e positivi in ogni aspetto, ma UMANI NONOSTANTE IL SOGNO. Un sogno può rimanere sogno anche all’interno della realtà umana, un sogno può essere vero, anche se noi siamo imperfetti. E ritorno al discorso di sopra, se c’è Dio nella nostra vita. Non è magia, superstizione, settore della vita lontano dalla vita, E’ LA VITA STESSA.
    Nell’ultima parte Manuel e Nicol si trovano ad aver raggiunto quello che desideravano, si trovano a vivere la vita che volevano, che in tutto il romanzo hanno lottato per ottenere. E cosa succede? Tutti vissero felici e contenti? Vi sembra realistica una finale così? E’ una finale classica che magari siamo abituati ad aspettarci. Ma è vera? Mi sono domandata.
    Cosa succede DOPO? E’ tutto liscio, semplice, facile come normalmente si crede?
    Le difficoltà non ci sono più? E’ DAVVERO REALISTICO un finale così?
    Che cos’è veramente l’amore? Tutto il patos bellissimo e irrinunciabile dei due che lottano per aversi e poi…? Quando comincia la vita di tutti i giorni con la sua cruda realtà, con la sua routine, con le sue difficoltà legate al vivere stesso… in che cosa consiste allora l’amore? I due innamorati sono capaci di gesti enormi, plateali, ma l’amore si esprime solo così? Come diventa l’amore di due innamorati durante la vita, senza l’eccezionalità dell’avventura?
    E’ lì che l’AMORE VERO si esprime nel suo modo più grande, nella capacità di accettare l’altro per quello che è, di comprenderlo nelle sue debolezze, di perdonarlo nei suoi errori, di aiutarlo a migliorarsi nel cammino duro della vita. Questo amore che non rimane grande e bello senza una lotta giornaliera, questo amore che diventa ogni giorno più profondo e si alimenta giorno per giorno. E anche qui fa capolino la fede, perché senza la fede non c’è la capacità di perdonare le offese, di avvicinarsi all’altro assieme all’altro.
    Quante volte un amore che sembra infallibile e immortale cade poi miseramente?
    L’amore di Manuel e Nicol non cade mai, è bello perché cresce, si consolida, si concretizza sia nei momenti di conoscenza e di dramma, sia in quelli apparentemente statici e abitudinari del “dopo avventura”. La storia finisce bene, no? E’ questo che conta, che è significativo, secondo me. Altrimenti sì, tutto il precedente sarebbe stato annullato. :o))

    Questo messaggio volevo dare. Non so se ci sono riuscita, perché il compito era piuttosto arduo. Descrivere una storia apparentemente di intrattenimento, unendo elementi di maggiore profondità. Di sicuro qualcosa di originale, sì. Concordo pienamente con te, Lorenza su questo :o))
    E devo dire, sì, che i pareri sono diversi. C’è chi ha apprezzato moltissimo la terza parte. C’è chi per esempio ha apprezzato meno la prima. Quindi è soggettivo, molto soggettivo.
    Ci tenevo comunque a spiegare a te e ai lettori la mia linea guida dell’intera storia.
    Poi leggendola, ognuno può apprezzare o non apprezzare un aspetto o l’altro.

    Credo comunque, e penso che tu Lorenza possa darmi ragione, che sia un romanzo di cui si può parlare parecchio, che affronta argomenti i più disparati e chiunque potrebbe dire la sua a proposito dell’uno e dell’altro, secondo la propria personale visione del mondo.
    Potrebbero sorgere interessanti discussioni in merito :o))

    Per rispondere alla domanda che mi hai fatto in privato… no, non ho visitato i luoghi che ho descritto, non sono quasi mai uscita dai confini nazionali :o))

    Grazie ancora per la tua recensione… bella, ricca di tue considerazioni significative, di tutto quello che ti è piaciuto o no :o)) Fatta proprio col cuore :o))
    (Virginia)




    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Virginia! Volevo ringraziarti sentitamente per i tuoi commenti, sono decisamente illuminanti e soprattutto rendono ancora più completa la mia recensione. E' sempre un piacere quando un'autrice/autore passano a commentare quello che scrivo... sono convinta che lo scambio di opinioni serva anche agli eventuali futuri lettori per farsi un'idea più precisa del romanzo recensito.
      Quindi grazie ancora e mi auguro a presto ^^

      Elimina