giovedì 30 agosto 2012

Recensione Apocalisse Z di Manel Loureiro

Editore Nord
Pagine 415
Euro 16,60
TRAMA:
Ha trent'anni. È un avvocato. Vive in una cittadina della Galizia, in Spagna. Come tutti, apprende la notizia dalla televisione: in una piccola repubblica del Caucaso, un gruppo di guerriglieri ha preso d'assalto una base militare russa. Un "normale" atto terroristico in una delle zone più turbolente e instabili del pianeta? Così sembra. Ben presto, però, s'insinua il sospetto che sia successo qualcosa di più grave. Qualcosa che non può essere controllato. Un'esplosione atomica? Un virus? Tra lo sconcerto generale, la Russia annuncia la chiusura delle proprie frontiere e, nel giro di pochi giorni, tutti i Paesi dell'Unione Europea fanno lo stesso. Poi intere città vengono isolate e messe in quarantena. Poi entra in vigore la legge marziale. Ma è tutto inutile. Ormai niente è più come prima. Non c'è elettricità, manca l'acqua potabile, la benzina è finita, gli scaffali dei negozi sono vuoti. Nessun uomo gira per le strade. Perché chi lo fa non è più un uomo. È diventato uno zombie. Ha trent'anni. È un avvocato. Vive in una cittadina della Galizia, in Spagna. E forse è l'unico sopravvissuto all'Apocalisse Z...

Mentre fisso lo schermo del computer cercando di decidere da dove partire con questa recensione… ho deciso di iniziare con le informazioni generali.
Il romanzo di cui vi parlerò in questo post è il primo di una “sfortunata” trilogia (avevate dubbi?!?), scritta da un autore spagnolo che è anche avvocato, esattamente come il protagonista del libro. Il termine sfortunata si riferisce al fatto che la casa editrice Nord, che ha portato nelle librerie italiane i primi due libri della saga (il secondo “Apocalisse Z – I giorni oscuri” è già sullo scaffale che  aspetta solo di essere letto!), ha comunicato poco tempo fa la triste notizia di aver sospeso la pubblicazione del terzo, in quanto non ha avuto il riscontro che si aspettava: io capisco che loro avranno dei budget da rispettare, ma le centinaia (di certo non parliamo di decine!) di lettori che aspettano di scoprire l’epilogo devono per forza farsi un corso di spagnolo e leggere l’originale? Mi auguro che cambino idea e lo pubblichino almeno in e-book, perché già so che se non succede mi prenderò l’edizione spagnola e ci metterò vent’anni a leggerla!!!
Ma torniamo al libro. Ovviamente ci troviamo davanti ad un romanzo in cui si narra dell’apocalisse: la razza umana viene portata sull’orlo dell’estinzione dagli zombie! Fin qui, direte, niente di originale: virus liberato da dei laboratori di ricerca, incontrollabile, supercontagioso e ovviamente letale, in grado di far tornare gli infetti dalla morte spinti solo dalla fame di carne viva… tutto già visto. Ma è lo sviluppo delle solite idee trite e ritrite a distinguere i libri (o film in alcuni casi) buoni, da quelli scarsi, e il libro di Loureiro appartiene sicuramente alla prima categoria.
La narrazione parte sotto forma di post pubblicati dal protagonista sul suo blog, quando la vita ancora scorre normale e trapelano solo notizie sporadiche dal telegiornale di un attacco ad una base militare Russa che a tutto fanno pensare, fuorché alla fine del mondo. La presa di coscienza del fatto che qualcosa non va’ come deve è molto graduale: si continuano a fare le cose di tutti i giorni, a lavorare, a fare la spesa, ad andare a trovare la famiglia, a dare da mangiare al gatto… finché i notiziari non cominciano a parlare sempre più spesso della situazione difficile intorno a quella base militare, di un virus che è sfuggito e che sta contagiando molte persone senza essere ancora stato individuato, di interventi militari e sanitari da varie parti del mondo. E ancora le persone continuano a vivere più o meno come sempre, ma le preoccupazioni e le misure di sicurezza aumentano esponenzialmente col passare delle ore: quando iniziano ad essere chiusi i confini, le stazioni e gli aeroporti… significa che le cose stanno andando fuori controllo.
Il nostro protagonista ci informa praticamente giorno per giorno sugli aggiornamenti ed è presto chiaro che le autorità, probabilmente col nobile intento di arginare il panico, non raccontano tutto quello che le persone dovrebbero sapere: niente di più facile di immaginarsi un simile scenario nella vita reale, dove alla popolazione viene dato sapere solo il minimo indispensabile… in situazioni di emergenza così gravi la completa consapevolezza avrebbe forse permesso di salvare tantissime vite!
In poche settimane il mondo si ritrova sull’orlo del baratro e il lettore vive tutto attraverso le parole del “blogger” che si ritrova barricato in casa con scorte di viveri e il suo amico felino Locullo come unica compagnia.
Ma se continuo su questa strada finisco con rivelarvi dettagli della storia che è giusto leggere pagina per pagina, quindi cambio rotta, allontanandomi dalla trama.
Il libro è narrato in prima persona attraverso il blog all’inizio e un diario cartaceo in seguito (ovviamente sarebbe stato assurdo pretendere che internet sopravvivesse alla fine del mondo!): ammetto che l’idea che, nel bel mezzo di tutto ciò che tocca vivere al nostro sopravvissuto, lui abbia la costanza di tenere un diario è credibile più o meno come i ragazzi della strega di Blair che fuggono per i boschi impugnando una telecamera anche nei momenti di maggior panico… ma non per questo l’idea risulta meno efficace.
Una scelta decisamente bizzarra dell’autore è il fatto che il protagonista non abbia un nome: che voi ci crediate o meno, mi sono accorta di questo particolare solo quando ho aperto il file della recensione… per 415 pagine il personaggio tramite cui ho vissuto l’apocalisse non ha avuto un nome e la cosa non ha rivestito nessuna importanza, perché se fosse stata una donna le avrei dato il mio. Mi spiego: la narrazione è talmente efficace, realistica e coinvolgente che mentre le parole mi scorrevano davanti agli occhi ero totalmente nella testa del narratore, tanto che quando chiudevo il libro mi stupivo a ritrovarmi ad esempio sul mio divano e non asserragliata in una concessionaria d’auto con zombie urlanti all’esterno… quindi l’assenza del nome non si nota perché non c’è tempo per simili futili dettagli.
Il progredire degli eventi è assolutamente realistico: l’incredulità iniziale, la paura e le false speranze di essere salvati (l’esercito che dovrebbe proteggerci è composto da uomini… e come i civili sono destinati a soccombere alle orde fameliche!), la consapevolezza di dover cercare una via di fuga, la solitudine… e la tentazione di arrendersi davanti a tutti gli orrori incontrati sulla strada verso una salvezza che altro non è che un’utopia, sono tutte cose che, nel malaugurato caso si verificasse una simile pandemia, ciascuno di noi proverebbe: ovviamente nel fortunato (?) caso che si sopravviva!
Il senso di angoscia pervade ogni pagina… quando il protagonista trova un rifugio provvisorio, più o meno sicuro, il problema diventa andarsene perché i non-morti sono attirati da qualsiasi segno di vita (soprattutto rumori) come le api dal miele.
I sentimenti romantici non trovano spazio in questo panorama di distruzione, quindi il romanzo è una lunga ed estenuante lotta per rimanere in vita (potrebbe esserci qualcosa in più nel secondo volume, ma è solo una sensazione) e per non perdere l’unico compagno di disavventura che il nostro avvocato trentenne ha incontrato sulla sua strada.
Come spesso accade in questo genere di lettura i vivi possono diventare anche più pericolosi dei morti: chissà perché gli scrittori di horror post-apocalittici hanno tutti la convinzione che l’homo sapiens è talmente ignorante che anche sull’orlo dell’estinzione è pronto ad uccidere i propri simili per il suo tornaconto… e chissà perché questa visione pessimistica risulta così credibile!
Come sempre quando un libro mi conquista (l’avevate capito, no?!), divento un fiume in piena, quindi per evitare di scrivere a mia volta un romanzo, voglio dire che Manel Loureiro è riuscito a stupirmi: la letteratura “zombie” sta prendendo piuttosto piede negli ultimi tempi, quindi il rischio è di ritrovarsi per le mani romanzi-fotocopia scontati e prevedibili. Invece Apocalisse Z è riuscito ad impressionarmi e, cosa più importante, a convincermi col realismo di tutto l’insieme, dallo svolgimento dei fatti a livello mondiale alle varie reazioni del singolo personaggio.
Il romanzo com’era prevedibile non ha una vera fine, solo il barlume tremolante di una speranza per il futuro dei protagonisti… il mio timore è che il secondo libro non riuscirà ad essere all’altezza delle aspettative.
Il libro è davvero crudo e di sicuro non lo consiglierei a lettori impressionabili, perché alcune immagini degli zombie sono agghiaccianti e l’autore non ci risparmia i dettagli più macabri nemmeno quando si tratta di bambini: tanto sangue, tanta morte e tanta angoscia (che a volte rischia di trasformarsi in panico) non sono sicuramente destinati ad un pubblico molto sensibile.
Per mitigare questa immagine di perfezione che sto dando metto in rilievo anche un paio di difetti. Primo la continua ripetizione di certi aggettivi per descrivere situazioni o eventi: non so se sia il traduttore o lo scrittore stesso ad avere la passione per il termine “dantesco” come similitudine di infernale… fatto sta che questo aggettivo viene ripetuto ad oltranza. Secondo… cavoli non mi viene in mente nient’altro!! Bè, almeno ci ho provato!
Ma vediamo di concludere: il libro merita quasi il voto massimo… non mi sento di dargli 5 gufetti pieni solo perché non è un libro per tutti, ma chi ha la “passione zombie” come me lo deve proprio leggere… anzi mi piacerebbe sapere da chi l’ha già letto cosa ne pensa!
A presto J

VOTO:
e ½


IMPORTANTE: per chi come me vuole scoprire come finirà l’apocalisse Z, ho scoperto che su Facebook è stata creata una pagina che si chiama VOGLIAMO L’IRA DEI GIUSTI IN ITALIA, per tentare di convincere la casa editrice Nord a pubblicare anche l’ultimo capitolo della saga. Ci sono già più di 300 adesioni e I Libri di Lo ovviamente è tra questi… se vi va aggregatevi! Più siamo, più c’è la possibilità di avere un riscontro.

3 commenti:

  1. io con gli zombie non ho molto da spartire, però la tua recensione è accattivante!

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  2. Bella recensione, Lorenza! Molto dettagliata, e decisamente intrigante. Mi toccherà leggerlo :D nonostante la triste scelta della casa editrice NORD riguardo il finale della trilogia. -_- Bah!

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    1. Grazie! Quando lo leggerai, sarò molto curiosa di sapere il tuo parere :)

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